Considerato l’oggetto della loro ultima parodia, i DenTiblù adottano una veste editoriale più lussuosa e articolata del solito. Le Fiabe deficienti di Zannablù è infatti un elegante volumetto cartonato di quasi duecento pagine, coerentemente con l’oggetto della parodia: la letteratura per l’infanzia delle bedtime stories.
L’agenzia che doveva consegnare le pizze ha fatto confusione e la bambinania richiesta dal sordido maiale parlamentare non è la vecchina severa che si attendeva, ma il buon vecchio Zannablù. Il nostro eroe non si perde d’animo e coglie l’occasione per improvvisarsi baby sitter. Il terribile Giacomino si rivela, però, un osso assai duro e il povero cinghiale, per aver pace – ma anche per non rimetterci la cotenna – si vede costretto a leggergli delle fiabe proprio dal solo libro la cui lettura è stata proibita dal padrone di casa (ma come dargli torto, visto che l’alternativa è sciropparsi il manuale 1001 modi di fare rilievi idrogeologici a norma).
Inaspettatamente, il libro inghiotte Giacomino, ben felice di entrarvici per inseguire il Bianconiglio e prendergli l’orologio, e, così, anche Zannablù lo segue dentro le sue pagine. Lo attende un’odissea nelle fiabe più note, opportunamente storpiate nel titolo e nei caratteri salienti. Un cantastorie gli spiega come funziona il gioco: dovrà passare di fiaba in fiaba per ritrovare il pargolo.
Questo escamotage offre l’occasione agli autori di dare la loro interpretazione “cinghialese” di opere come Alice nel Paese delle Meraviglie (che diventa «delle Cianfrusaglie»), Cappuccetto Rosso («Losco»), Biancaneve («Racchianeve») e i Sette Nani, e via parodiando. Fin qua, nulla che il lettore non si aspettasse sin dal titolo; l’operazione viene condotta con gusto e si mantiene su un buon livello qualitativo, operando degli scarti narrativi originali e infarciti di trovate divertenti. Inoltre, le didascalie in rima, oltre ad essere più intelleggibili del proverbiale “cignalese” di Zannablù, offrono anche l’occasione per dei divertenti giochi metanarrativi e strizzatine d’occhio ai lettori affezionati (stavolta lo «scemo chi legge» non si fa fatica a trovarlo). E, cosa che non disturba affatto, aumentano il tempo di lettura del volumetto.
Fin qua, dicevamo, normale amministrazione; ma dal racconto di Aladino («Alardino») la storia subisce una brusca accelerata: senza rovinarvi la sorpresa rivelando il turning point che giustifica e spiega gli effetti del libro maledetto, basti dire che Le Fiabe deficienti di Zannablù non è una semplice cavalcata parodistica tra le fiabe (cosa che comunque sarebbe già stata gradita di per sé), ma si rivela un racconto fantasy con una solida trama alla base. E c’è pure spazio per dirigersi verso altri territori che non sono la letteratura per l’infanzia: fa pure capolino Franz Kafkola con Le Metamorfosi!
Vista la necessità di creare la giusta atmosfera per evocare il mondo delle fiabe, i DenTiblù hanno adottato uno stile meno fumettistico e prettamente illustrativo per raccontare le parti ambientate tra streghe e gatti con gli («dei miei») stivali, facendo ricorso a immagini vettoriali molto efficaci. Nei vari cambi di scena in cui da un universo si passa all’altro, si avverte uno stacco molto forte, probabilmente un effetto voluto dagli autori.
Le Fiabe deficienti di Zannablù è, quindi, una parata di parodie a tema, una valida storia ben architettata e un simpatico oggetto da collezione. Anche se forse, nonostante l’argomento parodiato, non proprio adatto a un target infantile visti i passatempi a cui (apparentemente) si dedicano i nani di Racchianeve e soprattutto i desolanti accenni alla politica italiana e ai loschissimi figuri che la infestano.