[…] Incompresa da tutti, Cenerentola cadde in uno stato di totale apatia, trascorrendo le giornate a letto. Il principe, dapprima allarmato, un giorno – come per una fulminazione – si rese conto che nulla lo legava più alla sua consorte. Finita la passione per la bellezza genuina di quella ragazza tanto fuori dal comune, capì che le differenze culturali e sociali fra di loro impedivano un dialogo e un rapporto maturo […]
(Corrado Premuda, Sempre serva, 2013)
Giunto ormai alla sesta edizione, il Festival dječje knjige Monte Librić (Festival Internazionale del libro per ragazzi Monte Librić), che si terrà a Pola, in Istria (Croazia), dal 20 al 26 aprile (ma con il “giorno zero” di venerdì 19 dedicato a librai ed editori), non si pone solo l’obiettivo di presentare ai giovani lettori i libri di recente pubblicazione ma, attraverso incontri, laboratori, spettacoli, letture animate, officine per genitori e tavole rotonde, vuole anche affrontare tematiche di attualità, approfondendo il ruolo pedagogico della letteratura per l’infanzia e permettendo ai bambini di entrare in contatto diretto con un universo culturale di fondamentale importanza per la loro crescita. La collaborazione con la Comunità degli Italiani, inoltre, garantisce lo sviluppo di un legame interculturale tra italiani e croati che, oltre a determinare un arricchimento personale, favorisce la conoscenza e il rispetto reciproco dando vita ad una cooperazione davvero essenziale in questo periodo in cui la Croazia sta per entrare a far parte dell’Unione Europea.
Quest’anno il tema prescelto dal Festival è Realtà irreale, inteso come incontro tra tradizione e contemporaneità dalla cui fusione nascono preziose opere letterarie; e cosa c’è di più tradizionale della nota favola di Cenerentola? Lo scrittore Corrado Premuda, tra i partecipanti alla manifestazione, ritiene che quella storia abbia ancora molto da raccontare, e infatti, domenica 21, nell’ambito del Racconto della buona notte, sarà la sua fiaba Sempre serva, seguito ideale di Cenerentola, a intrattenere grandi e piccini. Premuda, che il giorno seguente converserà con il pubblico in occasione del Picnic con l’autore, non focalizza l’attenzione sull’aspetto esteriore della protagonista ma sui sentimenti e le sensazioni da essa provati.
Se la favola originale di Charles Perrault mirava a insegnare ai bambini come l’educazione e le buone maniere fossero qualità imprescindibili per essere ben voluti dagli altri – vedesi il passaggio in cui Cenerentola, straordinariamente bella dopo l’incantesimo della Fata madrina, si presenta al ballo e offre alle sorellastre, che l’hanno sempre maltrattata, le arance e i limoni ricevuti dal Principe (in un’epoca in cui la frutta valeva più dei diamanti) – Premuda immagina le conseguenze di quell’amore a prima vista rendendo il personaggio più consono alla realtà. Cenerentola e il Principe sono ormai marito e moglie, e la fanciulla, circondata da uno stuolo di segretari, ciambellani, ministri, domestiche, dame di corte e quant’altro, si accorge di non vivere un sogno ma un incubo. Non c’è persona che non si faccia in quattro per lei, e la poverina prova un profondo senso di inutilità che rende le sue giornate cupe e noiose. Com’erano belli i tempi in cui, china sul pavimento, passava lo strofinaccio sulle piastrelle! E allora, l’unica soluzione è convincere il Principe a permetterle di pulire lei stessa il castello, perché la felicità non è insita nelle illusioni ma nella fatica e nel sudore.
È evidente che il racconto di Premuda vuole ironizzare sulla celeberrima fiaba insegnando, però, ai bambini e agli adulti, che ogni cosa è davvero bella solo quando la si conquista lavorando sodo. Un amore nato per magia, grazie alla beltà di lei, non dura se non si fonda su solide basi; e una vita da ricchi, trascorsa facendosi servire e riverire da tutti, riserva solo delusioni e sofferenze quando non è integrata da un impegno che gratifica e soddisfa. Il sudore versato nel raggiungimento di un obiettivo, per quanto brutto possa sembrare di primo acchito, è l’unico che ci consente di accogliere con gioia i frutti di un eventuale successo.