In occasione dei cento anni dalla nascita, la storica Vanessa Roghi ha pubblicato per i tipi di Laterza il volume Lezioni di Fantastica: Storia di Gianni Rodari, che intende colmare numerose lacune riguardanti la vita e la formazione del noto scrittore, diventato, con le sue storie e filastrocche, il compagno di giochi di numerosi bambini e di adulti che non hanno mai smesso di credere nel potere della fantasia.
Partendo dalla nascita a Omegna, l’autrice cerca di raccontare tutte le sfaccettature meno note di Gianni Rodari ripercorrendo – con dovizia di particolari e di riferimenti a episodi anche tragici che hanno segnato la storia d’Italia – l’infanzia, l’adolescenza, le scelte politiche, l’evoluzione professionale e intellettuale di un uomo consapevole che la sua opera sarebbe stata poco apprezzata dai letterati dell’epoca che si autoproclamavano depositari del sistema.
La collaborazione con il quotidiano comunista L’Unità; i racconti d’ispirazione surrealista pubblicati sul Corriere Prealpino; la sua attività di comiziante dopo la guerra, la prima rubrica domenicale per bambini in cui Rodari entra in contatto con i piccoli lettori ma anche con i loro genitori (persone per la maggior parte semplici, della classe operaia); l’amore per Pinocchio; l’incredibile notorietà in Russia – giustificata non solo dalla sua appartenenza al Partito Comunista ma anche dal suo rispecchiare la mentalità sovietica in quanto pedagogista votato all’educazione –; la sua convinzione, nei primi anni passati a insegnare, di essere un pessimo maestro per ignoranza di metodo, malgrado non gli mancasse mai la voglia di sperimentare con i bambini nuove strategie di apprendimento. E ancora la sua difesa dei fumetti, quando venivano considerati dannosi per la formazione dei bambini, e il suo trattare questi ultimi come esseri pensanti alla pari degli adulti, in grado di esprimere una loro opinione di cui tenere conto.
Vanessa Roghi rievoca tutto questo con uno stile narrativo in cui fa spesso capolino la citazione delle testuali parole di Gianni Rodari stesso, di chi lo ha conosciuto o di altri studiosi che se ne sono occupati – e casomai queste citazioni non fossero abbastanza, ogni capitolo è introdotto da ulteriori citazioni –. Il risultato è un volume molto dettagliato che, proprio per la sua struttura, non si fa leggere facilmente dai semplici amanti dell’autore desiderosi di approfondirne la conoscenza. Ne consegue che sia da considerarsi destinato soprattutto a una nicchia di lettori che ha la pazienza di trovare il filo d’Arianna nel labirinto in cui si è avventurato.
Il discorso è talmente carico di citazioni, con tanto di note a piè di pagina, che anziché scoprire cosa asserisce tale personaggio o tal altro si avrebbe voglia di sentire la voce dell’autrice stessa e capire cosa ne ha dedotto di quest’uomo che ha saputo insegnare ai bambini avendo l’umiltà di non assumere nei loro confronti l’atteggiamento del grande pedagogista che vuole inculcargli qualcosa.
Più di qualche nota, soprattutto per quanto riguarda gli articoli dei quotidiani o i riferimenti delle citazioni riportate, presenta errori di datazione o altri tipi di refuso, e questo non aiuta chi vorrebbe usufruire del volume come base per ricerche future (un esempio: Capitolo 3, nota 27: l’articolo dell’Unità è del 17 luglio 1947 e non 1977; nota 32: l’articolo Voltaire in Romagna è del 01 marzo 1950 e non del 25 febbraio 1950; nota 34: l’Ibidem è sbagliato perché la citazione è tratta da una lettera di Gianni Rodari, di cui si parla nel testo, e non dall’articolo di cui sopra).
Si percepisce che l’opera ha richiesto un grande lavoro di documentazione, ma il risultato sembra piuttosto un’occasione mancata. Poteva essere interessante portare all’attenzione dei lettori il Rodari sconosciuto se solo ci si fosse posti l’obiettivo di parlare alle persone comuni, che apprezzano davvero l’autore, e non solo agli accademici. Chi ha davvero voglia di conoscere a fondo Gianni Rodari forse farebbe meglio a leggere direttamente i suoi libri, destinati ai bambini ma perfetti anche per gli adulti che credono che la fantasia aiuti a prendere la vita con più leggerezza e a stare meglio in questo mondo. E non importa se non si conosce il contesto in cui i testi sono nati e se si ignorano i retroscena della vita dell’autore, l’essenziale è aprire il cuore e lasciarsi conquistare.