Cado dalle nubi, regia di Gennaro Nunziante, nelle sale in 430 copie e già campione d’incassi, segna il debutto cinematografico di un personaggio noto: Luca Medici, in arte Checco Zalone. L’occasione segna anche il debutto editoriale del personaggio, con un libro pubblicato da Mondadori che contiene il cd con la colonna sonora del film e un manualetto intitolato: Come raggiungere l’acne del successo. Ma per Luca Medici c’è anche un altro esordio: il primo bacio cinematografico, quello dato a Giulia Michelini che interpreta Marika nel film.
In pochi lo sanno, ma in barese il cozzalo è il cafone e il nome d’arte Checco Zalone si trasforma in un’esclamazione: Che gran cafone!. Una chicca che rende ancor più esilarante un personaggio che non le manda a dire a nessuno. Il film, infatti, arriva a coronare un periodo d’oro, iniziato a Zelig qualche anno fa, che non ha conosciuto interruzioni sin da quando Siamo una squadra fortissimi, controinno dei Mondiali 2006, ha scalzato persino l’inno ufficiale, quello dei Pooh.
Da lì in poi Luca Medici, esilarante anche quando non vuole esserlo, non si è fermato. Un paio di cd musicali e tour infiniti con la band dei Mitili ignoti. Per non parlare delle imitazioni: da quella di Carmen Consoli fino a Giovanni Allevi, Jovanotti, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ed Eros Ramazzotti. È la musica, mescolata all’attualità, la sua principale fonte d’ispirazione. Ultima in ordine di tempo una Marinella di De André trasformata nella canzone di Patrizia D’Addario che, andata in onda su Mediaset, non poteva che portare con sé qualche polemica politica. Ma se più di qualcuno lo vorrebbe a capo di un partito d’opposizione, lui proprio non ci sta. E affronta il problema con la leggerezza, l’ironia e quel tanto di volgarità che gli appartengono.
Prendere per culo Berlusconi – dice – è un dovere morale per ogni comico che si rispetti. Adesso, però, dovrò fare qualcosa sulla sinistra per pareggiare i conti, per convincere tutti che la mia non è e non vuole essere satira politica.
Lasciata da parte la fantapolitica, le energie di Luca Medici si sono concentrate sul cinema, con una storia che è anche l’autobiografia del suo personaggio: questo Checco sgrammaticato che parte da Polignano a Mare per Milano con la chitarra e il sogno di diventare un cantante di successo. In città, questo tamarro dal cuore buono dovrà confrontarsi – e lo farà nella sua maniera politicamente scorretta – con cose mai viste: il razzismo leghista, un cugino gay e l’amore per una ragazza che mette tutti i congiuntivi al posto giusto. Il risultato? Un film che nella prima settimana di programmazione ha scalzato dalla vetta delle classifiche persino gli amatissimi vampiri di New moon. Luca ringrazia e annuncia un futuro nel cinema.
Valeria Blanco (VB): Per la tua comicità sono stati fatti paragoni illustri, come quello con Borat di Sascha Baron Coen. Ti ci ritrovi?
Luca Medici (LM): Borat mi è piaciuto molto. La mia è una comicità più edulcorata, con meno scene di nudo, meno volgare, però la matrice è la stessa. L’ironia nasce dal fatto che Checco è un puro, un naif, uno che il male nemmeno lo vede ed è politicamente scorretto senza accorgersene.
VB: Il successo è arrivato grazie a imitazioni televisive che vanno dritte al punto debole del personaggio e possono, a volte, risultare cattive. Qualcuno ti ha mai tolto il saluto per questo?
LM: Ho incontrato solo Jovanotti, con cui ho duettato sul palco, e non se l’è presa. Giuliano Sangiorgi dei Negramaro l’ho incontrato una volta in aeroporto. Mi fece i complimenti e io gli promisi che lo avrei paraculato. Poi, però, non l’ho più visto. Che se la sia presa?
VB: E Ramazzotti? Con lui hai puntato tutto sul matrimonio naufragato con Michelle Hunziker…
LM: Quella è satira di costume: Eros ha accompagnato un’intera generazione con le sue delusioni d’amore. Se abbia visto l’imitazione e se gli abbia dato fastidio non lo so, io frequento i bar di Capurso, mica il jet set.
