Anna Brandoli arriva al fumetto ad un’età che per l’epoca era già “matura” per il settore, anche se oggi è normale che a trent’anni non si abbia ancora esordito professionalmente.
Proveniente dal mondo della grafica e della pubblicità, realizza alcuni fumetti per Alter scritti dal compagno Renato Queirolo, attualmente redattore presso Sergio Bonelli Editore, in cui si evidenziano le sue passioni grafiche: Enrique Breccia prima, José Muñoz poi.
Il ruolo di maggior rilievo nella sua bibliografia è rivestito dalla saga di Rebecca, una storia che inizia con altro titolo e altra ambientazione (la vera protagonista non era nemmeno lei) sull’Alter degli anni Settanta e che dopo aver vagabondato su altre testate rimane incompiuta, sorte comune a diversi fumetti dell’epoca nati a seguito dell’entusiasmo di Luigi Bernardi.
Su testi di Renato Queirolo la Brandoli ha disegnato anche l’avventuroso Alias (1987), ambientato in un Seicento fantastico, mentre su sceneggiatura di Ottavio De Angelis realizza Cuba 42 (1991) e Il Gigante Italiano (1993).
Oltre a queste opere più conosciute la disegnatrice ha anche lavorato su una riduzione de Il Mago di Oz a fumetti e su varie storie brevi. Entrambe queste produzioni sono state raccolte in volume da ComicOut nell’arco degli ultimi due anni.
Luca Lorenzon (LL): Lei ha esordito su Alter, giusto?
Anna Brandoli (AB): Sì, su Alter con La Strega. Dopo siamo passati su Linus con Rebecca nel periodo in cui la rivista aveva il formato piccolo, poi c’è stata l’esperienza con l’Isola Trovata di Bernardi e infine Comic Art.
LL: Io ricordo che Lei all’inizio aveva uno stile che ricordava molto quello del primo Enrique Breccia mentre col tempo si evolse verso uno stile simile a quello di José Muñoz. È solo una mia impressione o aveva veramente questi disegnatori tra i suoi riferimenti?
AB: Io ho cominciato a disegnare fumetti a trent’anni senza avere mai avuto alcuna esperienza prima (vengo dalla pubblicità). Chiaramente disegnavo anche prima, ma disegnavo altre cose e quindi io e Queirolo ci siamo inventati questo lavoro. Visto che non avevo una tecnica compatibile con il fumetto mi ispiravo a quei disegnatori che mi piacevano di più. Direi principalmente Toppi e Pratt ma certamente tra questi figurava anche Muñoz: insomma erano questi i Maestri che piacevano a me. E quindi La Strega era caratterizzata da questo segno un po’ particolare fatto col pennino.
LL: Molto graffiato, molto terreo, che ricordava quello di Breccia.
AB: Toppi quando lo ha visto ha riconosciuto un po’ della sua “mano”.
LL: Il volume de Il Mago di Oz come nasce?
AB: Nasce durante una pausa nella lavorazione della saga della Rebecca, perché le nostre figlie che all’epoca avevano 6 e 7 anni volevano che realizzassimo qualcosa che fosse adatto ai bambini. Quindi abbiamo esordito col Corriere dei Piccoli che ce lo pubblicò capitolo per capitolo settimanalmente fino a Natale di quell’anno (io ovviamente mi ero portata avanti e avevo già realizzato alcuni capitoli prima della pubblicazione) e poi a Natale la Rizzoli fece il volume.
LL: E adesso è stato fortunatamente ristampato dalla ComicOut.
AB: Certo, anche perché già all’epoca quelli che volevano leggerlo non lo trovavano già più.
LL: Tipica domanda da fine intervista: adesso a cosa sta lavorando?
AB: Adesso sto facendo con Queirolo l’ultima parte della Rebecca che non avevamo avuto occasione di concludere all’epoca.