Le persone superficiali, limitate, gli spiriti presuntuosi ed entusiasti vogliono una conclusione in ogni cosa; cercano lo scopo della vita e la dimensione dell’infinito. Prendono nella loro piccola mano un pugno di sabbia e dicono all’oceano: “Conterò i granelli delle tue rive” Ma siccome i granelli gli colano fra le dita e il calcolo è lungo, scalpitano e piangono. Sapete cosa bisogna fare sulla sabbia? Bisogna inginocchiarsi o passeggiare. Passeggiate.

(Gustave Flaubert, “Lettere a giovani scrittori”)

Troppe puttane! Troppo canottaggio!Partendo da un’affermazione di Gustave Flaubert con cui, nel 1878, l’autore francese invitava Guy de Maupassant a rinunciare ai piaceri del sesso e allo sport e a focalizzarsi sulla scrittura, Filippo D’Angelo, per i tipi della Minimum Fax, porta all’attenzione dei lettori le riflessioni, le inquietudini e i punti di vista di sette tra i maggiori autori della storia della letteratura francese: Honoré de Balzac, Charles Baudelaire, Gustave Flaubert, Guy de Maupassant, Émile Zola, André Gide e Marcel Proust.

Anziché cadere nel classico tranello di limitarsi ai testi più conosciuti, Filippo D’Angelo, che oltre a curare il volume ne traduce anche i contenuti, riesce a mettere insieme una raccolta di frammenti che spaziano dal romanzo Illusioni perdute di Balzac, il cui protagonista è il vero emblema della tragicità della vita dell’uomo di lettere, all’epistolario di Flaubert che dialoga con i suoi giovani colleghi esaltando o stroncando ogni loro opera, passando per un giovane Baudelaire, che si permette di definire i suoi consigli agli scrittori in erba “frutto dell’esperienza” quando, in realtà, è egli stesso ancora agli esordi, e per gli altrettanto giovani Zola e Proust, il primo impegnato a esporre all’amico Anthony Valabrègue la sua teoria sugli schermi classico, romantico e realista in letteratura, il secondo intento a esprimere il suo giudizio sui giovani simbolisti cercando di dimostrare la differenza tra oscurità feconda e oscurità linguistica e stilistica.

La colazione dei canottieri

Spicca, tra i tanti scritti riportati nel libro, il saggio Il romanzo di Guy de Maupassant, in origine prefazione a Pierre e Jean, del 1888. Spicca perché l’autore dell’Horla, già colpito da quello stato di follia dovuto alla sifilide contratta da giovane, descrive con estrema lucidità gli insegnamenti ricevuti da Louis Bouilhet e Gustave Flaubert e, avvalendosi dei versi dell’Art poétique di Nicolas Boileau, difende il diritto di ognuno di possedere un proprio stile letterario, indipendentemente dall’opinione della critica, e, soprattutto, tesse le lodi della semplicità: “Qualsiasi cosa si voglia dire, c’è una sola parola per esprimerla, un solo verbo per animarla e un solo aggettivo per qualificarla. Bisogna dunque cercare, finché non li si abbia scoperti, questa parola, questo verbo e questo aggettivo, senza mai ricorrere a trucchi, anche riusciti, e a ciarlatanerie di linguaggio per evitare la difficoltà”.

Il curatore e traduttore arricchisce ogni singolo testo dell’antologia con una breve introduzione che permette al lettore di capire il contesto storico dell’epoca e la situazione personale degli autori nel momento in cui decisero di mettere su carta, con maggiore o minore convinzione, quella che ritenevano sarebbe stata anche la loro condotta di vita.

Divertente e accattivante la “sfida” lanciata da Filippo D’Angelo nella postfazione al volume: cercare di concepire un nuovo gioco di rimandi che funga da guida per gli scrittori in erba delle future generazioni.