Due ben noti voli delle Iene abbandonano la tv per portare sui palchi dei teatri nazionali La passione secondo Luca e Paolo di Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Martino Clericetti e Michele Serra con la regia di Giorgio Gallione.
La locandina dello spettacolo contiene già gli elementi del progetto: i caratteri cubitali di “passione” e di “Luca e Paolo” evocano chiaramente un contesto evangelico, mentre i profili beffardi dei celebri interpreti ricordano la loro più grande forza: l’ironia. Chi però si aspetta una dissacrante versione teatrale de Le iene, non ha fatto i conti con le origini delle star: Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu provengono infatti dal teatro e, proprio grazie al teatro, i due si sono conosciuti (1991) e hanno cominciato ad esibirsi; la tv è venuta dopo, dopo anni di gavetta, dopo l’esperienza frizzante del cabaret dei Cavalli Marci.
E dopoil giro sulla giostra della notorietà, eccoli nuovamente a teatro. Dal palco, sul quale indubbiamente sanno stare, il coinvolgimento è garantito con simpatia e professionalità. Del resto chi non li amati in questi anni? Ma quanti si sarebbero aspettati che le due macchiette di Camera Caffè si mettessero a scrivere un testo teatrale? Per di più ambientato sul Golgota? Anche in questo caso, i diplomi rilasciati dal Teatro Stabile di Genova lasciano il segno e permettono al pubblico di apprezzare lo spessore culturale dei due artisti.
L’atmosfera a inizio spettacolo è niente po’ po’ di meno che quella del teatro dell’assurdo di Beckett: Luca e Paolo vestono, infatti, i panni dei ladroni e attendono l’arrivo di un misterioso terzo condannato. Come in Aspettando Godot, l’attesa si prolunga dando modo ai protagonisti di dialogare; la discussione cade sulle tematiche che qualsiasi condannato a morte solleverebbe: la vita, il trapasso, l’aldilà. Il tutto condito dalla credenza che la vita dell’uomo sia apparentemente senza senso e senza scopo, e da un pizzico di incomunicabilità e di crisi di identità che si rivelano nelle relazioni fra gli esseri umani.
La nota dell’assurdo viene ripresa anche dalle scene di Guido Fiorato che sedimentano nello spettatore l’irreale percezione di un tempo senza tempo, fino a trasformarsi in un vero e proprio quadro del maggior esponente della pittura surreale: René Magritte. L’accostamento quanto mai azzeccato svela la presenza dell’abile zampino di Gallione, che ama insinuare dei dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso (ne è un esempio l’allestimento de Il bar sotto il mare di Benni, nel quale personaggi irreali diventavano reali uomini d’ogni giorno). Alla stessa stregua, il testo de La Passione secondo Luca e Paolo allude al Tutto, nel senso di realtà e di vita, come Mistero, nel senso di irreale e di aldilà, ma non lo definisce.
In ogni caso, per la coppia di attori, Beckett non è abbastanza: il teatro dell’assurdo, infatti, non è che l’inizio. Chiamando in causa anche il musical, Luca e Paolo si trasformano in grotteschi e volgari scarafaggi che deridono l’inutile ricerca degli uomini sul senso della vita. Tornano quindi all’approccio televisivo con un gioco a quiz che coinvolge Dio stesso e che sottolinea l’ineluttabilità dell’esistenza. Ma ancora non si fermano: fanno scendere angeli giudici, discutono i dieci comandamenti, commentano funerali, finché, in questo turbinio crescente, crollano le pareti e i due ladroni si rendono conto di aver guardato tutto il tempo dalla parte sbagliata.
Il cerchio si chiude, lo spettacolo giunge al termine. Peccato che tra tutti questi inserti si siano dimenticati della besciamella. Cosa c’entra la besciamella? Be’, ogni pasticcio che si rispetti, per permettere agli ingredienti di amalgamarsi bene assieme ne ha inevitabilmente bisogno.