Esempio di scaletta (pazzesca) di Springsteen“Ma come?” – diranno subito i nostri piccoli lettori – “Si avvicina l’arrivo di Springsteen in Italia e la squinternata di Fucine Mute sparisce?”
Il periodo recente, capirete, è stato particolarmente denso di eventi ed emozioni per noi fan di Bruce Springsteen.
Il nove marzo, infatti, è iniziata da New York la tournée di Wrecking Ball, e il vero fan – anche se nella maggior parte dei casi non ha assistito di persona ai concerti – ha smesso di avere una vita propria.

La giornata del fan in periodo di tour inizia con la lettura della scaletta.
A causa del fuso orario, i concerti sulla costa est degli Stati Uniti finiscono poche ore prime della sveglia e il fan salta giù dal letto con inusitata energia per scoprire quali canzoni sono state suonate.
Le prime date sono quelle in cui, storicamente, la scaletta è maggiormente standardizzata, poi, come se Bruce per primo si stufasse dei brani nuovi, a poco a poco vengono inseriti i brani classici, noti anche al grande pubblico e, in seconda battuta, quelli più amati dai fan. Qualche canzone del nuovo album si fa da parte e la durata del concerto si allunga.

Il primo leg del tour americano ha, per questo, spesso il sapore del rodaggio.
Nelle ultime date prime di sbarcare nel vecchio continente, il nostro fa il tagliando: tolto il caso di New Orleans, che Bruce omaggia con molti brani tratti dalle Seeger Session, le ultime tre date americane presentano una struttura già sensibilmente diversa rispetto a quella del primo concerto: dopo Jack of all trades e prima di Easy money, nella prima serata a Los Angeles sono inseriti tre brani, Something in the night, Candy’s room e She’s the one, che nella seconda serata diventano Youngstown, Prove it all night e Darkness on the edge of town; sempre nella seconda serata californiana, però, il nostro esegue anche la giovanile e amatissima (almeno da me) Does this bus stop at the 82nd street e l’epica Racing in the street. Su venticinque brani eseguiti, otto sono stati incisi prima del 1980.

Bruce Springsteen in versione "irresistibile stupidino"

A Newark, sempre verso la settima canzone della serata, rientra un brano dal nuovo disco, ma i pezzi suonati diventano ventisei, segno che non è stato sottratto spazio ai classici che, infatti, contando anche quelli tratti da Born in the U.S.A., sono undici; uno di essi è addirittura Bishop Danced [1]. Se qualcuno di voi, lettori, non la conoscesse, potrà comunque capire, proprio da ciò, quale rara perla sia.
Il fan è in visibilio, se tanto ci dà tanto, quando Bruce sarà in Italia, sarà costretto a ripescare brani semi-inediti del periodo degli Steel Mill. 

Intanto il nostro eroe e la E-Street Band sbarcano in Europa. Il primo concerto ha luogo a Siviglia il 13 maggio, ma Twitter e i forum dedicati – ancora luogo virtuale prediletto, poiché i fan di Springsteen saranno pure diventati social, ma si sentono più al sicuro nelle loro riserve – impazziscono prima.
La notizia è che la E-Street Band non è completa, ma non ci si riferisce, qui, alla mancanza del defunto Clarence Clemons (non sarebbe una notizia): “lei” non c’è. L’ha lasciata a casa.
Un tempo il fatto che Patti Scialfa non prendesse parte ad alcune traches della tournée aveva dato adito a pettegolezzi sulla crisi del rapporto fra lei e Bruce, poi abbiamo smesso di farci illusioni e abbiamo accettato il fatto che ci siano dietro delle semplici scelte di carattere familiare.
Alla funesta rossa va, infatti, riconosciuto di essere consapevole del suo ruolo e della sua identità: è una mamma e non una musicista, pertanto, poiché quest’anno il figlio più piccolo della coppia affronta l’ultimo anno di liceo, gli resta accanto.
Ovviamente, questo significa che, una volta che il piccolo si sarà diplomato e sarà partito per l’agognata vacanza con gli amici, ci ritroviamo sua madre sul palco a grattugiare il formaggio – pardon, a suonare la chitarra, o l’indispensabile tamburello. 

I maligni penseranno che tutto questo astio nei confronti della moglie di Springsteen sia dovuto a invidia e gelosia.
I maligni hanno pienamente ragione, ma vorrei far notare che la presenza di Patti Scialfa sul palco è spesso foriera di sventure inenarrabili, come l’esecuzione di Valerie a Verona nel 2006 (Valerie – capite? – Valerie! Se proprio devi infliggerci un pezzo della Scialfa, che almeno sia Town called Heartbreak[2]) o la rimozione dalla scaletta di nientemeno che Drive all night – splendido brano tratto da The River, in cui Springsteen sintetizza in un verso decenni di indagine della psicologia femminile (“giuro che guiderei tutta la notte per comprarti un paio di scarpe”) – in favore di Brillant Disguise, brano in cui la fulva Atropo (foriera della morte dello spettacolo) ha ampio spazio. 

