I cortometraggi selezionati per il Trieste Film Festival 2023 hanno portato all’attenzione del pubblico tematiche legate a traumi e disagi personali, difficoltà di inserirsi in società che non trattano più gli esseri umani come tali, famiglie in cui manca il reciproco rispetto e sentimenti celati che aspettano solo di trovare la spinta giusta per venire alla luce.
Airhostess-737, del greco Thanasis Neofotistos, ci presenta la hostess Vanina, trentanovenne abituata a dimostrarsi sempre condiscendente con i passeggeri con cui entra quotidianamente in contatto, alle prese con il fastidio causatole dal dover portare, nonostante l’età ormai adulta, un apparecchio per i denti per risolvere un disturbo che la affligge. Con il progredire della trama emergerà che il disturbo non è tanto fisico, quanto psicologico: figlia rifiutata di una madre che aveva avuto numerosi aborti e non voleva tenere neanche lei, Vanina cerca disperatamente di mantenere un suo equilibrio e di ritrovare un contatto, se non reale almeno metaforico, con quell’essere che le ha dato la vita ma che non le ha mai dimostrato il calore umano di cui aveva bisogno. Il corto ha ricevuto una menzione speciale da parte della giuria del Progetto Area Giovani del Comune di Trieste.
Aurică, viaţă de câine (Aurica, vita da cani), del rumeno Mihai Gavril Dragolea, descrive alcuni giorni della vita di un uomo appena scappato di prigione che si crea un rifugio di fortuna in un campo di grano e sopravvive rubando cibo da una casa nelle vicinanze. Tra lui e il cane da guardia maltrattato dal proprietario si crea una sorta di simbiosi e reciproca comprensione, come due esistenze che si riconoscono e si rispecchiano l’una nell’altra senza avere la certezza di potersi un giorno riscattare. Il personaggio è ispirato a un uomo che il regista ha incontrato mentre lavorava in un canile.
9-5, della serba Maša Šarović, si focalizza sulla vita lavorativa di un giovane copywriter che cerca in tutti i modi di dimostrarsi produttivo e all’altezza delle aspettative della società per cui lavora con conseguenze profondamente negative sulla sua vita sessuale. Lo stress arriverà a livelli tali da impedirgli non solo di soddisfare le sue partner occasionali, o di provare eccitazione in loro compagnia, ma da lasciarlo indifferente perfino durante la visione di film porno. Si viene quindi posti di fronte a un contesto sociale in cui l’uomo perde completamente la sua vita privata e personale per diventare semplicemente un tassello all’interno di una catena di produzione.
Pentola, dell’italiano Leo Černic, è un corto di animazione che, con dolcezza e umorismo, ci proietta nell’universo del signor Pentola, uomo senza grandi pretese che vive sottomesso a una moglie che lo tempesta di attenzioni e gli cucina piatti che detesta facendolo sentire in trappola. L’amore che scoprirà di provare per Batman, gli aprirà un mondo a lui sconosciuto di felicità e sentimenti mai sperimentati prima che lo convertirà in un supereroe, cioè un uomo capace di dichiarare il proprio orientamento sessuale e di sentirsi libero di comunicarlo a tutti.
Plima, della croato-americana Eva Vidan, vincitore del premio al miglior cortometraggio offerto dalla fondazione Osiride Brovedani, parla di relazioni familiari e del legame indissolubile e silenzioso che si può creare tra generazioni radicalmente diverse. In un ambiente mediterraneo, la piccola Zora, molto affezionata alla bisnonna, va a prendere per lei l’acqua salmastra in grado di lenirle i dolori alle articolazioni e, in un contesto in cui gli altri parenti si perdono a litigare su una questione di eredità, la accompagna in riva al mare con la consapevolezza che prima o poi sarà destinata a perderla ma che quel contatto con la natura allevierà le sue sofferenze e sarà un ricordo che serberà nel cuore per sempre.
Sheets (Lenzuola), della regista albanese Evi Gjoni, menzione speciale della giuria e premio del pubblico al miglior cortometraggio ex-equo, racconta una storia di paura dell’altro in un contesto distopico. Una famiglia di gente semplice, in una società in cui tutti denunciano tutti e sono costantemente osservati dal governo pronto ad accusare chiunque di terrorismo, ha difficoltà a gestire uno dei bambini che non comunica in alcun modo con i genitori ma sembra vivere in un mondo tutto suo fatto di silenzio. L’improvviso palesarsi, in giardino, tra le lenzuola appese, di una famiglia di stranieri in cerca di rifugio, renderà evidente che il padre non è completamente estraneo alle pratiche violente attuate dal governo e spingerà il figlio a pronunciare le sue prime parole indotto dal desiderio di comunicare con qualcuno che percepisce come suo simile.