Rispetto a dieci anni fa, gli stranieri residenti sono triplicati. Mia madre vide per la prima volta un uomo di colore a Londra, nel 1973. La sua figlia più piccola, trent’anni più tardi, sarebbe stata in classe con più d’un compagno proveniente da realtà diverse da quelle nazionali.
Il vantaggio è presto intuibile, combattere il nemico attraverso la conoscenza. E scoprire che non si tratta di un nemico.
Le famiglie composte da stranieri sono dapprima molto diffidenti, poi è difficile che ti lascino andare senza che tu accetti un caffè. Ti raccontano le loro vite che sono spesso separazione, convivenza con la nostalgia dello sradicamento e adattamento all’Eldorado promesso, che all’inizio si palesa con un’amara diffidenza, poi si riscatta con gli anni attraverso le conquiste dei figli. La seconda generazione di immigrati cresce nella meritocrazia dei banchi di scuola, nella parità dell’apprendimento, nella mescolanza delle culture. Nell’allungamento delle radici che attraversano i mari.