Autore: Werner Herzog
Curatore: Paul Cronin, Francesco Cattaneo
ISBN: 978-88-7521-228-5
Anno di pubblicazione: luglio 2009
Editore: minimum fax
Il cinema di Werner Herzog inizia in una stanza ristretta a Monaco di Baviera, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. In questi pochi metri quadrati, condivisi con l’intera famiglia, il giovanissimo Werner impara l’arte della concentrazione e sviluppa quell’attitudine all’osservazione che, attorno agli anni Sessanta, lo imporranno come faro del “Nuovo cinema tedesco”.
In Herzog, un intreccio inscindibile tra biografia personale, irrefrenabile voglia di scoprire e cinema inteso come mezzo di comunicazione sociale si struttura proprio nel periodo della prima infanzia; in una Germania post-bellica, ma ancora non del tutto post-nazista.
In questo libro-intervista di Paul Cronin Werner Herzog. Incontri alla fine del mondo, l’autore che aveva ripreso il Nosferatu di Wilhelm Murnau, aveva scalato una montagna per issare una barca in Fitzcarraldo e aveva tradotto in immagini la storia del forzuto Zishe Breitbart in Invincibile, racconta se stesso e il suo complesso percorso artistico.
Ne viene fuori un ritratto del regista privo di quel misterioso alone di pazzia esoterica che lo aveva avvolto per tanti anni, il che lo riconsegna alla storia del cinema come cineasta particolarmente attento allo scavo sociale e in certi casi antropologico. Il percorso di oltre 300 pagine segue pressapoco la sua filmografia, investigata a partire dal legame di questa con la sua vita di esule non per cause di forza maggiore, ma per scelte personali e consapevoli.
Dalle risposte alle domande di Cronin, si comprendono i motivi che hanno portato Herzog a orientare i suoi interessi verso un cinema documentaristico, diventare produttore di se stesso contro il provincialismo del cinema tedesco e, in definitiva, disarticolarsi dal cinema hollywoodiano, che pure lo aveva corteggiato.
Herzog sembra costantemente alla ricerca di luoghi adatti all’uomo e in grado di descrivere quel paesaggio utopico che deve essere fine e mezzo del cinema. Per questo, nelle sue pellicole il sottofondo naturale rimane sempre il contesto, la scenografia si potrebbe dire, piuttosto che i personaggi o i protagonisti delle storie da lui raccontate. L’incredibile sensazione di una natura qualche volta piena di vita e forza (Fitzcarraldo), ma anche in situazione di coma eterno (Aguirre, furore di Dio), caratterizza fortemente la filmografia del maestro bavarese. In questa lunga e meticolosa intervista tutto ciò emerge prepotentemente, né mancano le celeberrime prese di posizione contro l’imperialismo e la crudeltà dell’uomo in genere, oppure il disprezzo per il teatro «deludente e rivoltante», perché colmo di enfasi drammatica poco realistica.
Infine, non mancano nemmeno i ritratti di collaboratori o amici del grande cineasta (Klaus Kinski, Beate Mainka-Jellinghaus, Reinhold Messner o Lotte Eisner), raccontati per il contributo che questi hanno dato alla sua crescita artistica. Insomma, un volumetto assolutamente imperdibile tanto per gli amanti di Herzog, quanto per chi desiderasse compiere un particolare viaggio attraverso la storia del secondo dopoguerra attraverso i suoi occhi autarchici, eccentrici, ma sicuramente acuti come quelli di pochissimi colleghi della stessa generazione.