Si sapeva che questa sarebbe stata una Lucca diversa dal solito: era stato messo bene in chiaro sin dal diverso nome della manifestazione, che specificava non ci sarebbero stati fumetti né giochi ma, appunto, cambiamenti. Il problema è stato rimanere col fiato sospeso a seguire le evoluzioni del contagio e quindi delle mosse per contenerlo. Sicuramente non ci sarebbe stato il Press Café, e ci avevo messo una pietra sopra, ma dalle prime dichiarazioni primaverili l’impressione era che forse questa edizione 2020 avrebbe potuto svolgersi comunque, e magari costituire qualcosa di esclusivo per chi ci partecipava fisicamente. Non è andata così, perché di fisico non c’è stato praticamente nulla. Ma non è finita qui.
Le vecchie restrizioni (quelle in vigore prima del DPCM del 24 ottobre 2020) avrebbero consentito di godersi di più Lucca in quanto tale, come città carica di storia e arte. Ma dopo l’entrata in vigore di questo decreto anche questa possibilità è sfumata. Ho sentito delle mostre al Palazzo Ducale smantellate in tutta fretta la mattina del 29 ottobre, giusto in tempo per dare modo a una troupe televisiva di riprenderle. A proposito, piazza Napoleone è più piccola di quello che ci si può aspettare vedendo l’enorme stand che ospita ogni anno. Ironia della sorte, le giornate sono state molto belle mentre alcune edizioni passate sono entrate nella storia anche per il meteo avverso che le ha funestate.
Scorrendo il sito ufficiale si nota la ricca offerta di eventi e incontri, tanto da doverli selezionare per decidere a quale assistere (ma molti se non tutti sono ripescabili in rete, credo): proprio come alla Lucca “vera”, quella fisica. E dovendo gettare le armi negli ultimi giorni nessuno sarebbe stato a pagamento, tutt’al più accessibile tramite prenotazione: una piacevole democratizzazione di ciò che solitamente è riservato agli addetti ai lavori o perlomeno a quanti possono recarsi fisicamente a Lucca. Ma tutto sarebbe stato virtuale.
L’impressione era quasi di trovarsi in una versione speculare di Matrix: lì a Lucca, “da qualche parte”, c’era quello che si sarebbe visto sul sito o sulla RAI, ma invisibile agli occhi. Come se si trattasse del retroscena di uno spettacolo che si teneva altrove, solo che questo “altrove” era dichiaratamente virtuale. Poi ovviamente negozi e locali avevano (ma meno che negli anni scorsi) decorazioni a tema, con un effetto un po’ straniante. Non sono mancate nemmeno le consuete bancarelle, unica forma possibile di acquisto in loco. Infatti, non senza sollevare polemiche tra le fumetterie, quest’anno è stata organizzata una mostra-mercato virtuale su Amazon. Appassionati di manga e supereroi mi informano però che alcuni volumi sono usciti in contemporanea, se non addirittura prima, nelle fumetterie, quindi (almeno in alcuni casi) la situazione è stata migliore rispetto alla prassi canonica secondo cui i punti vendita devono aspettare a lungo prima di avere le novità di Lucca.
Ci sono state persino iniziative (forse attribuibili più ai singoli editori che alla fiera in sé) che andavano a riprodurre una tipica abitudine delle fiere di fumetto: farsi fare una dédicace, cioè il classico disegnetto, o almeno una firma sui libri comprati. Alcuni editori hanno infatti contemplato la possibilità di vendere i propri prodotti con uno stock di albi firmati e addirittura con degli sketch realizzati appositamente, anche se la fisiologica necessità di realizzarne un numero limitato ha portato in alcuni casi al ricorso all’estrazione per attribuirli e quindi qualche lettore non sarà riuscito ad accaparrarsene uno. Certo, non è come farsi fare il disegnino direttamente dal vivo dall’autore, scambiandoci due parole e vedendo concretamente il suo processo creativo, ma d’altra parte stando agli spettacoli cui ho assistito negli ultimi anni mi sembra che queste non siano affatto le priorità degli chasseurs de dédicaces, tutti presi a saltare da uno stand all’altro (poco importa se apprezzano o almeno conoscono i disegnatori di turno) col numero della loro prenotazione a cui magari viene data la precedenza rispetto a quanti sono veramente interessati all’autore e attendono pazientemente allo stand che arrivi il loro turno.
Lucca 2020 fisicamente non c’è stata, ma non facciamone una tragedia: difficilmente i cosplayer ne saranno consapevoli, ma ricordiamoci che per molti anni durante la gestione Traini, quand’era ancora il Salone Internazionale dei Comics, la manifestazione è stata una biennale (certo, durava più giorni), e che addirittura nel 1988 non si svolse. E in quegli anni non c’era nemmeno lo streaming per consolarsi e partecipare almeno virtualmente.