Con l’attesa anteprima della commedia musicale Sparrow, diretta dalla leggenda del cinema di Hong Kong Johnnie To, si è conclusa la decima edizione del Far East Film Festival di Udine, la kermesse che dal 18 al 26 aprile ha portato nel capoluogo friulano il cinema originario dei paesi dell’Estremo Oriente.
Nove giorni di proiezioni, una selezione di sessantadue titoli provenienti da undici cinematografie diverse, da Hong Kong a Pechino, da Seul a Manila, attraverso Singapore, Taiwan, Malesia con il debutto di Vietnam e Indonesia, una cinquantina di personalità ospiti tra registi e produttori, attori ed attrici.
Organizzato dal Centro Espressioni Cinematografiche di Udine, il festival ha raggiunto il record di oltre cinquantamila spettatori e più di mille accreditati, e si conferma così ancora una volta come la più importante vetrina sul cinema popolare prodotto in Estremo Oriente.
La decima edizione ha visto il trionfo sia in termini di film presentati, sia di premi aggiudicati al Giappone, quest’anno il paese più rappresentato con quindici titoli e autentica fucina di giovani talenti.
Vincitore dell’Audience Award, il tradizionale premio assegnato dal pubblico, è stato Gachi Boy, Wrestling with the Memory (2008), una toccante commedia ambientata nel mondo del wrestling universitario e diretta dal ventisettenne Koizumi Norihiro. Al secondo posto, con un ottimo punteggio, l’eccentrico road movie Adrift in Tokyo firmato dalla nuova promessa del cinema giapponese Miki Satoshi. Al terzo posto, incredibile ma vero, ancora un film giapponese, Fine, Totally Fine dell’esordiente Fujita Yosuke, già vincitore in patria di numerosi premi per la sceneggiatura.
Se, da un lato, il ‘borsino-titoli’ del Far East Film ha visto quest’anno decisamente in calo il genere action-movie, dall’altro ha assistito a un ritorno in grande stile della produzione di horror e psychothriller. Il Black Dragon Award, premio novità di quest’edizione del festival, è andato al raffinato thriller Mad Detective, diretto a quattro mani da Johnnie To e Wai Ka Fai. Sangue sulle pareti, unghie strappate, chiodi nella carne hanno fatto bella mostra di sé nella tripletta proveniente dalla Corea Our Town di Jung Kil-young, The Guard Post e Shadows in the Palace, tra i più crudeli delle ultime edizioni.
Peeping Tom, presentato come un erotic drama e basato sul romanzo di Yamamoto Akiko, è un horror atipico che gira intorno alle ossessioni di uno scrittore in cerca d’ispirazione. Il film nasce sull’ondata di grande successo del genere J-Horror, che ha come capofila il noto Ringu (1998) di Hideo Nakata. Da un’esistenza quotidiana, in cui la preoccupazione principale dell’eroe è quella di riuscire a incassare l’assegno di un redattore potente, si vira in un territorio limite in cui lo straordinario diventa ordinario e la stessa sanità mentale del protagonista è a rischio.
E quest’anno il festival, non a caso, ha visto protagonista dell’evento di apertura proprio il maestro del J-horror Hideo Nakata con l’anteprima del suo ultimo thriller fantascientifico L change the WorLD (2008).
Legato da tempo al Far East Film, primissimo domicilio occidentale di Ring ma anche di Dark Water, Nakata ha accompagnato personalmente a Udine il suo ultimo giocattolo L change the WorLD, derivato dal doppio cult Death Note e Death Note: The Last Name (entrambi del 2006) già applauditi al Far East l’anno scorso.
Tratti da un fumetto di successo, scritto da Ohba Tsugumi e illustrato da Obata Takeshi, i due Death Note si concentrano sul duello tra Light, brillante studente universitario, e L, un personaggio pallido e ingobbito con una dipendenza dai dolci e gli occhi bordati di nero sempre fissi sullo schermo del computer. Che in questo nuovo, apocalittico episodio, campione d’incasso in Giappone, si ritrova a dover affrontare un gruppo ambientalista impazzito che vuole purificare il mondo dalla popolazione in eccesso infettandolo con un virus mortale. Costruito sulla falsariga di un thriller hollywoodiano, L change the WorLD faceva coppia al festival con Kaidan (2008), l’altra pellicola di Hideo Nakata presentata all’inizio della lunga maratona “Horror Day”.
