Si è da poco conclusa la quinta edizione di Catodica, la rassegna internazionale di video art, capace di rinnovarsi ancora. Promossa dall’Associazione culturale Fucine Mute, e curata da Maria Campitelli, si è svolta tra il 21 gennaio fino al 15 febbraio affiancandosi, come nelle precedenti edizioni, al Trieste Film Festival. Ha fruito però di una nuova sede, la Stazione Rogers, in Riva Grumula 14, nuovo spazio della cultura contemporanea sorto a Trieste dalla riconversione di uno storico distributore di benzina tramutato in distributore, appunto, di cultura. Ma una presenza rappresentativa al Tearo Miela, epicentro del Film Festival (quest’anno contratto negli spazi per implacabili riduzioni) è stata comunque garantita, con un grande monitor che ha accolto in loop alcuni dei video presentati nello spazio principale. Inoltre, a seguito di questo spostamento, Catodica si è estesa al Miela fino al 28 gennaio permettendo ai suoi fan una più comoda ed esaustiva lettura dei numerosi lavori in rassegna. E il 28 gennaio, ha offerto ancora una variante, presentando presso gli spazi dell’EtnoBlog di Trieste il concerto di Mira Calix.
Programma, dunque, nutrito e come sempre variegato per l’immagine di sintesi in movimento che continua ad interessare artisti e creativi di tutto il mondo, per il sempre più facile accesso alle tecnologie digitali e per la consonanza delle modalità del racconto, sia pur breve, che si svolge nel tempo con le esigenze espressive attuali. Una consolidata espansione dell’antica mira del quadro in movimento, già cavalcata agli inizi del secolo scorso, dal cubismo e dal futurismo, e sfociata innanzi tutto nel cinema e di seguito, con l’avanzare delle tecnologie elettroniche, nella video-art appunto che conosce ormai un percorso di cinquant’anni, tra continue sperimentazioni ed aggiornamenti.
Il programma di quest’anno ha compreso svariate presenze artistiche e svariate direzioni tematiche che hanno riflesso personali considerazioni sulle cose del mondo, sulle contraddizioni e le incertezze che tutti viviamo.
Vi ha predominato uno sguardo sul corpo, sulla sue espressività individuale e collettiva (v. le corpografie riprese nel Nord Corea da PierPaolo Koss). Ci sono state tre presentazioni più articolate, con più video per ciascun autore, in modo da ricavarne un’idea più approfondita: il macedone Robert Gligorov, da tempo operante in Italia, con Mammut, ossia 10 video accorpati in un unico lavoro che testimoniano, con un immaginario esplosivo, la sua amara visione del mondo e dell’attuale società, PierPaolo Koss, dalla spettacolare tendenza performativa, dove il corpo appunto gioca un ruolo determinante, Alessandro Amaducci (già presentato in Catodica), spericolato e ben consapevole autore di scenari apocalittici. C’è poi stato un gruppo di video provenienti dall’Albania, con il concorso della curatrice Suzana Varvanica, che ci hanno parlano della straordinaria vitalità creativa degli artisti balcanici; un folto gruppo di giovani e meno giovani artisti italiani (anche con apporti nostrani) e stranieri, tra cui vorrei ricordare “Time to become Poets” dello sloveno Mark Pozlep, poetica revitalizzazione di un teatro abbandonato a Marsiglia. Abbiamo altresì proposto in un blocco unitario i video scaturiti dal progetto, ancora in atto, “La città radiosa” , promosso dal Gruppo 78.
La rassegna si è arricchita inoltre dell’importante collaborazione con la sezione Musica e Nuove tecnologie del Conservatorio di musica Tartini guidata dai professori Paolo Pachini e Pietro Polotti, con la produzione di sperimentazioni sono-visive di allievi e diplomati che sfoceranno, il giorno dell’inaugurazione in avveniristiche dimostrazioni interattive tra luce-suono-immagine.
L’inaugurazione ha visto anche la fulminea e dirompente performance del Gruppo Sinestetico che ha proposto, con divertita nonchalance, l’inquietante “Anche le parole uccidono”. E le video performance coronano anche la serata terminale. Un gradito ritorno di Guillermo Giampetro con Benny Hill Codex, terza parte di una trilogia di cui già abbiamo conosciuto le prime due, Tip Tap e Index. In questa parte Giampietro ha trattato l’elaborazione di un codice formale che si scontra con se stesso nel percorso inverso della sua derisione.