Patti Scialfa marca il territorio e non brilla per eleganza

Ma è subito tempo di pensare al primo concerto europeo, in quel di Siviglia.
L’hashtag è #BruceSVQ e la scaletta è cinguettata in tempo reale, con tanto di foto dell’evento: seguirlo su Twitter è logorante, ma non posso farne a meno. Dev’essere come entrare nella casella di posta dell’ex-fidanzato per sapere cosa fa senza di noi, e soffrire ad ogni e-mail scambiata con un’altra: sappiamo benissimo di non averne alcun diritto, ma ci stiamo male lo stesso, e riteniamo, al di là di ogni logica, che un giorno queste informazioni ci torneranno utili.

I classici diventano quattordici (si noti, a questo punto, che dal mio conteggio sono esclusi i brani di The Rising, sebbene, oramai, non si possano più dire propriamente recenti) e l’atmosfera si fa più ritmata perché il pubblico spagnolo, caldo e un po’ cieco come quello italiano, richiede per definizione brani “da casino”. Nel frattempo, le canzoni suonate diventano ventisette; due giorni dopo, a Las Palmas, torneranno ad essere ventisei, ma ci saranno ben quattro tour premiére in scaletta, tutte anni Ottanta (Two Hearts, The River, Working on the Highway e Born in the U.S.A., dalla quale non potevamo illuderci di scampare ancora a lungo, in effetti).

Come se non bastasse, Bruce è in forma, è in gran forma, è in grandissima forma[3]. Ed è di ottimo umore.
La sera precedente il concerto di Siviglia, Springsteen e la E-Street Band hanno aperto il soundcheck alla stampa locale, regalando ai presenti una sorta di mini-concerto in abiti civili. Al momento di eseguire Waiting on a sunny day (il famoso brano per il quale è indispensabile presentarsi sotto il palco con un figlio piccolo, anche altrui), in mancanza di bambini, Bruce ha fatto cantare un fortunato giornalista, che, immaginiamo, a seconda del suo interesse verso l’artista sarà scoppiato d’orgoglio o morto di vergogna.
Bruce ha poi dedicato Thunder Road ai fan che, avendo astutamente prenotato una camera d’albergo “vista palco”, stavano assistendo al soundcheck dai balconi. Dev’esserci una relazione che ancora mi sfugge fra Thunder Road e i balconi[4], ma nel dubbio tenterò di entrare ai concerti circondata da una balaustra, casomai non sapesse a chi dedicarla in quel momento. 

Insomma, sia o non sia piaciuto il disco, come sempre i concerti promettono di essere strepitosi e l’euforia del fan è inscalfibile, o quasi.
È dei primi di maggio la notizia che anche in Italia verrà applicato il metodo della lotteria per regolamentare l’accesso al pit. Il metodo è applicato da anni negli Stati Uniti ed è stato introdotto nel nostro paese con lo scopo di agevolare fan e organizzazione. 
Non dubito delle ottime intenzioni e dei vantaggi che sono stati previsti, è che mi sfuggono, ma suppongo che dipenda dal fatto che, obnubilata dall’arrivo di Bruce e confusa alla prospettiva di restare fuori dal pit, non faccio ragionamenti particolarmente lucidi.

Collage di immagini circolate su Twitter

Se ho capito bene, funziona così: fra le otto del mattino e mezzogiorno, presso un cancello dello stadio opportunamente indicato, coloro che possiedono un biglietto per il prato ricevono un tagliando numerato, fino ad esaurimento tagliandi, che, però, sembrano abbondare. Alle dodici e trenta, viene sorteggiato un numero, che corrisponderà alla prima persona che entra nel pit. Dopo di questa, entreranno coloro che possiedono i tagliandi con i numeri successivi, fino ad esaurimento della capacità del pit. Dal numero precedente in giù, una catena di suicidi.

In questo modo, si dice, non sarà più necessario fare la coda di notte per essere sicuri di entrare, poiché si ritiene che la crudele casualità del sorteggio e l’eventualità non remota dell’esclusione scoraggino dall’appostarsi; temo che l’organizzazione non abbia fatto i conti con il timore di arrivare sul posto a tagliandi esauriti, ma è probabile che io sbagli.
Si dice, inoltre, che, in questo modo,  tutti coloro che posseggono un tagliando hanno le medesime probabilità di entrare, il che permette al fan di vivere l’attesa con fatalistica rilassatezza, il che è fuor di dubbio un vantaggio. 

