C’è la crisi. Non è una novità. In tutti i settori, anche e soprattutto in quello del fumetto. Le case editrici vendono di meno. Gli autori vedono i loro compensi ritoccati di conseguenza. La passione è sempre lo stimolo principale ma forse non sempre basta. Ci sono disegnatori che riescono a vivere del loro mestiere principalmente grazie alle “commissioni” richieste dai fan. Da qualche anno in alcune manifestazioni di settore si vedono le “comics artists alley”, le “strade degli artisti dei fumetti” dove i disegnatori possono arrotondare facendo dei disegni personalizzati per il pubblico. Proprio in una di queste occasioni incontro il giovane Matteo Cremona.
Matteo Cremona è nato nel 1981 e ha esordito come disegnatore di fumetti nel 2003 collaborando con le Edizioni BD. Disegna alcuni numeri di John Doe (Eura Editoriale) e insieme a Roberto Recchioni realizza per Panini la miniserie di quattro numeri David Murphy.
Nel 2012 entra a far parte dello staff della Sergio Bonelli Editore per cui realizza un episodio della collana Le Storie su testi di Diego Cajelli.
È presente in rete con il blog http://matteocremona.blogspot.it/.
Per la cronaca, insieme al bel disegno che gli ho fatto fare Cremona mi ha regalato una delle sue tavole in mostra.
Claudio Zuddas (CZ): A cosa stai lavorando in questo periodo?
Matteo Cremona (MC): Alla seconda stagione di Orfani: Ringo. Sono a metà del numero 9, che uscirà a luglio dell’anno prossimo.
CZ: Ti trovi più a tuo agio con ambientazioni fantascientifiche come in Orfani o con quelle nello stile di Mexican Standoff?
MC: Per quanto riguarda la fantascienza, non è tanto nelle mie corde; mi piace di più leggerla che farla.
CZ: Quali tecniche utilizzi? Vedo che le tue tavole [presenti in visione e per la vendita alla Comic Artists’ Alley, nda] sono molto elaborate. Qui mi sembra tu abbia usato il rapidograph, qui tanto pennello…
MC: Sì: tanto pennello, tanta china, penne, tratto-pen vari… Molta “materia”, insomma: quindi la vecchia carta, china, pennello… Mi trovo ancora a mio agio lavorando con le tecniche classiche rispetto al digitale, che non disprezzo, ma per cui tendenzialmente non sono ancora pronto.
CZ: Sei diplomatico.
MC: No, è la verità. Mi rendo conto che ci sia un po’ questa dicotomia tra il metodo più classico e quello digitale, ma non ho pregiudizi verso il secondo. Anche se però avere l’“oggetto”, la tavola, lavorarci su ancora mi affascina tanto.
CZ: Tu hai esordito con David Murphy, giusto?
MC: No, con John Doe: ho conosciuto Roberto Recchioni in quella occasione, ho fatto tre numeri di John Doe e poi l’ottimo rapporto che ho con Roberto mi ha portato a David Murphy.
CZ: E poi anche in Bonelli.
MC: In realtà è stato Diego Cajelli con Mexican Standoff a introdurmi in Bonelli.
CZ: Tu sei ottimista o pessimista nei riguardi del futuro del fumetto? Come vedi la situazione in Italia in questo periodo?
MC: Io sono comunque molto ottimista. Faccio un lavoro bellissimo, sono stato molto fortunato a trovare le condizioni e le persone giuste e ovviamente anche le occasioni giuste, perché le storie a cui ho lavorato per me sono bellissime, assolutamente non noiose, molto divertenti; per cui se dovessi dare il mio parere è tutto veramente molto bello. Il bicchiere è mezzo pieno.
CZ: …e a livello meramente di mercato come ti sembra che stia andando il fumetto in Italia?
MC: Sta andando bene, già la Bonelli sta facendo grandi cambiamenti e il pubblico reagisce bene, le vendite sembrano crescere. Non posso darti i dati di vendita di Orfani perché non li so, ma diciamo che sono in crescendo. È un ottimo dato se pensi che si tratta di un prodotto nuovo che ha un prezzo fuori dalla linea editoriale; ma il pubblico lo sta supportando, quindi siamo ottimisti, assolutamente.
CZ: Hai qualche progetto tuo personale, qualche “storia nel cassetto”?
MC: Progetti nel cassetto ce ne sono, stanno nel cassetto da ormai tanti anni che non so se diventeranno mai delle storie vere e proprie; però per ora in questo ambito mi sto divertendo tanto, quindi rimango qui.
CZ: Anche perché immagino che Bonelli sia l’unica realtà che ti permette di vivere col fumetto.
MC: L’ideale sarebbe coniugare queste produzioni con i propri “giochi”.
CZ: E provare in Francia o in America?
MC: Ho provato in America ma non sono stato fortunato, forse sono arrivato tardi.
CZ: Dipende anche dall’editor che valuta il tuo lavoro, immagino.
MC: Sì. Mi hanno tenuto un po’ lì fermo: correggi, risistema, fai prove su prove… alla fine sono stato coinvolto nel progetto di Diego Cajelli e ho preferito dedicarmi a quello.
CZ: Che fumetti leggi? Sempre se ne leggi ancora (notoriamente i fumettisti non leggono fumetti).
MC: È vero, ne leggo meno.
CZ: Ci avrei scommesso.
MC: Leggo molto meno, comunque sicuramente Bonelli e mi piacciono molto gli autori molto distanti dal mio stile di disegno, ad esempio Mignola, ma anche alcuni autori argentini. Quasi per “deformazione professionale” per me deve essere accattivante il disegno.
CZ: E su questo sono pienamente d’accordo anch’io.