Martin Scorsese
Titolo italiano: Scorsese. Il bello del mio mestiere
Titolo originale: Scorsese. Mes plaisirs de cinéphile. Textes, entretiens, filmographie
Traduzione: Andreina Lombardi Bom
Curatore: Andreina Lombardi Bom
ISBN: 88-87765-45-6
Anno di pubblicazione: marzo 2002
Pagine: 150
Editore: minimum fax

Descrivere chi per mestiere dirige e produce film è un’ impresa sconsigliabile. Su ogni personaggio del calibro di Martin Scorsese esiste almeno una bibliografia più o meno ufficiale che, a partire dall’infanzia, racconta l’evoluzione del personaggio nel suo momento evolutivo, quindi creativo. Il problema di questi libri è la mancanza di una sintesi che evidenzi ciò che per il soggetto vivisezionato sia da ritenersi realmente importante.

Martin ScorseseDiversa e assai più interessante è una operazione di raccolta di materiali scritti di pugno nel corso del tempo dal regista. Martin Scorsese. Il bello del mio mestiere, pubblicato in Italia da mimimum fax in una nuova ed elegante edizione aggiornata, sceglie la seconda strada per descrivere Scorsese a partire da quanto lui ha detto dei suoi illustri colleghi e amici, oltre che del cinema in generale (visto con gli occhi del cinefilo appassionato e irriducibile). In questa raccolta di saggi e interventi, pubblicati essenzialmente sui Cahiers du Cinéma nel corso degli ultimi decenni, Scorsese passa in rassegna la generazione di colleghi/amici con la quale, a partire dagli anni Settanta, ha condiviso le fortune del cinema come strumento di sperimentazione del proprio vissuto personale. Tutto questo in un’epoca dove la settima arte è diventata un’ essenziale costola del processo di massificazione socioculturale al quale il pubblico viene assoggettato.
Ne emerge l’idea, se non proprio l’immagine, di un uomo profondamente amico di personaggi come Francis Ford Coppola, Brian De Palma, Steven Spielberg, George Lucas e Robert De Niro. Un’ amicizia che nasce non certo e non solo dalla condivisione di una passione, piuttosto dal modo di realizzazione della stessa. Infatti, nella seconda sezione del libro, Scorsese rivela che il suo precoce innamoramento per il cinema coincide con la visione di Stupenda conquista di John Boulting, lungometraggio che ai più dice forse poco, ma che nel 1951 al Festival of Britain narrava la sofferenza di William Friese-Greene, un uomo che verso la fine dell’ Ottocento aveva contribuito all’invenzione della macchina del cinematografo. Sempre in questa sezione, Scorsese commenta l’importanza del cinema inglese e americano per la sua formazione artistica, non risparmiando aneddoti, fatti e desideri mai realizzati che spesso riportano a una dimensione umana l’autore di Taxi Driver (1976) e Toro scatenato (1980).

Robert De Niro in "Toro scatenato"

Infine, Scorsese scrive direttamente del suo lavoro, restituendo al lettore un’immagine di ricercatore appassionato, curioso come lo si è nella prima fase dell’infanzia. Estenuanti ricerche storiche e bibliografiche, sopralluoghi sulle possibili location, la scelta delle musiche e dei costumi e una incredibile, camaleontica capacità di assorbire dal mondo circostante il meglio, per poi filtrarlo all’interno di quei pochi pollici di inquadratura che chiamiamo Cinema.