Titolo italiano: Fare un Film
Titolo originale: Making Movies
Traduzione: Cesare Petrillo
Prefazione: Ethan Hawke
ISBN: 978-88-7521-268-1
Anno di pubblicazione: luglio 2010
Pagine: 260
Editore: minimum fax
Sidney Lumet non è sicuramente annoverabile tra i più grandi registi della storia del cinema, diciamo che sta un gradino sotto gente del calibro di Alfred Hitchcock, Akira Kurosawa, Orson Welles o Stanley Kubrick. Ad ogni modo, ben pochi suoi colleghi possono vantare la direzione consecutiva di quattro capolavori come Serpico (1973), Assassinio sull’Orient-Express (1974), Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) e Quinto potere (1976). Nel giro di quattro anni Lumet si è ritagliato a pieno titolo il suo posto nella storia del cinema e un Oscar alla carriera nel 2005.
Fare un film, scritto direttamente da Lumet, è un lungo e articolato diario di bordo su come il regista di Filadelfia lavorava, ovvero su come sia possibile coordinare tutte le variabili che intervengono nel corso della realizzazione di un lungometraggio. Lumet avverte subito che quel lungo processo che parte con la difficile scelta di un soggetto, il reperimento dei fondi di produzione, la realizzazione e il complesso lavoro di post-produzione e distribuzione è qualcosa influenzato da troppi fattori per poterne scrivere un manuale in senso stretto. Per questo motivo, Lumet dedica a ogni fase della lavorazione di un film una sezione apposita, senza cedere alla tentazione di fare dell’inutile gossip sul suo lavoro.
Il libro è diviso in quattordici, agili capitoli che spaziano da considerazioni sulle ragioni per cui Lumet accettava o meno una sceneggiatura alla complessa fase di distribuzione nelle sale, passando per il ruolo degli attori nell’economia generale di un film, il lavoro giornaliero, la scelta delle musiche, il montaggio. Non mancano affatto, in questa brillante autobiografia artistica, riferimenti alle problematiche specifiche di questo mondo abitato da produttori e finanziatori che poco o male s’intendono di macchine da presa, scenografie e costumi. Lumet descrive quell’universo di operatori che ruotano attorno alla “creatura”, ovvero la prima copia di un film.
Sicuramente un libro da leggere tutto d’un fiato, perché è una delle più lucide testimonianze sul mestiere del regista da parte di un importante cineasta americano, con un’estetica e una raffinatezza che lo avvicinano molto più al nostro cinema degli anni Settanta, piuttosto che alle produzioni hollywoodiane.