VB: Nella tua ultima apparizione televisiva si è visto Dante Alighieri recitare i versi di Zalone. C’è una persona che, per timore reverenziale, non dissacreresti?
LM: No, tant’è che prendo in giro persino Vasco Rossi che, musicalmente parlando, per me è Dio.
VB: La nuova sfida, ora, è il cinema. La storia è quella della scalata verso il successo di un personaggio che, senza offesa, si può definire mediocre. Una critica al panorama della Tv di oggi?
LM: Nelle ultime settimane sono stato ospite in diversi programmi, anche nei talent show. Dal di fuori pensavo che le liti e gli atteggiamenti divistici fossero solo scene, invece mi sono accorto che è tutto vero. Concorrenti e conduttori si prendono troppo sul serio, mentre dovrebbero mettere un po’ più di ironia in quello che fanno. La grande Maria (De Filippi, ndr) ha un atteggiamento più giusto, forse perché meno preoccupata degli ascolti.
VB: Ma c’è anche la Tv ironica. Dario Vergassola, ad esempio, ti definisce il suo erede e vorrebbe averti ospite sul divano di Parla con me.
LM: Sono lusingato, lo adotto subito come de cuius. La prima cosa che mi ha fatto ridere di cuore, da bambino, è stata la sua canzone Mario. Sul divano ci andrei volentieri, ma al prossimo film: per questo sono ormai stato dappertutto.
VB: Già si parla di nuovo film. Un futuro nel cinema, quindi?
LM: Il cinema ha tempi dilatati, mi fa lavorare più tranquillo, lo preferisco. Non si direbbe, ma sono emotivo. La Tv e il teatro mi mettono in tensione e spesso, prima di salire sul palco, maledico questo mestiere e vorrei aver scelto di fare l’impiegato. Prima di fare annunci, però, aspetto di vedere come andrà il film.
VB: Paura del verdetto del botteghino?
LM: Un po’. Il fatto è che io vado forte sul gratis, cioè in Tv e su Youtube, ma non so se la gente sarà disposta a pagare sette euro per vedermi, anche se tutto quello che c’è nel film è materiale nuovo, mai visto prima in televisione.
VB: C’è anche un pezzo forte, un nuovo tormentone sul genere di Siamo una squadra fortissimi?
LM: C’è una canzone di cui sono molto orgoglioso, si intitola I uomini sessuali. È pura poesia, mi aspetto il Premio Tenco.
VB: Il tuo successo è arrivato con l’inno dei Mondiali. Cosa tirerai fuori per quelli dell’anno prossimo?
LM: Mi lascerò guidare dall’ispirazione del momento, spero che qualcuno rubi come all’epoca di Moggiopoli. Intanto, però, da buon barese vorrei fare un appello a Lippi perché convochi Cassano, l’unico che può restituire al calcio la dimensione romantica che sta perdendo.
VB: Il film è girato in parte in Puglia. Com’è rappresentata la regione nel film?
LM: Non si vedrà una terra di degrado, ma la splendida patria di un cozzalo romantico. Sono molto legato alla mia città, Capurso, e al Salento. Mio nonno era il capostazione di Alezio e papà mi porta, una volta l’anno, a vedere i luoghi della sua infanzia. Lui si commuove sempre, io ho pianto solo la prima volta che ho visto la vecchia casa del nonno, quella sopra la stazione.
VB: Torniamo al primo bacio dato per finta. Come l’ha presa Mariangela, la tua fidanzata?
LM: Imbarazzante, anche perché mi hanno dovuto spiegare alcuni dettagli tecnici del bacio cinematografico. Poi, io sono un uomo fortunato: proprio nel giorno in cui dovevamo girare quella scena, la mia ragazza, che non era mai venuta prima, si è presentata sul set. Per sdrammatizzare, ho chiesto a un amico di scattarle una foto nel momento del bacio: la sua faccia ora è diventata lo sfondo del mio pc.
VB: È molto gelosa?
LM: Il giusto, ma voglio dirle che può stare tranquilla: Giulia Michelini non rispecchia i miei canoni di bellezza. Io amo la donna modello mediterraneo: per me quelle col seno al di sotto della terza misura sono affette da una grave patologia.