BulaBula, del francese Boris Baum, è uno di quei film insoliti che partono dando allo spettatore l’idea di voler seguire una determinata linea narrativa, e poi finiscono per spiazzarlo allontanandosi da quello che sembrava essere lo scopo iniziale della trama.

Ambientato a Bruxelles e poi in Brasile, è incentrato sulla storia di Marcelo, diciassettenne con famiglia alquanto disfunzionale, con tanto di zio finto sciamano, che vive per lo più rinchiuso nella sua stanza, isolato dal mondo, perché il dover interagire con le persone lo fa sentire ancora più solo. Il padre è un noto etnologo che da anni, in Brasile, ha fondato su un’isola la comunità Hesperia, composta da disadattati, schizofrenici e bipolari sui quali pratica esperimenti di ipnosi e a cui è riuscito a regalare la serenità fisica e mentale grazie a una vita indigena a contatto con la natura e convincendoli che i sogni sono migliori della realtà. Un giorno, alla madre di Marcelo viene comunicata la morte dell’uomo, ma poiché bisogna che qualcuno vada a recuperare il corpo, lo zio finto sciamano invita il ragazzo ad accompagnarlo nel viaggio. Il corpo si rivelerà essere quello di uno sconosciuto e così, Marcelo e lo zio, nel tentativo di indagare sulla scomparsa, finiranno nella comunità Hesperia.

Se indubbiamente il viaggio ha l’obiettivo di spingere Marcelo a uscire da sé stesso, scoprire il mondo e imparare a interagire con gli altri affrontando le sue paure e angosce, è anche vero che il tentativo di capire quanto davvero accaduto al padre è solo una scusa e ben presto i personaggi sembrano dimenticare la loro missione. Questa scelta del regista trova giustificazione nel fatto che lo scopo non è mettere in scena solo il classico viaggio iniziatico da cui si esce maturati, ma rappresentare anche una realtà, come quella brasiliana, in cui l’inferno coesiste a stretto contatto con il paradiso e dove un giovane ingenuo di buone intenzioni ci mette poco a distruggere, seppur involontariamente, un mondo che apprezza ma di cui non capisce a fondo le regole. Vedesi a questo proposito le scene girate nella cosiddetta Cracolândia di San Paolo, dove la realtà sembra confondersi con le visioni che perseguitavano Marcelo già a Bruxelles, e quelle sull’isola della comunità Hesperia, che richiamano una sorta di oasi al riparo da droga e prostituzione il cui equilibrio è destinato a venir meno nel preciso istante in cui Marcelo ci mette piede con la mentalità dell’ecologista che visita un luogo incontaminato.

Bula

Marcelo è il classico adolescente che cerca di dare un significato alla sua esistenza: confuso, insicuro ma pieno di buona volontà e di iniziativa. Come purtroppo capita a tanti, ha un padre assente e una madre “strana” che non gli presta sufficiente attenzione e canta canzoni provocatorie anche durante il funerale farsa del defunto marito. Non ha quindi una figura di riferimento. Anche lo zio sciamano, pur trascinandoselo dietro con il desiderio di fargli acquisire maggior fiducia in sé stesso, non gli dà quella sicurezza di cui ha bisogno visto che lo porta a dormire in un parco pubblico e poi lo costringe ad andarlo a cercare in un covo di prostitute. Di conseguenza, quando entra in contatto con i disadattati della comunità del padre, finisce finalmente per trovarsi a casa sua; per riconoscersi in qualcuno che si sente fuori dal mondo come lui. Tuttavia, non è pronto a combattere per quella comunità in cui si identifica, ma preferisce che la comunità stessa si sottometta alle regole di un Governo non più disposto a lasciare che un gruppo di asociali occupi un paradiso terrestre vivendo secondo natura e magari crescendoci anche dei figli.
Anziché essere un salvatore, diventa quindi un distruttore; ed è da notare che perfino lo zio se ne rende conto, ma troppo tardi.