Un viaggio che inizia tra le corde di un violino. E cresce, si moltiplica. Gli strumenti diventano due, tre, dieci… cento per la precisione! Tanti sono gli elementi dell’orchestra gipsy più numerosa e importante del mondo, meglio conosciuta appunto con il nome di Orchestra dei 100 Violini gitani di Budapest.

Non sono tutti violini però: ce ne sono sessanta e poi una decina circa di viole, una di contrabbassi, una di clarinetti e una dozzina tra violoncelli e cimbalom, strumento tipico dell’Europa centro orientale, diffuso soprattutto in Ungheria e Ucraina. A domare con maestria sul palco questa strana cassa a corde, detta anche salterio ungherese, c’è un virtuoso inarrivabile. Oszkar Okros, si chiama, ed è considerato il migliore suonatore al mondo di cimbalom.

Fa vibrare le corde del suo strumento percuotendole con delle bacchette ricoperte di cotone e il suono che ottiene è una via di mezzo tra quello di un pianoforte e quello di una chitarra. Modula ritmo, volumi e tono con una disinvoltura che mette allegria. E non è l’unico. Sul palco lo affiancano discendenti di vere e proprie dinastie di musica gitana, come Lakatos, Lendvai Csocsi, Boross, e Berki.

Una foto dello spettacolo

A vederli totalmente a proprio agio, con gli strumenti in mano, quasi fossero protuberanze naturali, senza spartito alcuno – nessuno dei componendi dell’orchestra ne utilizza! – non viene dubbio che siano cresciuti a pane e musica. Vestiti con i propri tradizionali abiti sgargianti, si alternano con spontaneità nel capitanare i compagni di note, come fossero un gruppo di amici riunitisi casualmente a una celebrazione.

E, a ben pensarci, proprio così è andata. Indagando sulla genesi del gruppo, si scopre che l’orchestra gitana di Budapest si considera formata nel 1985, in occasione dei funerali di Sandor Jaroka, fra i più grandi solisti gitani della storia. I tanti musicisti giunti in massa a dargli l’estremo saluto improvvisarono un’esibizione dopo la cerimonia per celebrare la grandezza dell’amico. Ne nacque quell’alchimia che ancora oggi è acclamata nei teatri di tutto il mondo.

Sono ben sei i sold out consecutivi ottenuti solo a Parigi in occasione dell’ultima tournée francese. Ma l’ensemble è stato invitato negli anni nei più prestigiosi festival e arene, dall’Austria alla Repubblica Ceca, dalla Finlandia alla Turchia, dalla Russia al Giappone. E il 21 novembre scorso, la Gypsy Orchestra si è esibita per la prima volta anche in Italia, in un attesissimo concerto al Politeama Rossetti di Trieste, organizzato da Azalea Promotion e Associazione Altramusica, in co-organizzazione con il Comune di Trieste e in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Una foto dello spettacolo

Hanno proposto un programma eclettico,  capace di sposare alla migliore tradizione musicale gitana le musiche dei grandi compositori classici del passato tra cui Rossini, Brahms, Strauss, Tchaikovsky e tantissimi altri. Si va dall’Ouverture di Guglielmo Tell di Rossini, alla Marcia di Radetzky e Sul Bel Danubio Blu di Strauss, per arrivare alle Danze Ungheresi di Brahms e a tutte le ballate di squisito sapore zingaresco, con omaggi a maestri quali Grigoras Dinicu, Ferenc Erkel e Bela Radics.

Al pubblico hanno saputo trasmettere un calore e un’allegria festosa, sprigionando attraverso il linguaggio universale della musica un’energia contagiosa. Due ore intense di concerto spettacolo insomma, istintivo come una serata zigana, rigoroso come un’orchestra viennese. Ambivalente anche nell’estetica: i virtuosi musicisti sono passati dagli abiti tradizionali ungheresi allo smoking per la seconda parte dell’esibizione. Hanno dato vita a un flusso sonoro travolgente, a tratti unanime, a momenti polifonico. Certamente emozionante.