Titolo: Fuori i secondi
Autore: Martín Kohan
Traduzione: Glauco Felici
Titolo originale: Segundos afuera
Anno di pubblicazione: 2005
Prima ed. italiana: Gennaio 2008
Editore: Giulio Einaudi, Torino
Collana: L’arcipelago Einaudi
Pagine: 233
Prezzo: 12,50 Euro
ISBN: 9788806183271
Uno straniero è un uomo scompagnato. Questo dissi. Uno straniero è un uomo scompagnato. La sua morte, se muore mentre è uno straniero, è ugualmente un fatto scompagnato.
La notizia di quel fatto può rimanere anch’essa scompagnata.
Verani disse di sì. Ledesma disse di no. Verani e Ledesma si conoscevano da più di dieci anni, ma si davano sempre del lei.
Sono fenomeni di concentrazione temporale. Bisogna saperli distinguere e seguire uno per uno.
Concentrazione temporale, Verani: in periodi brevi, a volte brevissimi, si può vedere tutta un’epoca o tutto il mutamento di un’epoca. La storia intera si concentra in un attimo. Sono fenomeni di concentrazione temporale, Verani. Bisogna scrivere su di essi.
Martin Kohan
Siamo nel 1973, a Trelew, arida e ventosa Patagonia, il giornale locale compie cinquant’anni. Per l’occasione, un’edizione speciale rievocherà gli eventi più significativi del lontano settembre 1923. Il cronista sportivo Verani sceglie l’epico incontro di boxe svoltosi a New York tra Jack Dempsey e Luis Ángel Firpo, detto “El Toro Salvaje de las Pampas”, valido per il titolo mondiale dei pesi massimi. Il responsabile delle pagine culturali, Ledesma, opta per una serie di concerti che Richard Strauss diresse al Teatro Colòn di Buenos Aires. Per la cronaca nera, la morte violenta e inspiegata di un violoncellista dell’orchestra europea in tournée, avvenuta la sera stessa dell’incontro, suscita la curiosità della redazione. Tra ricerche e congetture inizia una tardiva indagine.
L’apparente linearità della trama non rende merito al maggior pregio di Fuori i secondi che è nella sua struttura ardita e complessa. Musicale potremmo dire. Ogni capitolo ci appare come la pagina di una partitura; differenti linee melodiche si sovrappongono e aboliscono l’ordine temporale degli avvenimenti in un polifonico intreccio di sguardi e parole. Jack Dempsey infinitamente cade; Donald Mitchell cerca con la sua macchina fotografica di cogliere e fermare l’istante a bordo ring; Ledesma — paladino donchisciottesco dell’Arte — discute con il suo scettico scudiero Verani; il giovane Roque è testimone muto e riflessivo di questi irresistibili dialoghi. Martin Kohan, in questa costruzione fugata, mostra un virtuosismo stilistico in cui la versatilità della scrittura, per analogia, ricorda proprio le varietà timbriche degli strumenti e le infinite possibilità del suono orchestrale. Uno stile che ha in comune con la musica uno straordinario potere evocativo. I personaggi non ci vengono presentati, non sappiamo nulla del loro aspetto fisico ma nitidamente percepiamo la loro singolarità e li riconosciamo leggendone le parole e i pensieri.
Il romanzo brilla di soluzioni formali raffinate, estetizzanti, ma Kohan nega, disincantato, la purezza dell’arte; sottolinea la necessità ineliminabile di un dialogo tra opera e realtà. È Ledesma stesso, fiero propugnatore della alterità assoluta del mondo estetico, nei suoi vani sforzi pedagogici rivolti allo svogliato Verani, a illuminarci sulle ambiguità dell’arte. Vorrebbe separare con nettezza musica popolare e musica colta ma, incidentalmente, annota che molte melodie mahleriane sono di ispirazione popolare; afferma con sicumera che l’arte è il regno della Qualità ammettendo, però, che la Quantità ha un ruolo innegabilmente positivo nella grandiosa Sinfonia dei Mille; sostiene la superiorità etica dell’artista per rivelarci poco alla volta un Mahler meschino, invidioso e cornuto; con leggerezza distratta distrugge anche il mito dell’unicità e non riproducibilità dell’opera d’arte citando il Palacio Barolo di Buenos Aires, che ha un sosia appena oltre il fiume, a Montevideo…
L’arte dunque intrattiene traffici con il mondo popolare, si compromette con la cultura di massa, i suoi araldi non sono impeccabili. Con moto inverso la boxe, rude spettacolo che piace alle folle, partecipa del mondo della Qualità. Come una linea di basso continuo, l’incontro tra Jack Dempsey e Firpo attraversa l’intero libro: il ring illuminato è il luogo dove il tempo si ispessisce e si concentra. Il confronto tra i due pugili è un’esplosione di situazioni e possibilità, un evento di intensità non ordinaria, un nodo di vita cha attende di essere sciolto da un verdetto.
Il romanzo termina con un’inquietante e grottesca marcia funebre. Martin Kohan descrive l’aspetto fisico di un unico personaggio: un vecchio violoncellista devastato dall’età che gioca a dadi con il suo ospite — come non ricordare la Morte che gioca a scacchi — e racconta infine la verità di quella notte di settembre del 1923.