All’apparenza, l’unica qualifica necessaria è saper scrivere in stampatello, in realtà il ruolo del rilevatore di censimenti è a metà strada tra lo psicologo e il venditore di tappeti: bisogna convincere a farsi aprire la porta e al contempo garantire che non si ha intenzione di vendere niente. Piuttosto, che rispondere al censimento è obbligatorio e farsi consegnare i questionari a mano è un risparmio di tempo per il cittadino e un guadagno di denaro per il rilevatore (cinque euro e cinquanta lordi per ogni modulo).
Le rassicurazioni pubblicitarie dell’Istat, l’ente casellario per definizione, garantiscono che “l’Italia che verrà parte da qui”, tutti i messi che conducono questa operazione di recupero sono proprio quelli che non partono, ma che rimangono bloccati tra le loro croci e le crocette dentro il quadratino.
Le contraddizioni di questa povera patria hanno nauseato anche gli stomaci di cemento, la burocrazia che regge la macchina del censo è già di per sé il sintomo dell’inceppamento degli ingranaggi, ma pare che il censimento sia utile a orientare le politiche economiche e sociali del futuro. Statisticamente, la stessa probabilità di trovare un quadrifoglio in un prato di gramigna.