A Lucca Comics & Games, nel calderone delle proposte editoriali, sono incappato nell’opera di un giovane autore veneziano, Alberto Dabrilli.
I lettori di Underground Press forse ricorderanno le prime otto tavole de Il Sassofonista, progetto vincitore del concorso per esordienti indetto dalla casa editrice e cresciuto in questi anni fino a diventare un vero e proprio romanzo grafico. Prendendo in mano un volume de Il Sassofonista (ed. King Komix 2008), ad una prima occhiata è impossibile farsi un’idea della complessità dell’opera. Dabrilli, con il suo tratto netto e pulito, c’introduce ad un mondo narrativo popolato di metafore musicali e riferimenti classici (da Dante a Dafoe).
Non è impresa facile tradurre le sensazioni sonore sulla tavola disegnata. Il medium presenta dei limiti anche nella proprie possibilità sinestetiche. Il Sassofonista però affronta questi confini e ridefinisce le convenzioni grafiche della resa sonora su carta. Il pentagramma diviene spazio della narrazione, attore della vicenda. Ho avuto la fortuna di poter dialogare con l’autore, per comprendere meglio l’evoluzione di questo piccolo gioiello sperimentale.
Valentino Sergi (VS) Il Sassofonista ha fatto il suo debutto sulle pagine della rivista Underground Press come vincitore di un premio per esordienti. Ora, a distanza di qualche anno,quel progetto è stato completato in un volume presentato alla fiera di Lucca sotto il marchio King Komix. Come si è evoluta la tua opera in questo periodo di tempo?
Alberto Dabrilli (AD): Il Sassofonista nasce in un periodo ben preciso della mia vita, quando una sera ero sdraiato nel mio letto e pensavo se tra la musica e il fumetto potesse esserci qualche relazione. Improvvisamente, mentre riflettevo su questa cosa, ebbi una visione: vidi nel soffitto della mia camera un violino alato svolazzare. In quel momento, capii due cose: la prima, di essere completamente impazzito e la seconda, di avere tra le mani qualcosa di grosso.
VS: Hai sviluppato il progetto da solo o ci sono delle persone che hanno contribuito al tuo lavoro?
AD: Mi sono confidato, inizialmente, con il mio amico Claudio ed è bastata una giornata assieme per concretizzare tutte le mie visioni, riuscendo così a gettare le basi per il primo capitolo del Sassofonista.
VS: Il Sassofonista è un’opera complessa, popolata di figure mitiche e arricchita di riferimenti danteschi e musicali, puoi fornirci una chiave di lettura per decifrare alcune delle tue scelte più suggestive (come gli strumento-sauri)?
AD: Io vivo la musica come una grande presenza e se dovessi immaginare una sua origine, non potrei altro che descriverla come una creatura enorme e preistorica, quindi simile ai nostri mastodontici dinosauri. Da qui derivano gli “Strumentosauri”. Per indurre la mia mente a sviluppare delle visioni così concrete e diverse tra loro, ho ascoltato tre generi musicali: lo Space Rock degli Hawkwind (live Space Ritual — ‘73), la World Music di John Hassell (album Vernal Equinox, ’77) e l’Industrial Music dei Throbbin Gristle (album The Second Annual Report, ’77). Ogni brano che ascoltavo, trasportava la mia mente in diversi ambienti che poi descrivevo nel mio libro. Si! io questo libro lo definisco una sorta di fumetto musicale.
VS: Hai altri progetti in cantiere al momento?
AD: Sì, ho dei progetti. Sto realizzando un volume di storie brevi che intitolerò I Confinanti, di cui non voglio rivelare alcunché. Oltre a questo, sto continuando la stesura della mia opera più ambiziosa che parla di un antiquario veneziano.
VS: Come lavori? Hai un metodo (orari, strumenti di lavoro fissi, una colonna sonorache ascoltimentre disegni)?
AD: Non ho orari di lavoro, i miei luoghi sono il mio piccolo studio, la mia auto dove penso alle storie da realizzare e la biblioteca del mio paese dove cerco ispirazione e spunti creativi. Una colonna sonora? Me la porta il vento.