Presentato in anteprima italiana al Trieste Science + Fiction Festival 2021, e vincitore di una menzione speciale nell’ambito del Premio Asteroide, Witch Hunt di Elle Callahan è un film sulla caccia alle streghe in epoca moderna che vorrebbe trasmettere un messaggio alle donne e fallisce nel tentativo.
In un mondo in cui la stregoneria è espressamente proibita dall’XI emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, e le streghe e le loro figlie e nipoti sono perseguitate e punite con la morte sul rogo o la deportazione in appositi campi, l’adolescente Claire si trova a relazionarsi da una parte con un ambiente scolastico che le inculca l’odio per il diverso e dall’altra con una madre che le impedisce di vivere normalmente la sua adolescenza nascondendo in casa giovani streghe per poi aiutarle a fuggire in Messico grazie ad altre persone disposte a rischiare la vita a questo scopo (e qui il parallelismo con la persecuzione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale e coloro che li aiutavano a nascondersi è evidente). Questa condizione, genera in Claire uno stato di confusione che la madre non contribuisce affatto a risolvere – quando l’adolescente le esprime il suo disagio, lei si limita a dirle che quelle persone sono esseri umani e in quanto tali vanno salvate, rendendo evidente che una vita umana conta di più del diritto alla spensieratezza della figlia ma non aiutandola a capire sul serio l’importanza di un gesto di questo tipo e anzi lasciandole intendere che la sua felicità è sacrificabile. L’intolleranza che la giovane manifesta nei confronti delle streghe è quindi giustificata da questa situazione ambigua, anche se l’obiettivo della regista sembra essere soprattutto quello di sottolineare una certa immaturità del personaggio che non comprende la gravità degli eventi – ma in certi passaggi, forse involontariamente, l’adolescente sembra addirittura più matura della madre.
La situazione cambia quando in casa arrivano due giovani streghe, Fiona e Shae, la cui madre è stata arsa viva, e Claire inizia a instaurare un rapporto di amicizia con la prima, che ha più o meno la sua età, scoprendo diverse affinità non solo per quanto riguarda il non sentirsi accettati dagli altri ma anche in riferimento a sensazioni legate a una sorta di potere interiore. Dopo l’arrivo delle due, infatti, Claire è vittima di incubi relativi alle streghe morte bruciate ed è soggetta a frequenti episodi di sonnambulismo. Questo la spingerà a prendere decisioni estreme e coraggiose quando la vita della sua famiglia e delle due perseguitate sarà in serio pericolo e le farà cambiare radicalmente idea sull’intolleranza inizialmente dimostrata.
Nonostante le buone intenzioni della regista, l’argomento viene affrontato in maniera molto superficiale e i personaggi non sono sufficientemente approfonditi. Le ragioni della madre, che sacrifica la serenità della vita familiare per salvare vite umane, non vengono esplicitate se non parzialmente alla fine quasi fosse scontato che un’adolescente sia obbligata a sottostare alle decisioni di un genitore che non le fornisce alcuna spiegazione e non le insegna l’amore per il prossimo.
È vero che il personaggio di Claire si evolve, e diventa più consapevole e maturo, ma in modo molto limitato. Osserva impotente le ragazze sottoposte al test di affondamento, e quando una di loro muore dice alle amiche che si tratta di un essere umano e bisogna dimostrare rispetto ma questo non la induce a combattere un sistema ormai radicato. Anzi, il messaggio che arriva è che l’unica salvezza è la fuga, possibilmente in stile Thelma e Louise.
I personaggi maschili sono per lo più di contorno, compreso il cacciatore di streghe e i due fratelli gemelli di Claire. Questi ultimi si limitano a dire alla piccola Shae che non vogliono giocare con lei perché è una strega, e sembrano non avere nessun altro scopo nella trama. Stessa cosa per le amiche di Claire, che vengono utilizzate come esempio dell’indifferenza che regna nella società nei confronti del destino di chi viene percepito come estraneo – non si assiste a episodi di persecuzione da parte di gruppi di ragazze verso ipotetiche streghe ma si sentono solo commenti sul fatto che è giusto mandarle nei campi o bruciarle vive. La funzione di questi personaggi però finisce qui, mentre si sarebbe potuto sfruttarne meglio il potenziale. Il cacciatore di streghe è invece l’espressione massima dell’odio – altro parallelismo con la mentalità nazista.
Il modo in cui vengono rappresentate le streghe è ambiguo. All’inizio sembra che siano tutte donne caucasiche dai capelli rossi, e quindi facilmente identificabili da chiunque. Dopodiché, in altri passaggi, risulta evidente che così non è, e quindi le loro fattezze possono variare. Tuttavia, quando Claire e Fiona, quest’ultima bianca e con i capelli rossi, sono sedute al tavolino di un bar e la prima prova a compiere un atto di magia con l’aiuto della seconda facendo un disastro, tutti i presenti danno per scontato che la strega sia Fiona e non Claire.
“Le streghe sono quello che le donne sarebbero se avessero potere”, afferma la scrittrice Jude Ellison Sady Doyle nel volume Il mostruoso femminile, il patriarcato e la paura delle donne, ma il film Witch Hunt non lo dimostra, si limita ad abbozzare l’idea. Un vero peccato.
Qui è possibile vedere il trailer del film in lingua originale: