Titolo: Dizionario di letteratura a uso degli snob — E (soprattutto) di coloro che non lo sono
Autore: Fabrice Gaignault
Anno di pubblicazione: 2007 (prima ed. italiana 2008)
Titolo originale: Dictionnaire de littérature à l’usage des snobs et surtout de ceux qui ne le sont pas
Traduzione: Silvia Maria Cristina Calandra
Editore: Excelsior 1881
Collana: Dettagli
Pagine: 232
Prezzo: 15,50 Euro
ISBN: 9788861580817
Paresseux (Le) Giornale culturale che esce solo quando ne ha voglia. Apparentemente è da parecchio tempo in coma profondo, con gran disperazione degli snob letterati, che ne apprezzavano sia i sommari, piuttosto eccentrici, sia la discontinuità dell’uscita.
Fabrice Gaignault, Dizionario di letteratura a uso degli snob
Dopo il Dizionario snob del rock e il Dizionario snob del cinema, Fabrice Gaignault ricade nel vizio, regalandoci il Dizionario di letteratura a uso degli snob — e il sottotitolo insiste — e (soprattutto) di coloro che non lo sono. Con questo titolo dal sentimento flaubertiano, da subito ci viene suggerita la tonalità arguta dell’opera dove, ad un’affettata serietà data dal termine “dizionario”, si contrappone un sottotitolo giocondo. Tanto da chiedersi: ma a chi è rivolto questo dizionario? O meglio: chi sono gli snob? La risposta ce la suggerisce Gaignault nella prefazione all’opera: la parola snob, probabilmente, deriva dall’abbreviazione di sine nobilitate, termine che un tempo a Oxford indicava gli studenti privi di titoli nobiliari. Questi studenti imitavano il modo di vivere degli aristocratici, atteggiandosi in maniera ricercata e disprezzando le classi inferiori. In questo libro ad essere “senza nobiltà” sono gli autori che non hanno ricevuto riconoscimenti, o non sono stati universalmente apprezzati. E per traslazione, l’espressione “snob” viene anche attribuita al lettore che per motivi personali nutre una grande passione per questi scrittori semisconosciuti, ritenendoli superiori ad altri letterati comunemente premiati, elevandoli nel pantheon delle lettere.
Lo snob letterario, quindi, è colui che, per motivi personali, nutre una grande passione per un autore semisconosciuto, ritenendolo superiore ad un altro scrittore universalmente premiato o apprezzato. Questo tipo di lettore si pone al di fuori di stretti accademismi, e si allontana dai testi definiti classici — troppo spesso utilizzati e interpretati per perpetuare e consolidare una classe, sia essa la classe sociale con i suoi usi e costumi, o la classe scolastica con i suoi programmi ben definiti. Trova invece un immenso piacere nel leggere, nel conoscere, e soprattutto nel vantarsi di rendere noti autori che, considerati “minori”, crede erroneamente sottovalutati, facendosi portatore di conoscenze nuove e diverse. Vittima di una grave forma di biblio-follia, il lettore snob è un fanatico della letteratura, e non sopporta che qualcuno ne sappia di più nel campo da lui amato — ma sempre senza mai prendersi troppo sul serio.
È proprio la leggerezza un po’ kitsch, senza un serio intento didattico, lo stile de-scrittivo di Gaignault, il quale tratteggia con leggerezza le vite di questi ricercati artisti, mettendo in evidenza lati caratteristici e sfumature torbide, vizi coloriti e gossip stuzzicanti. Utilizzando termini veloci e accostamenti improbabili, Gaignault riesce a provocare spostamenti e condensazioni esilaranti, dà vita a una sfilata di maschere che indugiano nella memoria grazie alle loro passioni e diventano personalità di culto.
Simbolo e metafora del sentimento snob è la semioscura figura dello squilibrato Frederick Rolfe, detto “Baron Corvo”, il quale ”non appena riceve una forte somma di denaro, acquista una gondola e percorre i canali di Venezia disteso su pelli di leopardo e di lince, fumando sigarette che si fa fare appositamente dal Montenegro. E così che a John Cowper Powys accade di incontrare ‘un equipaggio galleggiante che assomigliava alla barca di Cleopatra, o forse a quell’imbarcazione, spesso rappresentata sui vasi greci, che trasportava il grande dio Dioniso nel suo viaggio trionfale’. Rimasto al verde, il ‘barone’ deve accontentarsi di dormire sulla gondola, assediata la notte da granchi e topi”.
Lo scritto si presenta con una tipica struttura da abbecedario: dalla A dell’Abate Mugnier soprannominato il “confessore delle duchesse” nei salotti parigini primi Novecento; alla Z di Fritz Zorn autore dell’indimenticato Marte: il cavaliere, la morte, il diavolo. All’interno, luoghi e termini vicini alla letteratura e autori più o meno famosi. È d’obbligo citare il massimo esponente dello snobismo belle époque, Marcel Proust: il maestro di cerimonia annuncia gli invitati che precedono e quelli che seguono, ma è tanto gentile da non dilungarsi su se stesso (1871 — 1922).
Ricca e varia è la presenza di manipoli di dandies fin de siècle, più simili a fuorilegge che a letterati, come la coppia di amici Huysman e Lorraine — quest’ultimo sfidò a duello il prima indicato Proust, forse per una recensione maligna di Les plaisirs et les jours, o probabilmente per gelosie d’amore, ma la sfida non avvenne. Numerosa è anche la presenza di scrittori “maledetti” un po’ più moderni, come i componenti della Beat Generation: Burroughs, Kerouack, Ginsberg “il trio infernale del movimento beat”.
Il bel paese è rappresentato da molti elementi, tra cui: Alberto Arbasino, “in grado di citare nella stessa frase e in maniera del tutto convincente Rita Hayworth e Lev Trockij”; Ennio Flaiano, “il più attento (e crudele) cronista delle notti scatenate dei festaioli in Vespa di via Veneto”; il Gruppo 63 “associazione tanto leggendaria quanto effimera, formata da una manciata di giovani transalpini in lotta”.
Una nota curiosa: il libro è ricco di refusi e sbagli grossolani. Per esempio: la voce “Cocaina” è tagliata, e non si incastra con la sua continuazione nella pagina seguente. Sono dettagli balzani che rendono l’opera ancora più eccentrica.
Con la premessa che nello scritto c’è tanta Francia, si consiglia l’opera agli amanti della letteratura (ad eccezione dei boriosi saccenti che additerebbero errori e mancanze), i quali, tra le pagine, potranno scoprire autori, curiosità e opere poco conosciute in Italia. E rivedere volti passati raccontati con nuova lena… Senza contare l’immenso piacere che si prova nel vedere un “proprio” autore annoverato nel club.