Tra le opere minori di Calvino, La giornata di uno scrutatore illumina, tramite il noto garbo della sua scrittura, le contraddizioni che deve assolvere il funzionario pubblico per portare a termine il compito assegnato. Spedito ai seggi del Cottolengo, lo scrutatore osserva: “che questo è solo un angolo dell’immenso mondo e che le cose si decidono, non diciamo altrove perché altrove è dappertutto, ma su una scala più vasta”. Entrare a casa delle famiglie senza invito non è una delle regole della buona educazione che mi hanno insegnato, per questo c’è sempre un certo imbarazzo nel presentarsi al citofono “Sono la ragazza del censimento” “Istat” “Comune di …, rilevatore di censimenti”, e soprattutto mostrare professionale indifferenza di fronte alle vite degli altri che rispondono ad un modulo prestampato in cui sono più frequenti le eccezioni. La scala più vasta prevede un adattamento ad un grande gruppo che annegherà nel calderone dell’altrove, senza che sia prevista l’opzione “non sa/non risponde”, perché la cognizione della propria identità non contempla la variabile dell’incognita.

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