L’indie, come genere musicale, nacque negli anni Settanta in Gran Bretagna e in America.
Il termine indie rock, che deriva da “indipendente”, descrive le etichette piccole e relativamente a basso budget con cui viene pubblicato un prodotto musicale. Allo stesso tempo, indica l’atteggiamento fai-da-te delle band e degli artisti coinvolti. Sebbene gli accordi di distribuzione siano spesso stipulati con aziende importanti, queste etichette e le band che ospitano hanno cercato di mantenere la propria autonomia, e gli artisti sono quindi liberi di esplorare suoni, emozioni e tematiche di scarsa attrazione per un pubblico vasto e mainstream.
Prima di spiegare in cosa consiste questa categoria, trovo interessante delineare le differenze storiche e concettuali di “indie” che intercorsero tra cultura americana e britannica.
Nel Regno Unito, l’indie era un genere riconosciuto in modo formale, con una propria classifica e regole per l’inclusione e l’esclusione dalla stessa. Nel dominio britannico, intriso di controversie, a essere indipendente era la distribuzione, non l’etichetta.
Negli Stati Uniti, invece, non c’è mai stata una definizione autorevole del genere. Il termine è entrato nell’uso popolare in questo paese solo negli anni Duemila. La nomenclatura “indie” è stata inizialmente abbracciata dai videogiocatori, poi dal settore cinematografico e infine dalla comunità musicale americana. In un primo tempo, questo settore venne nutrito e promosso dalla radio universitaria, che trasmetteva musica meno convenzionale chiamata “college rock” la quale aveva una propria classifica e rivista, College Music Journal (CMJ). Era una classifica musicale del college che sarebbe stata inserita nella rivista Rolling Stone e negli altri media come alternativa alla classifica completa di Billboard. College rock era una classificazione basata su playlist, un formato radiofonico costituito dai gusti variegati di una rete di direttori musicali di radio universitarie. Le stazioni radio del college erano libere di scegliere le loro canzoni. Le probabilità di mandare in onda Neneh Cherry, Camper Van Beethovenor, the Gin Blossoms oppure i Replacements, Black Flag e Jane’s Addiction erano le stesse. La natura della proprietà dell’etichetta non aveva nulla a che fare con questo: molti di questi direttori sono diventati membri dell’industria musicale aziendale americana. Quando il college rock ha acquisito maggior popolarità, il suo nome è cambiato in rock alternativo, moderno o, occasionalmente, underground – nomi con il quale la categoria veniva riconosciuta in modo ufficiale dagli enti del settore. Il grunge è stato il suo volto pubblico di maggior successo. Nel 1991, i Grammy hanno aggiunto l’“alternative” come categoria di premi. La sua definizione era: registrazioni di una forma non tradizionale che esistono (almeno inizialmente) al di fuori della coscienza musicale mainstream.
Negli anni Ottanta e Novanta l’indie non era ancora una categoria riconosciuta negli Stati Uniti – gli unici a riconoscerla erano i musicisti impegnati in tournée internazionali, i professionisti o i fan dell’influenza anglofona. Gli stessi giornalisti musicali, DJ radiofonici, studiosi di musica americani o canadesi ignoravano l’esistenza di una corrente musicale propriamente indie. Nella percezione comune, sentendo parlare di Indie Rock, si pensava addirittura a una forma indiana del genere. Questa mancanza di riconoscimento ufficiale è continuata almeno fino al 2004 poiché le classificazioni americane si riferivano ancora alle band come “alternative”.
Può sembrare banale sottolineare questa differenza di attribuzione semantica, però non è così scontato se si pensa al profondo valore connotativo tipico del linguaggio. Fa la differenza, ad esempio, il fatto che “punk” indicasse un teppista senza valore, o che i nomi delle band e delle etichette punk avrebbero dovuto essere offensive: Rough Trade, Epitaph, Stiff e Slash. Le etichette e gli artisti di danza ed elettronica, invece, usano una terminologia che fa riferimento al futuro e alla scienza: fanno ampio uso della lettera X nelle grafie alternative di elettronica (XL, Triple XXX, Astralwerks, Future Groove, Wax Trax) per rimandare all’idea di progresso all’avanguardia. Tutto questo suggerisce che nelle nostre nomenclature troviamo un significato specifico. La scena alternativa americana e le sue etichette erano i discendenti delle tendenze punk (Sympathy for the Record Industry, Dischord, Alternative Tentacles, Sub Pop e Matador), però con nomi innocenti e quasi imbarazzanti: Sarah, Heavenly, Postcard, Fierce Panda, Mute o How Does It Feel to Be Loved?