Purtroppo io non ho alcuna dimestichezza con l’aritmetica e fatico molto a comprendere concetti matematici, quindi, questa storia del calcolo delle probabilità, non l’ho proprio capita.
Mi faccio un esempio da sola, per vedere se ci arrivo.
Ci sono tremila fan con un biglietto per il prato, ma il pit ne tiene solamente cinquecento. L’organizzazione dispone di mille tagliandi da distribuire ai possessori di un biglietto di prato. Tra le otto e le dodici si presentano in duemila per il tagliando, gli ultimi mille sono arrivati dopo le undici e sono oggettivamente dei tonti, ma la prossima volta arriveranno due giorni prima col sacco a pelo.
Alle dodici e trenta il megafono annuncia che è stato sorteggiato il numero 100. Nel pit entreranno, poco dopo, i fortunati possessori dei tagliandi dal 100 al 599. Dunque, se ci sono mille tagliandi, di cui cinquecento “vincenti”, chi possiede un numero compreso fra 250 e 750 ha, secondo me, maggiori chance di entrare rispetto a chi ha il numero 1, poiché il numero 1 entra solo se viene sorteggiato, mentre il 499 entra se viene sorteggiato un qualsiasi numero inferiore a 500. La parità di probabilità, per come la vedo io, c’è solo per l’estrazione, non per la possibilità di entrare, tuttavia sono conscia dei limiti del mio ragionamento e sarò grata per sempre a chi mi rassicurerà, spiegandomi con pazienza che non è così che stanno le cose.

Dopo un primo momento di smarrimento, però, i fan hanno iniziato a convenire dei vantaggi di questo sistema che, sebbene obblighi i possessori del braccialetto (perché poi il braccialetto te lo danno lo stesso, se no, come fai a bullarti dell’impresa in giorno dopo?) ad entrare nello stadio alle quattordici (cosa che peraltro credo gradiranno), fa sì che gli esclusi si mettano il cuore in pace e, prendendola con filosofia, possano impiegare il tempo prima dell’inizio del concerto in attività meno estenuanti che stare in piedi sotto il sole, o la pioggia, tesi come centometristi ai blocchi di partenza.

Peccato che il sistema non abbia fatto i conti con Bruce.
La nostra piccola peste, infatti, ha trovato il modo di costringere comunque i fan  all’attesa sul posto, perché pare aver preso la simpatica abitudine di fare una sorta di giro d’onore nel corridoio che separa il pit dal resto del prato, come a volersi concedere anche a coloro che sono rimasti esclusi dal cerchio magico, ma che, probabilmente, hanno i medesimi meriti dei fortunati col bracciale.
Ecco, dunque, il quesito: immaginando di essere rimasti esclusi dal pit, vi allontanereste, voi, dalla coda, rischiando di finire nella decima o dodicesima fila del prato, quando arrivando alla prima fila del prato – pur essendo a diversi metri dal palco – avreste una fugace, ma concreta, possibilità di toccare Bruce?

Bruce passa fra due ali di folla adoranti

Io non lo farei. A meno che non stiano piovendo rane, a meno che non stiano uscendo tremors dal terreno, a meno che non ci sia Springsteen in persona sul marciapiede opposto che regala baci e ti scrive il numero di cellulare sulle tette con la nutella, io non mi schioderei mai dalla fila.
Credo che anche altri fan la pensino come me, perché è in atto, sui principali forum italiani, una reciproca politica di depistaggio degna di un film di James Bond.
Da qualche giorno, infatti, dopo i primi comprensibili momenti di smarrimento che hanno seguito la notizia della lotteria, molti sembrano accettare di buon grado l’iniziativa, affermando che no, non sarà necessario essere sul posto troppo presto, sarà sufficiente arrivare verso le dieci… anche le undici…

È chiaro che è solo una manovra diversiva e che nessuno lo pensi veramente.
Ciascuno prevede di andare a mettersi in coda per il tagliando la notte precedente, vagando di cancello in cancello, se necessario, pur di per poter dire di essere stato presente anche a quello preposto alla distribuzione dei tagliandi, in caso non sia ancora adeguatamente segnalato alle due del mattino prima; ognuno, però, vuole indurre gli altri a fare diversamente, per essere certo che “il nemico” arrivi tardi.

Non è, tuttavia, un sistema particolarmente sicuro, dato che la sorte avversa può comunque rendere vani gli sforzi, dunque non ci resta che incrociare le dita e, nel dubbio, metterci in coda.