Carmen 2010 | Atto III - Carmen (Anita Rachvelishvili) Don José (Marcelo Alvarez)Il mezzosoprano georgiano Anita Rachvelishvili non ha ancora un profilo sulla nota enciclopedia online Wikipedia, ma questa lacuna sarà colmata ben presto [infatti, ndr], perché stiamo parlando di una delle più importanti promesse della lirica mondiale.
Lanciata dalla Scuola del Teatro alla Scala di Milano, il giovanissimo mezzosoprano georgiano (che da come l’impressione di potersi cimentare pure in partiture più elevate), debutta l’anno scorso in Carmen e, attesissima, si presenta per la sua prima “outdoor” nell’anfiteatro veronese, dove Toscanini suggeriva di giocare a bocce, piuttosto che cantare. Anita sembra in piena forma sia dal punto di vista vocale sia da quello estetico, che in era di televisioni e contratti pubblicitari non guasta affatto. Al suo fianco troviamo un Don Josè interpretato da Marcello Alvarez che quando è al suo meglio ha la capacità di farti venire i brividi, come in effetti a molti è capitato l’altra sera.
Anita ha una voce morbida e perfettamente appoggiata, nonostante la sua giovane età, capace di acuti ben al di sopra di quanto viene normalmente richiesto ai mezzosoprani, inoltre, si muove sul palco in modo talmente sensuale ed estroso da indurre lo spettatore a valicare le barriere che lo dividono dal palco. Alvarez paga una certa discontinuità, ma regala momenti ineguagliabili, per via di qualità vocali che oggi non si sentono facilmente in giro. In particolare, il duetto con Micaela “ La fleur que tu m’avais jetée” scalda quella metà del pubblico femminile emotivamente indifferente alle avvenenze della bella georgiana. Silvia Della Benetta è una Micaela, come dicono i saggi, “da rivedere”, nel senso che pare dotata di ben altri mezzi rispetto a quanto mostrato. Il toreador Escamillo ha la voce di Mark S. Doss, ma non certo la verve necessaria per interpretare un personaggio che necessariamente deve esprimere una grande varietà ed estensione vocale, decisamente lacunosa in Doss. Regolari gli altri interpreti.

Quello che si rileva è un inspiegabile calo di pubblico in occasione della prima della Carmen di Bizet: opera lirica di maggior impatto dal punto di vista ludico, ma poco e male apprezzata dal pubblico italiano e in particolar modo veronese. Ridotto è anche l’apparato scenografico, rispetto all’anno scorso, almeno ciò appare a prima vista. Collaudatissimo allestimento, che da ben quindici anni gira il mondo, la Carmen di Zeffirelli ha riscosso tanti consensi quanto critiche, per via dei suoi costumi fastosissimi curati da Anna Anni e a proposito delle coreografie pirotecniche del bolzanino-madrileno El Camborio, collaboratore storico di Zeffirelli regista teatrale e cinematografico. “Last but not least”, come dicono gli inglesi, menzione speciale per l’affascinante direttore bulgaro Julian Kovatchev, ovvero ultimo direttore d’orchestra premiato personalmente dal maestro Herbert von Karajan in occasione dell’ultimo omonimo concorso da lui stesso diretto. La sua direzione è limpida e capace di posare l’accento nei momenti di maggiore espressività dell’opera. Le due celeberrime arie “Et tu lui diras que sa mère” e  “Je dis que rien m’épouvante” scatenano gli applausi della folla, che sembra accorgersi della bravura di questa stella mondiale della musica classica

Carmen 2010 | Atto I - Zuniga (Manrico Signorini) Micaela (Silvia Dalla Benetta)

Quinto e ultimo titolo della stagione areniana, come già detto e ridetto in tutte le salse, interamente dedicata al maestro franco Zeffirelli, Il Trovatore di Giuseppe Verdi, a detta di molti e anche nostra, lo spettacolo più riuscito di questa ultima stagione. Le scene sono maestose ma prive di quegli eccessi che spesso rendono gli allestimenti del “toscanaccio DOC”  un vero grattacapo per i coreografi e gli assistenti alle scene. Infatti, si ha come l’impressione che questo Trovatore sia stato preparato in modo approssimativo e il sospetto aumenta in coincidenza di rocambolesche entrata ed uscita di scena da parte di comparse apparse alquanto spaesate. Come sempre, ci sono troppe persone quando a dirigere c’è Zeffirelli e non si capisce proprio il motivo di tutto questo bailamme che, oltretutto, disturba tanto i musicisti quanto i cantanti.

