C’è stato un periodo in cui mi sono vergognata di lui. Era un operaio, una persona semplice e fin troppo diretta con tutti, anche con i miei amici. Noi due non parlavamo mai veramente. Quasi mai. Il suo umore era imprevedibile e peggiorava quando beveva. Specie alla fine. Mio padre…

Copertina di FerrieraNon è facile descrivere le emozioni che è in grado di suscitare la lettura di un graphic novel come Ferriera di Pia Valentinis, pubblicato per i tipi della Coconino Press – Fandango. I sentimenti che si provano sono talmente variegati che perfino la definizione graphic novel sembra riduttiva. In effetti, non si tratta di un romanzo grafico vero e proprio, ma di qualcosa di molto più profondo; quella che il lettore si trova davanti è, allo stesso tempo, una saga familiare, la biografia di un uomo che svolge un mestiere logorante e pericoloso, la storia di un paese e di un popolo costretto a migrare per sopravvivere e la dedica di una figlia al proprio padre attraverso il mezzo di espressione che le è più congeniale: il disegno.

Il talento artistico di Pia Valentinis raggiunge l’apice nell’attenzione che dimostra nel descrivere ogni singolo dettaglio. Soprattutto nelle tavole che riproducono oggetti o situazioni appartenenti alla cultura popolare, storica o sociale. Vedesi, ad esempio, la riproduzione di Guernica di Picasso, in riferimento all’odio nutrito dal padre nei confronti dei musei; la locandina del Buffalo Bill Cody’s Wild West Show rimasto nella memoria della nonna; la copertina della Domenica del Corriere che illustra un fatto di cronaca; l’articolo di giornale che parla dell’incidente in fabbrica, con conseguente morte, di cui rimase vittima il nonno, o i francobolli delle lettere che il padre e la madre dell’autrice si scrissero ogni settimana durante gli anni che lui trascorse in Australia.

L’amore per la precisione, che trapela da ogni pagina, permette di assaporare la storia ritrovando il ricordo di quel periodo, per chi lo ha vissuto, e scoprendo fatti e avvenimenti che hanno determinato quello che siamo, per chi all’epoca non era ancora nato.

Una tavola di FerrieraIl fulcro del racconto, incentrato sulle tappe dell’esistenza di Mario Valentinis, uomo semplice e onesto che ogni giorno, in fabbrica, rischia la vita per un mestiere che apprezza e rispetta, si rivela portatore di molti altri significati soggiacenti. Il legame indissolubile con la propria patria e le proprie origini; le superstizioni religiose che finiscono per influire sul comportamento di alcuni membri della famiglia; il desiderio di condurre una vita dignitosa, non solo dal punto di vista sociale, ma anche lavorativo, sperando di non dover più assistere, ogni settimana, alla morte brutale di qualche collega per la mancanza di misure di sicurezza; la solidarietà tra compagni di lavoro e la forza di andare sempre avanti, nonostante tutto, malgrado l’enfisema polmonare e la silicosi che ti inducono ad apprezzare la Bora perché finalmente riesci a respirare.

Pia Valentinis traccia il ritratto di un’esistenza che ha saputo lasciare in lei un segno indelebile. Un’esistenza talmente votata al sacrificio da consentire, al lettore moderno, di riscoprire quali erano i veri valori di un tempo mettendo in risalto l’importanza dei piccoli gesti e di un presente che andava vissuto giorno per giorno senza mai vergognarsi né rinnegare ciò che la vita aveva riservato a ognuno.