Non era solo a livello di linguaggio che i due generi mostravano differenze: le band che componevano l’alternativa americana e l’indie britannico erano agli antipodi. L’alternativa underground americana (Big Black, Minor Threat, Sonic Youth, Dinosaur Jr, Hüsker Dü e Butthole Surfers), propria di un panorama USA post-punk, era aggressiva e fortemente maschilista. Ignorava le band inglesi e irlandesi che erano il cuore dell’indie. Quando le donne giocavano in tema “alternative”, erano ragazze che dovevano conformarsi alle regole aggressive di un parco giochi per ragazzi.
Nel mentre, la scena indie britannica raccoglieva nella sua concezione, oltre a queste band americane, anche un’estetica più armonica e più sessualmente egualitaria. Band tra cui Pulp, Ride, Curve, Orange Juice, Blur, Suede, The Divine Comedy, Beta Band, Stereolab, My Bloody Valentine, The Wedding Present e Primal Scream sono state semplicemente ignorate negli Stati Uniti al di fuori di una piccola ma fedele base di fan anglofili. Nel 1995, l’unica band britannica a suonare durante la rivoluzione alternativa americana fu Bush.
La svolta epocale per l’indie negli Stati Uniti è stata l’ondata di band di inizio secolo che hanno utilizzato la musica indie britannica come ispirazione, in aggiunta alla democratizzazione internazionale del discorso musicale grazie a Internet. La gente non doveva più aspettare un mensile o un settimanale per ricevere notizie sulla musica. La stampa britannica, con il suo alto tasso di pubblicazione settimanale, di solito era la prima a diffondere notizie sulle nuove band. Ora quell’informazione poteva essere immediatamente consumata da un pubblico mondiale. I media online come Pitchfork potevano pubblicare ancora più velocemente. L’“Indie” divenne così l’etichetta preferita dagli americani – e da un numero di utenti molto più ampio – per parlare di musica rock e pop moderna. Faceva appello a una fascia demografica giovanile governata da sensibilità e preoccupazioni etiche simili a quelle che hanno caratterizzato la scena indie britannica. L'”alternative” come genere è stato spazzato sotto il tappeto, e molti degli argomenti sulla definizione di indie (etichetta, genere, atteggiamento, controllo artistico) che esistevano in Gran Bretagna e in Europa da quasi venticinque anni, sono stati traslati alla cultura americana.
In conclusione, sembra quindi che le band provenienti dagli Stati Uniti fossero più focalizzate sul noise rock, che si è poi evoluto in un’era di musica grunge. Dopo che molte band alternative hanno seguito i Nirvana nel mainstream nei primi anni Novanta, “indie rock” ha cominciato a essere usato per descrivere quelle band che non hanno perseguito o raggiunto il successo commerciale, non compatibili con i gusti mainstream. All’opposto, gli Smiths hanno contribuito a coltivare una cultura musicale britannica incentrata sulla melodia, che ha portato allo sviluppo di generi fusion appena scoperti, come il Britpop e l’indie-pop. Sebbene queste categorie non fossero tecnicamente classificate come rock, i loro principi di autenticità erano condivisi con il genere genitore.
Esteticamente parlando, l’indie rock è caratterizzato da un attento equilibrio tra accessibilità pop e noise, una sperimentazione di formule di musica pop, testi sensibili mascherati da atteggiamenti ironici, preoccupazione per l'”autenticità” e la rappresentazione di un ragazzo o una ragazza semplice.
Legato da un ethos più che da un approccio musicale, il movimento indie rock finì per comprendere un’ampia gamma di stili: da band con un taglio duro e influenzate dal grunge, a band sperimentali “fai-da-te” come i Pavement, a cantanti punk-folk come Ani Di Franco. In effetti, c’è una lista infinita di generi e sottogeneri dell’indie rock. Molti paesi hanno sviluppato una vasta scena indie locale, fiorente con band abbastanza popolari da sopravvivere all’interno del rispettivo paese, ma praticamente sconosciute altrove. Tuttavia, ci sono ancora band indie che iniziano il loro percorso a livello locale ma poi riescono ad attirare un pubblico internazionale.