Notevole comunque l’impatto visivo delle tre grandi torri diroccate affiancate da quattro statue di guerrieri in posizione da combattimento. La torre centrale è quella attorno alla quale si snodano i cambi di scena; prima diventando una chiesa, poi nel carcere che custodisce Azucena e Manrico.  Raimonda Gaetani ci mette del suo arricchendo e appesantendo i vestiti di scena dei cantanti, in una serata che già di suo invita a spogliarsi piuttosto che vestirsi.

Dal punto di vista della musica, che ormai sembra interessare poco il pubblico, questo applaude appena quella cessa o un cantante chiude un secondo la bocca. Infatti, alla direzione troviamo un infastidito (e qui gli diamo ragione) Marco Armiliato. Già sembra nella sua indole scegliere tempi diciamo “rilassati”, in più un gruppetto di scalmanati non fa altro che dimenarsi sugli spalti, come se si trattasse di una partita di tennis, dove devi applaudire ad ogni punto. Appunto, gli spalti, vuoti in più punti; troppi per essere metà agosto. La crisi economica fa sicuramente la sua parte, anche se pare più evidente che il bacino d’utenza, quello che i manager chiamano “parco clienti”, subisca un ovvio restringimento in conseguenza di scelte artistiche monotone e ripetitive. Per la prossima stagione la Fondazione Arena è corsa ai ripari, allestendo il cartellone più popolare che si potesse immaginare, ovvero La Traviata, Il Barbiere di Siviglia, La Boheme, il Nabucco e Romeo e Giulietta e, ovviamente, Aida.

Carmen 2010 | Atto II - Remendado (Luca Casalin) Mercedes (Cristina Melis) Zuniga (Manrico Signorini) Frasquita (Carla Di Censo) Dancairo (Fabio Previati)

A parte questo, Armiliato è abile nel dirigere i cantanti e l’ orchestra dell’Arena in una delle opere forse meno riuscite di Verdi. Tra i cantanti, emerge su tutti la Leonora del soprano americano Sondra Radvanovsky, completamente a suo agio in particolare nella celebre aria “D’amor sull’ali rosee”. Ricoperta a più riprese dagli applausi del pubblico, sembra visibilmente commossa nel corso della passerella finale. La sua è una voce decisamente ricca di armonici, calda e sicuramente sensuale, quindi particolarmente appropriata nelle partiture verdiane zeppe di lunghe frasi. Marcelo Alvarez è un Manrico poderoso, solare nella voce, importante nel portamento che esprime il meglio una volta rinchiuso in prigione, quando è chiamato a duettare. Insomma, difficile dire se Alvarez sia meglio qui o nella Carmen, ma forse poco importa, data l’impossibilità a trovare in giro di meglio. Dmitri Hvorostovsky è il Conte di Luna più nobile che sia passato per l’Arena negli ultimi anni. In occasione dell’ultima del Trovatore in terra dei Cangrande, era il 2003, questo ruolo venne interpretato da Roberto Serville, successivamente “contestato” da Daniel Oren. Quindi, c’era una certa attesa per la copertura di questo delicato ruolo. Ad ogni modo, al di la di una presenza scenica notevole, Hvorostovsky non riscuote più che un doveroso applauso.

Carmen 2010 | Atto I - Micaela (Silvia Dalla Benetta) Don José (Marcelo Alvarez)La stagione si conclude quindi tra gli applausi del pubblico, che si riversa nelle strade di Verona, città affascinante ad ogni ora del giorno e della notte, ma a chi scrive vien da riflettere sulla progressiva e costante diminuzione degli spettatori paganti che tutte le fonti sembrano confermare. Non ci sono certo ricette miracolose, non ci sono soluzioni che qualcuno tiene per chissà quale motivo nel cassetto, ma forse solo una amara considerazione. Il Melodramma, quella splendida creatura tutta italica che tutto il mondo ci invidia, sente inesorabilmente il peso del tempo.

Ha l’aria di essere un Circo di animali vecchi e lenti,  una compagnia di clown senza smalto o una squadra di trampolieri ormai incapaci di mirabolanti esibizioni. Pochissimi giovani frequentano l’Arena di Verona, a meno che ad esibirsi siano Ligabue, Zucchero o Vasco Rossi. Pochissimi giovani conoscono questo grande repertorio italiano che tra la metà dell’ottocento e il primo novecento ha monopolizzato la scena artistica internazionale. Tutto questo in attesa del 2011, centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, senza sapere da cosa e da chi questa penisola è (ancora) Unita!