Ma tu i fumetti li leggi?
Sì, li guardo!

Logo della mostraSi potrebbe riassumere così l’idea preconcetta nei confronti dei fumetti. Quell’eterna convinzione secondo la quale la “letteratura grafica”, o il “romanzo disegnato”, come amava definirli l’insegnante e fumettista ginevrino Rodolphe Töpffer, non sono arte ma semplice “piacere per gli occhi”. In realtà le cose stanno diversamente.

Il fumetto, negli ultimi anni, ha conosciuto uno sviluppo tale da essere diventato uno dei più importanti mezzi espressivi di cui disponiamo. Attraverso di esso è possibile trasmettere messaggi sociali, comunicare disagi, trattare in modo divertente tematiche serie, fare praticamente qualsiasi cosa.

Se il talento degli americani e dei francesi, in questo ambito, è già riconosciuto, i tedeschi stanno dimostrando di non essere da meno promuovendo i loro approcci stilistici e le loro doti artistiche attraverso mostre itineranti. Una di queste, Comics, Manga & Co. La nuova cultura fumettistica tedesca, è appena approdata a Trieste, dopo aver toccato tappe internazionali quali Mosca e Bruxelles, grazie alla collaborazione tra il Goethe-Institut, il Comune, le Biblioteche Quarantotti Gambini e Stelio Mattioni, e l’Accademia di Fumetto.

L’esposizione focalizza la sua attenzione su due generazioni di fumettisti il cui scopo primario è l’arte pura in tutta la sua bellezza. Se la prima generazione ha inevitabilmente risentito delle conseguenze della suddivisione della Germania in Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca, e della successiva caduta del Muro di Berlino; la seconda si è lasciata soprattutto influenzare dalle nuove tendenze sviluppatesi nel resto del mondo: il manga, il gothic, il punk, il noir. I tredici artisti, di cui sono esposti cinquantacinque facsimili di opere grafiche e disegni, si distinguono quindi per cultura, stile, tecniche utilizzate, modo di porsi nei confronti dell’universo fumettistico, ma in particolare per le tematiche affrontate.

Isabel Kreitz, originaria di Amburgo, nutre un vivo interesse per gli eventi storico-politici del suo paese e, dopo anni di studi e ricerche minuziose, è riuscita a dare alle stampe Die Sache mit Sorge (La storia di Sorge): duecentocinquantotto pagine tutte incentrate sul Dott. Sorge, il giornalista che, all’Ambasciata tedesca di Tokio, lavorava come spia di Stalin e che finì per trasformarsi in una pedina nel pericoloso gioco degli intrighi politici.

Libro di Stevenson illustrato da Wagenbreth

Henning Wagenbreth, rappresentante dell’avanguardia fumettista tedesca, proviene dalla scuola grafica della Germania dell’Est che all’epoca forniva una solida educazione tecnica. Di conseguenza, le sue opere spaziano dalle incisioni su legno o linoleum, alle serigrafie, fino ad arrivare alla computer grafica. Ha scoperto la sua passione per i fumetti grazie ad Art Spiegelman, e non realizza mai due opere identiche, illustrando sia storie fantastiche che volumi di poesie.

Il giovane Felix Görmann, in arte Flix, ama combinare reale e fittizio, attingendo anche da capolavori letterari e dalla storia recente. Suo è infatti l’adattamento a fumetti, con inserti di attualità politica, del Faust di Goethe, e Da war mal was…, storia della generazione di giovani che ha conosciuto sia la Germania divisa che quella unificata, e le cui esperienze si mescolano a fantasie soggettive.

Christina Plaka ha trovato nei manga il modo di esprimere le insicurezze e le paure dei giovani in cerca di una propria identità. Ha realizzato Prussian Blue, serie a fumetti su un gruppo musicale che aspira a ottenere il primo contratto discografico, e non disdegna le tematiche più impegnative come la confusione emotiva e sessuale degli adolescenti.

Tavola di Harder

Tra la vasta gamma degli argomenti affrontati con cura, sapienza, e un pizzico di ironia e malinconia da questi artisti del racconto disegnato, spiccano le storie di Line Hoven, che in Liebe schaut weg incide su cartoncino ricoperto d’inchiostro nero le memorie e i ricordi di tre generazioni, accompagnando la narrazione con un’eccezionale attenzione stilistica; l’insostenibile pesantezza dell’essere descritta da Arne Bellstorf in Ach, neun, zehn, in cui si narra la crisi esistenziale di un adolescente costretto a trascorrere le vacanze estive dalla madre; la storia dell’evoluzione in trecentocinquantadue pagine, e oltre duemila tavole, di Jens Harder, che si è aggiudicata il premio della Ville d’Angoulême 2010 per l’audacia; la tragica storia d’amore tra un clown e un fiore mirabilmente illustrata da Ulf K., utilizzando i pittogrammi al posto delle parole contenute nei baloon.

Una mostra imperdibile per capire finalmente che il fumetto è innanzitutto arte e cultura.