Gabriel García Márquez sosteneva che la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla. Paco Roca, con la sua ultima opera, La casa, appena edita da Tunué nella traduzione di Bruno Arpaia, non smentisce questa affermazione, ma anzi la mette ulteriormente in risalto.

La casa - Paco Roca

Vicente, José e Carla sono i tre figli di Antonio, uomo onesto e gran lavoratore, che si è sempre dedicato anima e corpo alla sua casa per la quale ha fatto molti sacrifici. Circa un anno dopo la sua morte, i tre si ritrovano, prima in tempistiche diverse e poi tutti insieme, nella casa del defunto genitore per riflettere su ciò che è stato e, molto probabilmente, non potrà essere mai più. Il presente finisce così per intrecciarsi con il passato portando alla luce quei ricordi d’infanzia, e quell’innocenza e ingenuità ormai perdute, che hanno influenzato le loro vite e li hanno portati a condurre esistenze molto diverse. Infatti, pur essendo tutti e tre degli adulti responsabili e coscienti dei propri limiti, non riescono a non serbare l’un l’altro rancore per qualche episodio passato che, dal loro punto di vista, li ha segnati negativamente. José, l’intellettuale della famiglia, si è sempre creduto disprezzato dal padre a causa della sua attività di scrittore, quando in realtà quest’ultimo lo stimava molto e se ne vantava anche con i vicini; Vicente, il figlio maggiore, non riesce a perdonare i fratelli di averlo lasciato solo, negli ultimi istanti di vita del genitore, a prendere drammatiche decisioni e ad assumersi tutte le responsabilità del caso; Carla, la più giovane, rimprovera a Vicente la sua scelta di non praticare l’accanimento terapeutico nei confronti del padre ma, allo stesso tempo, non si rende conto di aver indirettamente contribuito al crollo psicologico del genitore nell’ultimo periodo della sua vita.

I rapporti umani che emergono, e si sviluppano, da questo contesto, denotano una notevole attenzione, da parte dell’autore, per la psicologia dei personaggi e la loro evoluzione all’interno della storia, ma la vera protagonista del racconto è indubbiamente la casa. La casa non più come semplice ambiente dove le persone vivono e si relazionano con i loro familiari e amici, ma come luogo che custodisce l’essenza più profonda di noi stessi. La cura con cui Paco Roca sottolinea i minimi dettagli che la contraddistinguono – l’orto abbandonato a se stesso, lo sciacquone rotto che allaga il bagno, il mandorlo seccato, la pergola costruita alla meno peggio perché i figli si rifiutarono di aiutare il padre, il fico che non ha mai attecchito – trasformano la casa in un essere vivente, resosi testimone di tante gioie e tanti dolori e che porta i segni delle esistenze che l’hanno attraversato.

La casa - Paco Roca

Lo stile molto vario in cui le vignette sono disposte sulla pagina, a seconda che si stia narrando una sequenza ben precisa di avvenimenti o un ricordo affiorato alla mente dalla percezione di un particolare, e l’uso sapiente dei colori, che variano soprattutto nel salto temporale tra presente e passato, rende la lettura piacevole e coinvolgente, inducendo spesso il lettore a fermarsi a riflettere sugli stati d’animo che gli sono stati appena esposti.

Entrare nella casa di Paco Roca è come rivivere, sulla propria pelle, emozioni che si credevano ormai sopite e scoprire che, in fondo, nel bene e nel male, il passato può essere la fonte da cui attingere per trovare la forza di andare avanti e diventare persone migliori.