Ugo Bertotti - VivereUgo Bertotti, classe 1954, ha esordito nel 1978 su Alter, dove ha presentato la serie di Willy Zanca e altri fumetti debitori della ventata di anarchico entusiasmo che aveva portato Metal Hurlant nel mondo del fumetto mondiale: successivamente realizzerà ad esempio un fumetto “a quattro mani” insieme a Riccardo Buroni, Marlowskitz il Detective, in cui comincia a utilizzare il colore.

Col tempo il suo stile si fa via via più pulito fino a ricordare quello della scuola belga della Ligne Claire con influssi Pop Art, ma alla progressiva maturazione del suo tratto corrisponde la rarefazione dei suoi lavori di fumettista.

Negli anni Ottanta e fino ai primissimi Novanta è presente con una manciata di storie sulle riviste della Rizzoli Milano Libri, fino a scomparire del tutto. Tra questi fumetti si segnalano quelli che hanno per protagonisti Marina (ideata per il mercato francese), Dick Frame e il cane parlante Jango.

Dopo decenni di silenzio Bertotti ritorna al fumetto e pubblica con Coconino dei graphic novel, in un panorama e con un formato che ai tempi di Alter non erano nemmeno lontanamente immaginabili.

Luca Lorenzon (LL): Dopo quanti anni è tornato a fare fumetti?

Ugo Bertotti (UB): Con Il Mondo di Aisha tre anni fa, con Coconino.

LL: Quindi è già da un po’ che è tornato a dedicarsi al fumetto. Lei aveva esordito con Willy Zanca su Alter, cosa ricorda di quella esperienza e di quel periodo?

UB: Erano segni in libertà senza nessuna preoccupazione e forse senza nemmeno molto senso.

Ugo Bertotti - Una tavola

LL: Le confesso che avevo delle difficoltà a seguire quelle storie.

UB: Erano fumetti figli di quel periodo, realizzati con un atteggiamento diciamo vitalistico. Si sperimentava senza alcuna preoccupazione se non quella di rottura con le produzioni “classiche”. Erano fumetti ingenui, non sempre belli, ma che non di rado contenevano anche piccole intuizioni.

LL: Mi sembra che Lei adesso sia molto diverso rispetto allo stile degli esordi: più masse di nero, meno tratteggi… è una cosa voluta e ricercata o magari è solo una mia impressione?

UB: Lo stile è totalmente diverso, è vero. Come sono diversi anche l’approccio e la scrittura. Gli ultimi sono lavori che comportano lunghi tempi di lavorazione, selezione, ricerca.

LL: Quali fumetti ha realizzato nell’arco degli ultimi tre anni?

Ugo Bertotti - Il mondo di AishaUB: Il Mondo di Aisha, che è una specie di reportage, realizzato prendendo spunto da appunti e fotografie di un fotoreporter francese.
L’ultimo, Vivere, è tratto dalla storia vera di una siriano-palestinese, una profuga che sbarcando ha un incidente e poi muore a Siracusa e diventa donatrice di organi a tre italiani.
Il lavoro è nato su input del Professor Bruno Gridelli, chirurgo di fama mondiale nel settore dei trapianti. L’obiettivo era quello di offrire uno sguardo globale sull’esperienza di fine vita, come condizione che può offrire talvolta, con la donazione di organi, una opportunità di rinascita a qualcun altro. Nella storia che racconto si aggiunge inoltre un elemento fortemente simbolico e dirompente perché la donatrice è una profuga.
Una storia dunque molto interessante per le implicazioni etiche e sociali che io ho cercato di scrivere e disegnare tenendo conto del fatto che il mio linguaggio è il fumetto.  Mi spiego meglio: il mio obiettivo non era semplicemente quello di tradurre un fatto di cronaca in fumetto ma quello di ridare vita attraverso frammenti alla complessità della vicenda: donatore e riceventi legati da un filo tenue ma tenace, la voglia di vivere. La voglia di vivere che ci accomuna tutti, al di là di ogni differenza identitaria, culturale o religiosa.
È stato un lavoro lungo e molto meditato. La mia ricerca è stata quella di cercare il giusto respiro narrativo e stilistico. Volevo fare insomma un buon fumetto che restituisse anche il senso delle storie che mi erano state raccontate.

LL: Nello iato tra Alter e la ripresa con Coconino cosa ha fatto (oltre ad alcune fugaci apparizioni su Corto Maltese)?

UB: Più che altro ho fatto illustrazioni e lavori di grafica. E qualche lavoro divulgativo a fumetti in cui ho sperimentato cosa significa tradurre i concetti in fumetti facilmente fruibili.