La fiera del fumetto Lucca Comics & Games di quest’anno ha contato circa 130.000 presenze e qualcosa come 150 novità editoriali, confermandosi come il principale evento del settore. Quattro giorni di appuntamenti, eventi, e incontri con grandi nomi nazionali e internazionali. Da Leo Ortolani a John Romita Jr., da Jean Van Hamme a Paco Roca. Assente illustre: il celebre regista Dario Argento, attesissimo dai suoi fan e da un autore che al maestro ha dedicato la sua ultima fatica. Mi riferisco ad Alessandro Boni, che con il suo Melting Pulp vol. 1 — Director’s Cut, edito da FreeBooks, ha riscosso un enorme successo di critica e di pubblico. C’è chi ha definito l’opera un “Grindhouse movie su carta”, esplicitando la serie di omaggi disseminati nelle tavole psichedeliche e sperimentali del volume. Ho incontrato l’autore presso lo stand FreeBooks, mentre disegnava attorniato da una folla di fan in attesa di uno schizzo della bellissima e letale Desirée.
Valentino Sergi (VS): Melting Pulp, oltre a darci prova del tuo talento come disegnatore, offre al lettore una storia gustosa e zeppa di citazioni. Dai B-movies al cinema hard, da Tarantino ai classici dell’horror italiano. Potresti raccontarci com’è nato questo progetto? Quali sono gli autori che ti hanno influenzato?
Alessandro Boni (AB): Melting Pulp è una dichiarazione d’amore al cinema di genere anni ’70 e ’80 che ha “traviato” la mia adolescenza, ma non solo. Di recente, Stefano Cavalli dell’Associazione Nazionale Cineclub Italiana ha scritto: “Melting Pulp non è un semplice giochetto citazionista. Come Tarantino sviò questo pericolo in Kill Bill attraverso la sua surreale ironia situazionista, tu hai realizzato un lavoro disturbante, ed è qui l’originalità del tuo prodotto”.
Questo era il mio obiettivo principale. Da amante del genere non riuscivo a trovare sul mercato italiano fumetti Horror che andassero oltre all’ammiccare al pubblico con semplici citazioni, così me lo sono scritto da solo.
Per fare ciò, quindi, non dovevo limitarmi a visionare i vari film per poi riprenderne frammenti e mescolarli insieme, ma capire come registi del calibro di Dario Argento, George Romero, Lucio Fulci, ma anche Alfred Hitchcock e Sergio Leone — per citarne solo alcuni — ragionavano. Smontare le tematiche, le tecniche di montaggio, la fotografia, le luci per poi passarle al tritacarne e ricomporle su una trama “ex novo”. Così ho fatto. È stata proprio questa rielaborazione la fase più difficile della realizzazione di Melting Pulp.
(VS): Melting Pulp non è il tuo esordio nel panorama fumettistico, anche se di certo è il lavoro più importante che tu abbia realizzato finora. Cosa puoi dirci della tua esperienza come autore?
(AB): La mia esperienza da autore di fumetti è alquanto anomala. Quando ho una storia da scrivere, e che sento di condividere con qualcuno, non faccio altro che mettermi al lavoro indipendentemente dalle tendenze del mercato, dal scegliere un genere o un target preciso o il cercare consensi. Ovviamente sono consapevole del fatto di non avere pubblicazione e vita facile in questo settore, ma per ora ho avuto parecchie soddisfazioni.
(VS): Quando non sei al tavolo da disegno svolgi l’attività di grafico, oltre che di padre. Più volte hai dovuto rubare ore al sonno per terminare una tavola o mandare in rete un comic-trailer. Oltre a finire l’opera, quindi, ti sei dedicato anche al suo lancio. Come mai, a tuo avviso, oggi l’autore deve concentrarsi sempre più sulla promozione? Qual è la tua considerazione del mercato italiano dei comics?
(AB): Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non vedo l’autopromozione come un dovere o una costrizione. Piuttosto come un piacere, anche se spesso questo compito diventa faticoso e oneroso. È un atto di rispetto e di amore per ciò che si è fatto. Perché se si vede nascere qualcosa, ci si crede e lo si cresce, è giusto poi accompagnarlo e seguirlo in tutto il suo percorso. In Italia purtroppo si tende ad associare il significato di fumetto ad un genere di prodotti limitato con target, formati e canoni ben precisi e soprattutto già collaudati. Uscendo da questi diventa molto più difficile ottenere l’interessamento da parte dei media o dal pubblico.
(VS): Le tue tavole presentano soluzioni stilistiche d’impatto, sei capace di coniugare il grottesco a fisionomie d’incredibile raffinatezza. Come ti orienti nelle scelte grafiche? Che tipo di strumenti utilizzi?
(AB): In generale per realizzare la parte grafica dei miei lavori realizzo uno story-board al quale fare riferimento nella fase di definizione delle tavole. Successivamente raccolgo una documentazione fotografica di riferimento. Da questa, schizzo i personaggi, gli ambienti, gli oggetti che mi occorrono per sviluppare una determinata scena utilizzando semplici matite a punta morbida, per poi definirli con pastelli e tutto ciò che mi capita sottomano, come pennarelli, Uniposca rubati ai figli, rossetti, fondi di caffè…
Per una questione di tempo e pratica scansiono i disegni e li monto assieme nella tavola seguendo lo story-board per poi colorarli definitivamente in digitale con Photoshop, lavorando in selezione sulle saturazioni e le tonalità o dipingendo direttamente con il mouse come fosse un pennello. Per l’orientamento e lo stile invece non ho una regola precisa. Disegno in funzione delle emozioni che voglio comunicare o della storia da raccontare.
Per realizzare Melting Pulp ho utilizzato uno stile psichedelico e coloratissimo tipicamente pop. Ho invece scelto un disegno più sobrio e semplice, quasi ingenuo, per illustrare la storia Silenzio (su Fumettomania n° 18 bis) prendendo spunto da fotografie scattate sul fronte russo nel 1942 e dalla pittura naive. Questo perché ogni storia da raccontare ha una sua personalità e ritengo giusto porre il disegno a totale servizio della narrazione.
(VS): Com’è stata la tua esperienza lucchese?
(AB): Lucca? Travolgente! Vedere persone che sfogliando Melting Pulp ne coglievano i vari riferimenti cinematografici e ne parlavano come fosse un film è forse stata la soddisfazione più grande che potessi avere!