BellissimeCon il volume Bellissime: Baby miss, giovani modelli e aspiranti lolite pubblicato per i tipi della Fandango Libri nel 2017, Flavia Piccinni ci introduce nel mondo dei concorsi di bellezza, delle sfilate e delle pubblicità destinati all’infanzia. Mondo in cui, nella maggior parte dei casi, i bambini vengono spinti a forza da qualche adulto che tende a proiettare le proprie ambizioni su quegli esseri umani non ancora in grado di pensare in autonomia.

Strutturato come un saggio in cui le riflessioni dell’autrice sono intervallate da frammenti di interviste rilasciate da mamme che quotidianamente vivono la sfida di trasformare il proprio pargolo in una celebrità, e anche da dichiarazioni di scrittrici, giornaliste e psichiatre che in un modo o nell’altro si sono occupate dell’argomento, il libro si pone l’obiettivo di descrivere un fenomeno molto diffuso negli Stati Uniti, e qui in Italia in continua evoluzione, cercando di non giudicare ma piuttosto di comprendere quali sono le motivazioni che lo determinano. Flavia Piccinni, per sua stessa ammissione, non riesce comunque a mantenersi del tutto distaccata, soprattutto quando si trova a interagire con mamme dichiaratamente ossessionate da quell’ambiente e disposte a privare i loro figli di un’infanzia di giochi e spensieratezza per obbligarli a passare dalle cinque alle sette ore al giorno sotto i riflettori e fargli guadagnare, spesso, anche cifre abbastanza miserevoli. A suscitare perplessità, a volte, è anche il linguaggio che queste mamme usano quando parlano di comportamenti poco umani da parte degli organizzatori delle sfilate; li accusano, giustamente, di non trattare con rispetto i bambini perché non li lasciano andare in bagno o non gli danno una bottiglietta d’acqua o una merenda, però definiscono i loro figli “materia prima” che loro forniscono a queste imprese, quasi si trattasse di oggetti e non di esseri dotati di sentimenti.

Lo studio mette in evidenza come in un ambiente altamente competitivo, dove ambizione e indifferenza nei confronti dei diritti dei bambini sono all’ordine del giorno, ci sia la forte tendenza a credere che la propria felicità corrisponda a quella dei figli. Fa una certa impressione leggere di una madre che, da adolescente, non ebbe la possibilità di partecipare ai provini di Non è la Rai, perché i genitori glielo proibirono, e adesso trascina la figlia a tutti i concorsi possibili e immaginabili perché vuole “regalarle” quella felicità che lei non ha avuto. E ancora più impressione la suscita scoprire che diverse donne ricorrono all’inseminazione per avere un secondo bambino da sfruttare quando ormai il primo è diventato troppo grande per essere accettato in quel contesto – purtroppo appoggiate da padri condiscendenti che pur di non litigare con le compagne preferiscono assecondarle – . Va specificato che non tutte le madri coinvolte appartengono a un nucleo familiare benestante, con un marito o compagno in grado di mantenerle mentre si dedicano alla “carriera” dei bambini. Anzi, molte madri pur di coinvolgere i figli nelle sfilate ci perdono, in quanto il costo del viaggio e dell’albergo è superiore al guadagno e spesso le famiglie si ritrovano a dover sopportare un estenuante rientro a casa con bambini stressati da otto ore di lavoro filate.

I maschi sono quelli che hanno maggiori possibilità di prendere la cosa come un gioco e di avere in seguito un’adolescenza normale, le femmine, invece, spesso truccate e vestite come adulte in miniatura, con tacchi a spillo, calze a rete, lustrini, lucidalabbra e capelli cotonati, rischiano in seguito di manifestare patologie psicologiche anche gravi.

Uno dei problemi sottolineati da Flavia Piccinni è l’atteggiamento adulto di queste bambine. La consapevolezza che hanno del loro corpo, della loro bellezza e del potere che possono esercitare sugli altri. Quindi è come se all’età di sei anni saltassero tutte le fasi evolutive per comportarsi come adulte che hanno maturato una lunga esperienza di vita. Quello che ignorano è che il mondo è pieno di predatori e che quella bellezza di cui si vantano potrebbe sfiorire già durante l’adolescenza, quando il corpo si trasforma.

Sorella, mio unico amoreNel fare un parallelismo con il mondo dei concorsi americano, l’autrice cita il celebre romanzo di Joyce Carol Oates Sorella, mio unico amore, basato sulla storia vera dell’omicidio irrisolto della piccola JonBenét Ramsey, pluripremiata reginetta di bellezza che il padre e la madre veneravano a discapito del fratello, che all’età di sei anni fu assassinata nella casa di famiglia. Nel romanzo citato la Oates porta all’estremo l’ossessione di una madre che finisce per sottoporre la figlia anche a trattamenti chirurgici pur di renderla la più bella.
Un altro parallelismo è quello con la storia di Brooke Shields e di sua madre che, da manager, la convinse a girare pellicole anche ben poco adatte alla sua età pur di darle una visibilità in grado di garantirle il successo.

Bellissime è un libro che andrebbe letto non solo per acquisire consapevolezza su un certo tipo di mentalità che sta prendendo piede ma soprattutto per riflettere su come si sta evolvendo la nostra società e su come quell’infanzia che andrebbe tutelata rischi di trasformarsi in un girone infernale per le future generazioni proprio a causa degli stessi genitori.