Dorothy non deve morireIl cortometraggio Dorothy non deve morire, di Andrea Simonetti, si è aggiudicato al Trieste Science + Fiction Festival 2021 il premio CineLab Spazio Corto.

L’opera, già premiata al Festival Corto Cultural Classic di Napoli, riassume in soli venti minuti il modo in cui si è evoluta l’esistenza dello Spaventapasseri, dell’Uomo di latta e del Leone dopo le vicende narrate nel Mago di Oz di L. Frank Baum e dopo che ognuno di loro ha ottenuto quello che bramava di più: un cervello, un cuore e il coraggio.
Premesso che queste tre cose già le possedevano pur essendone inconsapevoli, il regista coglie le caratteristiche peculiari dei tre personaggi per convertirle negli elementi che hanno determinato il loro successo nel mondo allontanandoli progressivamente da Dorothy e spingendoli a dimenticare le loro origini a favore di fama, ricchezza e relazioni superficiali. Quando non si è consapevoli di possedere una determinata dote ci si sente a disagio, ma quando si è troppo consapevoli di possederla ci si trasforma in esseri egocentrici incapaci di vedere al di là del proprio naso.
Lo Spaventapasseri, ad esempio, qui Spavento, è diventato un noto influencer e di conseguenza, alla pari degli altri due, non ha più tempo di ricordarsi del compleanno di Dorothy né di rispondere alle mail della sua assistente.

All’inizio della storia, ambientata in un mulino ormai dismesso, si viene a sapere che Dorothy, non più ragazzina ma anziana, è in fin di vita. La sua assistente, Sally, dopo vari tentativi andati a vuoto di contattare Spavento, Latta e Leone, riesce finalmente a riunirli tutti nello stesso salotto poco prima che Dorothy muoia. I tre sono così costretti a rivedersi dopo anni e a ricordare l’avventura vissuta con lei e con il suo cagnolino Totò. Pian piano quel passato relegato in un angolo della memoria finisce per riemergere e riportare in superficie la vera natura dei tre personaggi. Natura che era stata repressa dai meccanismi della società attuale, dove la notorietà viene prima dei sentimenti e dove non c’è più spazio per sognare ma tutto viene dato per scontato.
Al capezzale di Dorothy, raccontandosi gli aneddoti di una vita che sembra ormai lontana anni luce, riscopriranno il piacere del ritorno alle origini e anche Dorothy, in fondo, sarà di nuovo pronta a divertirsi con loro.

Dorothy non deve morire

Il punto di forza di questo cortometraggio è la massima cura dei dettagli. Scenografia, costumi e trucco rasentano la perfezione immergendo lo spettatore in un contesto fiabesco che però mantiene legami con il mondo reale.
Gli attori sono perfettamente calati nella parte. Straordinaria come sempre Milena Vukotic che, pur recitando per lo più allettata, conferisce notevole espressività alla sua Dorothy e, nel sorprendente finale, anche giocosità.
Serena Tondo, nel ruolo di Sally, ha il giusto piglio della donna autoritaria che non ammette repliche, non si fa intimorire da nessuno e sarebbe capace di fulminare chiunque con lo sguardo, premi Nobel compresi.
Luca Di Prospero, Gaetano Colella e Pio Stellaccio danno vita al terzetto Spavento, Latta, Leone giocando sulla personalità di ognuno e sfruttando al meglio l’aspetto conferitogli da trucco e costumi. Completa il cast, Maurizio Toran nel ruolo del medico.

Andrea Simonetti è riuscito a realizzare il seguito di una storia per bambini nota a tutti mantenendone inalterata la magia e portandola a livelli adulti. Apprezzabile anche la scelta di sdrammatizzare un evento tragico come la morte con situazioni comiche come la scena dei biscotti, vecchi di una settimana, che i tre personaggi maschili mangiano a fatica, su rimprovero di Sally, per aver scordato il compleanno di Dorothy.

Il cortometraggio è stato girato a Taranto, città natale del regista, e si spera sia di buon auspicio per opere future da realizzare in quel contesto.

Qui è possibile vedere il trailer: