Tavola tratta da Giètz! (1)Nel 1945 a La Spezia arrivano gli Alleati e portano con loro la “nuova musica”: il jazz. Nicola Bertini detto Nico, un giovane trombettista di talento il cui repertorio comprende Bella Ciao, Baciami Piccina e Parlami d’amore Mariù, rimane folgorato dallo stile che gli viene fatto sentire dal capitano Robertson.

Da ammiratore ne diverrà uno degli interpreti migliori e assisterà alla nascita della scuola jazz italiana a cui a più riprese porterà il suo contributo. Giètz! è una cavalcata tra musica e società, uno spaccato dell’Italia (non solo musicale) che copre vent’anni, seguendo il protagonista dalla paura dei bombardamenti nel 1944 fino al destino che lo attende nel 1964.

Dalla provincia più isolata e dalle serate in quel di San Terenzo, Nico passa ai locali di pregio e alla favoleggiata Milano. È grazie all’intercessione della bella Fabiola, moglie di un industriale, che la sua carriera prende definitivamente il volo e lo porta a incrociare la sua strada con quella di nomi mitici della scena italiana, come Piero Umiliani e Piero Piccioni. E addirittura la possibilità di sfondare a Cinecittà sembra concreta. Ma il ragazzo di provincia, che ha una fidanzata incinta che lo attende a casa (e che ignora quale sia la reale complessità del suo rapporto con Fabiola), non riesce a reggere la pressione del successo che gli è capitato forse prematuramente, nè il confronto con un mondo che è così distante dal suo. Poi ci si mette anche la droga, pur se su questo particolare gli autori preferiscono suggerire piuttosto che esibire.

Tavola tratta da Giètz! (2)Rientrato all’ovile, Nico pare aver messo da parte sia i sogni di gloria che la stessa musica, in precedenza sua ragione di vita, ma nel frattempo sono arrivati inesorabili gli anni Sessanta e con essi le nuove speranze degli italiani, la frenesia che anticipa il boom. E anche per Nico arriverà il momento di un incredibile riscatto, sulla scia di quelli che vivevano i protagonisti della coeva commedia all’italiana, ma di proporzioni ben più grandi, addirittura mitiche.

Giètz! è una storia che si legge d’un fiato, che incolla il lettore alle pagine e scorre rapida pur se sapientemente puntellata di stop e rallentamenti che ne spezzano la linearità. Viene il sospetto che la punteggiatura, apparentemente improvvisata perché avara di virgole, sia invece una scelta precisa, per dare un ritmo particolare anche ai dialoghi. Campanella conduce per mano il lettore con grande efficacia e naturalezza, non ci si rende quasi conto che le anonime didascalie contestualizzanti dell’inizio vengono sostituite verso la fine dai pensieri del protagonista.

Molto interessante anche l’utilizzo discreto ma efficace del dialetto e delle espressioni idiomatiche, che contribuiscono a dare delle pennellate realistiche. Anzi, forse si sarebbe potuto spingere più in là in tal senso. Da culto, per gli amanti del genere, le guest appearence di vari jazzisti realmente vissuti, o di personalità che, pur non essendo musicisti, contribuirono allo sviluppo e alla diffusione del jazz in Italia. E del concerto di Duke Ellington a La Spezia nel 1950 anche il profano coglierà la portata epocale e l’importanza per i personaggi.

Tavola tratta da Giètz! (3)Dal punto di vista dei disegni, Pasqualini adotta un registro realistico dall’impianto morbido, quasi languido, in cui dominano i primi piani e i dettagli; nell’impostare la tavola rimane fedele a una struttura a tre strisce con qualche rarissima deroga, ma non priva di virtuosismi: in primis le tavole costruite intorno alla musica (addirittura una doppia tavola onirica alle pagine 54-55), ma anche la sequenza di pagina 62 è una grande prova di utilizzo ragionato della grammatica del fumetto.

La mezzatinta, in prodotti del genere, è quasi un obbligo, ma in questo caso il tono grigio-seppia, che dà volume ai disegni e definisce le sfumature, finisce per rendere meno inciso il tratto di Pasqualini, cosa di per sé non necessariamente negativa (e probabilmente voluta), visto che riesce a dare al fumetto l’atmosfera del ricordo, delle vecchie fotografie sbiadite.

Resta il dubbio, ai profani di jazz come me, se Giètz! sia un biopic o una fiction totale: Nicola Bertini è esistito veramente (o è almeno ispirato a una figura realmente esistita) oppure è solo un personaggio di fantasia? Basterebbe un clic su Google per saperlo, ma preferisco rimanere col dubbio e gustarmi i contorni mitici della sua figura, il suo essere in fondo paradigma di una società catturata in un preciso lasso di tempo.

Tavola tratta da Giètz! (4)La versione di Giètz! che Tunué distribuirà dal 16 febbraio 2012 è, cosa rara e miracolosa nel panorama italiano, una nuova edizione del volume pubblicato originariamente nel febbraio 2010, e che ha vinto il premio come miglior libro di scuola italiana a Romics 2010 (e grazie a Giètz! Pasqualini ha a sua volta ottenuto il premio come miglior disegnatore italiano al Treviso Comic Book Festival). A integrazione del fumetto vero e proprio ci sono gli schizzi preparatori di Pasqualini, interventi di Paolo Fresu ed Elisabetta Umiliani, delle note approfondite da cui si evince l’amore e la competenza di Campanella per l’argomento trattato e anche una bibliografia essenziale.