Chester Cebulski (ma tutti lo conoscono come “C.B.” Cebuslki) entrò nel mondo del fumetto statunitense come traduttore e sceneggiatore. Forte della sua assidua frequentazione del Giappone, si firmava Akira Yoshida ma non era quella la sua vera strada.
Come talent scout alla Marvel ha infatti contribuito ai successi più recenti della casa editrice di Spider-man, mettendo sotto contratto autori come Steve McNiven, Phil Noto e Adi Granov. Dal 2017 è editor in chief (supervisore capo) della Casa delle Idee e in questa veste fa il globetrotter dentro e fuori i confini nazionali in cerca di nuovi talenti. È anche per questo motivo che è stato ospite di Lucca Comics & Games 2018.
Claudio Zuddas (CZ): Quest’anno stanno facendo un sacco di portfolio review qui a Lucca, ne hai fatti anche tu?
C.B. Cebulski (CBC): Figurati che al mio incontro delle 11 di stamattina [l’incontro è avvenuto il 2 novembre, Ndr] c’erano addirittura centodieci persone con il portfolio da farmi vedere! Ovviamente visto che il tempo era limitato ho potuto dare un’occhiata solo alla metà circa, e alcuni li ho più intravisti che visti. Posso dirti però che quattordici di loro lavoreranno per la Marvel.
CZ: Mi sembra un ottimo risultato. Tra le tue molte “scoperte” quale ti ha dato più soddisfazione?
CBC: È difficile dire quale sia la “scoperta” preferita, sarebbe come dire qual è il tuo figlio preferito! Ti confesso però che ho una certa preferenza per Sara Pichelli. Non solo perché è brava, ma anche perché si può dire che siamo cresciuti insieme visto che siamo entrati in Marvel più o meno nello stesso periodo. E poi lei svolge anche un ruolo molto importante perché oltre che disegnare fa anche da mentore per altri artisti e a sua volta li aiuta a crescere.
CZ: Quale stile bisogna avere per lavorare in Marvel? Ci sono dei modelli di riferimento, magari di qualche autore famoso?
CBC: L’importante è lo storytelling, non imitare uno stile. Devi essere leggibile e sapere raccontare bene con le immagini.
CZ: I film e i telefilm con protagonisti i personaggi Marvel sono stati utili a migliorare le vendite dei fumetti?
CBC: Certo, le vendite hanno sicuramente beneficiato del traino di film e serie tv.
CZ: Non so se puoi parlarne, ma ho letto che la serie di Visione in America è stata cancellata prima ancora di partire…
CBC: Ma è una cosa che capita tutti i giorni, avevamo altri nuovi progetti per Visione e la figlia Viv, non è detto che non torni. Pensiamo al caso di World War Hulk: avrebbe dovuto uscire nel periodo della Civil War di Mark Millar, ma una guerra bastava! WW Hulk venne pubblicata due anni dopo, ma alla fine vide la luce. Posso anticipare che da febbraio ci saranno novità su Visione.
CZ: Tu sei sempre in giro per convention a fare scouting…
CBC: Sono abituato a fare il globetrotter, mia madre è svedese e da ragazzino passavo le estati in Europa, ho passato molto tempo anche in Giappone. Questo mi ha permesso di lanciare uno sguardo globale al fumetto mondiale ed europeo.
Stan Lee mostrava nei suoi fumetti il mondo “fuori dalla finestra”, ma era la finestra del suo ufficio di New York. Adesso con questo [indica lo smartphone, Ndr] il tuo ufficio è dovunque e la finestra dà sul mondo intero.
CZ: Puoi parlare della tua esperienza in Giappone?
CBC: Ci sono stato tempo fa. Poi per due anni ho lavorato a Marvel Asia in Cina per esportare la Marvel in Oriente e creare una base di fan là. Ci siamo ispirati ai sistemi produttivi e distributivi dei manga per penetrare quel mercato, e tutto sommato non è che ci siano solo differenze tra comics e manga, ci sono anche molte somiglianze, come l’attenzione per i personaggi: in fondo Peter Parker “entra” nella maschera di Spider-man così come Shinji entra nel suo E.V.A [Cebulski sta citando la serie giapponese Evangelion, Ndr]. E poi molti creatori asiatici vogliono lavorare per la Marvel.