Alla fine del 1980 usciva uno degli album più influenti e celebrati di tutti i tempi: Sandinista! del gruppo punk-rock inglese The Clash.
Il mastodontico triplo album, composto da 36 canzoni, ha raggiunto la fama mondiale ed il successo unanime grazie alle infinite contaminazioni e sfaccettature che offre all’ascoltatore. Non quindi i duri esordi dei primi dischi ma un’opera che guarda a molti generi: dal Reggae all’R’n’B, dal Rap al Rock.
Il nome dell’album si riferisce senza troppi mezzi termini al Fronte di Liberazione Nazionale Sandinista Nicaraguense. Negli anni ’80, infatti, il Nicaragua fu protagonista di primo livello della politica mondiale, in realtà più per merito di altri che per propria responsabilità o desiderio di protagonismo.
Nell’ultimo decennio di Guerra Fredda, la fobia e la paranoia anticomunista degli USA non si erano chetate e anzi stavano dando i loro ultimi colpi di coda proprio in Centro America. In Nicaragua ed El Salvador, il timore di un successo delle formazioni di sinistra portò Reagan ad imbastire una campagna paramilitare contro i diffusi movimenti rivoluzionari. Da qui ci fu lo scandalo Iran-Contra (Irangate), in cui si scoprì che gli USA commerciavano illegalmente armi con l’Iran in cambio di fondi da destinare in Centro America con lo scopo di finanziare formazioni militari controrivoluzionarie (i Contras appunto). Lo scandalo fece quasi cadere l’amministrazione Reagan e spinse buona parte dell’opinione pubblica mondiale a simpatizzare verso questi piccoli paesi centroamericani che non avevano mai nuociuto ad altre nazioni.
L’invadente politica estera statunitense aveva cominciato a destare non poche antipatie già dal sostegno al colpo di stato di Pinochet in Cile ai danni di Allende nel 1973, per non parlare del Vietnam. Il sentore di essere alla fine di una lunga e logorante contrapposizione ideologica aveva ormai sfinito il mondo, il quale desiderava solo potersi rilassare in un nuovo equilibrio mondiale esente dalla minaccia costante di una guerra.
La dedica dei Clash si riferisce comunque agli eventi immediatamente precedenti, cioè al successo della rivoluzione sandinista contro il despota Anastasio Somoza Debayle, ultimo erede di una lunga dinastia di dittatori nicaraguensi che avevano ormai portato il paese al tracollo sociale ed economico con repressione e diffusa corruzione.
I Clash e Joe Strummer in particolare, si sono sempre distinti per un forte impegno politico e sociale, basti pensare alle loro canzoni più celebri: London Calling e Rock the Casbah. Non stupisce quindi la loro dedica al movimento rivoluzionario nicaraguense, con riferimenti chiarissimi nel titolo, nel numero di serie (FSLN1, acronimo del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale), e nel contenuto della canzone Washington Bullets, in cui si ripercorrono le più significative vicende dell’America Latina del secondo ‘900.
Ora i Sandinisti e Ortega sono di nuovo al potere in Nicaragua, e Reagan e i Repubblicani alla Casa Bianca no. Certo è che il compañero Daniel fa ancora discutere per la gestione del paese e per la sua vita privata. Dalla sua politica interna spesso poco coerente con gli ideali originari alle accuse di molestie sessuali e ai discutibili rapporti in politica estera, Ortega è ormai raramente raffigurato in maniera romantica come negli anni ’80 e le recenti elezioni del 2011, con la riforma costituzionale ad hoc e i dubbi risultati elettorali, non aiutano certo a migliorare la sua immagine.
Controverso è quindi oggi il giudizio sulla riuscita della Rivoluzione in Nicaragua e ancora più discusso è l’operato di Ortega, nonostante i numerosi murales che è possibile vedere ovunque a Managua (Viva Daniel, Viva la Revolución) o i colori rossoneri del movimento Sandinista presenti in tutto il paese. Ma controverso non è il giudizio su questo album considerato una pietra miliare della musica inglese nonché uno dei migliori prodotti degli anni ’80.
La politica e gli ideali tramontano ma la buona musica sopravvive, sempre…