Come suggerisce il titolo, si tratta di una ‘kaidan monogatari’, cioè un antico racconto della tradizione orale giapponese che ci porta in una tipica storia di fantasmi incentrata su una maledizione che marchia tutte le sue vittime. In questo caso, un venditore di tabacco interpretato sullo schermo da Onoe Kikunosike, star del kabuki perfettamente a suo agio nel ruolo di un uomo ridotto agli estremi, preda delle varie donne che incontra nei suoi vagabondaggi. Salutato come il ritorno di Nakata in patria dopo la parentesi hollywoodiana, Kaidan esaspera quegli elementi spaventosi che già caratterizzavano i suoi precedenti lavori, a partire dalla presenza di fantasmi femminili particolarmente vendicativi che si uniscono con le affascinanti atmosfere ispirate dal cinema horror giapponese degli anni ’50.
Melodramma strappalacrime, ma significativo rappresentante della varietà cinematografica che caratterizza l’attuale produzione nipponica, è Always 2-Sunset on Third Street (2007) di Yamazaki Takashi, ex ingegnere di visual effects autore del fortunato Always già premiato dal pubblico udinese negli anni scorsi. Ambientato nella Tokyo del 1958, ricostruita nei minimi dettagli grazie alle sofisticate tecniche della computer graphic, la pellicola narra le vicende di una famiglia allargata sullo sfondo del grande boom che avrebbe trasformato il Giappone nella seconda potenza economica mondiale.
Protagonista della retrospettiva al Far East Film è stato quest’anno Shin Sang-ok, eclettica figura di regista, produttore, ma anche sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore conosciuto anche come “l’Orson Welles del cinema coreano”. Di questo personaggio, che alla fine degli anni ’70 fu rapito insieme alla moglie attrice Choi Eun-hee dal Governo militare nordcoreano, e trattenuto per otto anni con lo scopo di girare film di propaganda e lanciare l’industria cinematografica, il Far East Film ha proposto quattro film tutti girati alla fine degli anni ’50 e fino ad ora invisibili in occidente. Melodrammi al femminile, A College Woman’s Confession, It’s not Her Sin, A Sister’s Garden e A Flower in Hell riflettono la fase di transizione sociale e politica del periodo post-bellico quando Seoul e altre città erano ancora in fase di ricostruzione ed in particolare la vita si apriva agli stimoli della cultura occidentale. Basato su una pellicola francese il cui titolo fu tradotto in coreano come Tradimento, A College Woman’s Confession narra di una studentessa che si fa coinvolgere in un complicato intreccio per poter continuare a studiare legge all’università. Grosso successo al botteghino, la pellicola ha segnato l’affermarsi sulla scena di Choi Eun-hee, moglie e musa del cineasta coreano, divenuta, grazie ai suoi film, l’icona del cinema moderno coreano.
Le sorprese più evidenti del festival sono però arrivate dalle due new entries, ovvero Indonesia e Vietnam, e sottolineano la vocazione del Far East Film a scommettere anche sulle cinematografie poco conosciute e a lanciare nuovi talenti. Dall’Indonesia, Quickie express (2007) è un’esilarante sex comedy scritta da Joko Anwar, trentaduenne sceneggiatore e attore tra i principali artefici della rinascita del cinema commerciale indonesiano, sulle peripezie di un ragazzo che, dopo vari tentativi falliti di trovarsi un lavoro, apre un’agenzia di gigolò. La pellicola parla di sessualità, un tema considerato tabù dalla commissione di censura indonesiana, da cui è riuscita miracolosamente a sfuggire grazie al suo tono leggero e pieno d’ironia, che la rendono sicuramente appetibile per un eventuale remake americano.
Dal Vietnam arriva invece The Rebel (2007), dramma spettacolare ambientato all’epoca dell’occupazione francese, che narra la storia d’amore tra un agente della polizia segreta e la figlia del capo dei ribelli. Diretto da Charlie Nguyen, astro nascente del cinema vietnamita, laureato a Los Angeles, The Rebel vede l’attore e stuntman ricercatissimo a Hollywood Johnny Nguyen, qui anche in veste di produttore, esibirsi in spettacolari performances di arti marziali, sempre rigorosamente a torso nudo. Ospite del Far East Film, il divo Johnny è arrivato in compagnia dell’attrice co-protagonista, la bellissima Veronica Ngo Thanh Van. Come l’altra coppia d’oro dello star system orientale, anche Lam Suet, caratterista amatissimo anche dal pubblico occidentale, e la modella e attrice Kelly Lin, definita la più sexy del cinema di Hong Kong, sono scesi ad illuminare nella serata finale il palcoscenico del Teatro Giovanni da Udine.
Polvere di stelle all’interno di un festival che, pur mantenendo la sua forte vocazione popolare, garantisce quel pizzico di glamour in grado di attirare anche gli spettatori più esigenti.