La Sergio Bonelli Editore ha appena dato alle stampe la sua nuova creatura: Volto Nascosto di Gianfranco Manfredi.
La casa editrice che, in un certo senso, monopolizza il mercato del fumetto italiano, ha anche il merito di dare spazio, a volte, a iniziative fuori dal comune. Lo aveva fatto con l’affidare un’intera (bellissima) serie, Gea, a un autore “particolare” e per niente politically correct come Luca Enoch; oppure con quello strano e riuscito esperimento che è stato Napoleone (a dispetto delle vendite). Oggi, con Volto Nascosto, tenta un esperimento mai provato prima: un fumetto a sfondo storico. Di un momento della storia d’Italia oltretutto poco battuto, ossia quella breve e disastrosa prima avventura coloniale che sfociò nelle debacle di Amba Alagi, Macallè e Adua .
Gianfranco Manfredi, l’ideatore di questa serie, romanziere, saggista, musicista, ha esordito nel mondo del fumetto nel 1991 con Gordon Link edito dalla Dardo, per poi passare alla Bonelli con cui, dopo varie collaborazioni, ha dato vita alla sua nuova serie personale: Magico Vento.
Dopo il soprannaturale ironico del primo e il western misterioso del secondo, lo aiuteranno in questa nuova avventura a sfondo storico una serie di validi disegnatori: Goran Parlov (autore del primo numero), Massimo Rotundo (copertinista), Alessandro Nespolino, Ersin Burak, Leomacs, Roberto Diso, Giovanni Freghieri, Giuseppe Matteoni e Gigi Simeoni.
Il fumetto in questione continua sulla scia delle mini-serie intrapresa dalla Bonelli e fa seguito a Brad Barron e Demian. In questo caso la serie si completerà con il quattordicesimo numero. Questo nuovo filone della casa editrice milanese è un elemento di novità non da poco se si pensa che i suoi fumetti sono sempre stati caratterizzati da personaggi e ambientazioni “eterne”. I vari Tex, Zagor, Martin Myster, Dylan Dog nascevano in un determinato modo e così rimanevano negli anni, senza un capello bianco in più e senza variazioni di rilievo nella loro vita personale. Un po’ come Minnie, eterna fidanzata di Topolino, nei secoli dei secoli, che non convola mai a nozze. In quest’ottica, un elemento di rottura era stato Nathan Never che, con la sua avventura su vari piani spazio-temporali, evolveva col passare del tempo. Anche questa, però, rimaneva una serie ad libitum, senza una conclusione fissata.
Poi è arrivato il sopracitato Luca Enoch che, con la sua Gea, ha costituito una vera svolta. Non solo un personaggio che evolve nel tempo, non solo una serie completamente scritta e disegnata dallo stesso autore (un elemento di “artisticità” tuttora insuperato), ma che ha una struttura ben delineata che dovrà concludersi in un numero determinato di albi. Ecco, anche se non viene mai citata come tale, Gea può essere vista come la prima mini-serie bonellina. A lei si agganciano quindi i più recenti e già citati progetti. Che l’esperienza dei manga, da sempre con un decorso ben definito e “a termine”, abbia influenzato, ammodernandolo, anche il fumetto tradizionale italiano? Forse. Sicuramente si sentiva il bisogno di uno svecchiamento nel fare fumetti, soprattutto da parte della casa editrice che, fin dall’immediato dopoguerra, ha accompagnato intere generazioni di lettori.
Veniamo dunque all’ultimo arrivato in casa Bonelli: Volto nascosto. Devo dire che, prima della lettura, ero molto titubante e temevo per una versione fumettistica del famigerato “romanzo coloniale” (vedi Kipling, Haggard, Stevenson ecc.). Quel genere, com’è noto, col pretesto di narrare avventure mirabolanti di eroi coraggiosi, era un fantastico mezzo di propaganda per la politica colonialista delle potenze europee in mezzo mondo. Non appariva mai lo sfruttamento degli uomini e delle risorse naturali, la riduzione in semi-schiavitù di interi popoli e la politica predatoria dei clan occidentali; bensì i bianchi erano sempre belli, buoni, portatori di civiltà e sviluppo verso popoli primitivi e selvaggi che, se lasciati a loro stessi, non si sarebbero mai evoluti. Il tutto condito da un ostentato razzismo. Questo rischio Volto Nascosto lo evita fin dal primo numero con una rappresentazione obiettiva di quella che è stata la mano italiana su paesi come Eritrea e Etiopia.
Quello che anche gli storici hanno definito come “colonialismo straccione” (per l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione dell’esercito italiano e per i paesi poveri che si andava a conquistare), non differiva dagli altri in quanto a riduzione dei popoli locali in servitù e in quanto a sfruttamento selvaggio di tutto ciò che si poteva predare (l’obelisco di Axum, restituito all’Etiopia solo di recente, ne è stato il simbolo più evidente). A tal proposito, benché riferito alle vicende libiche degli anni ’30, segnaliamo il film Il leone del deserto. Il fumetto di Manfredi invece, e per fortuna, ci mostra gli abitanti di Massaua che muoiono di fame, a fronte degli ufficiali italiani che danno festini in cui si mangia lautamente e si beve buon vino dei castelli romani; ci mostra le guide delle carovane prese a nerbate; fino a mettere nero su bianco la cruda realtà, nelle parole di un comandante locale ribelle che afferma: “le vostre navi arrivano qui cariche di merci, e ripartono anche più cariche. Voi rubate le ricchezze di questa terra. Siete voi a ridurre il popolo alla fame!”.
Un’opera quindi che toglie il velo a tanta retorica sugli italiani “brava gente” che andavano a portare la ricchezza ai popoli dell’Africa. Forse utile anche a capire i fenomeni migratori di oggi. Davanti ai barconi carichi di disperati che sbarcano a Lampedusa, forse sarebbe il caso di domandarsi se, con qualche generazione di ritardo, non vengono a chiedere indietro il maltolto…
Se ho indugiato sull’aspetto storico della narrazione, l’ho fatto per rendere merito all’onestà intellettuale con cui l’autore ha affrontato l’argomento. Ciò non toglie che Volto Nascosto rimane un’opera di fantasia. Come infatti precisa lo stesso Manfredi nella presentazione del n. 1, “la Storia farà da sfondo (con luoghi, fatti e personaggi realmente esistiti) ad una vicenda avventurosa del tutto immaginaria”. Cerchiamo dunque di conoscere meglio i protagonisti di questa vicenda.
Ugo Pastore è il figlio di un importante rappresentate della Caput Mundi, azienda leader (si direbbe oggi) nelle forniture di vario genere all’esercito italiano impegnato in Abissinia. Poliglotta, viene per questo designato come consulente dell’ambasciatore italiano nelle trattative per la stipula del Trattato di Uccialli. Questo, redatto in italiano e amharico, sarà il casus belli per cui, qualche anno dopo, scoppierà la guerra tra l’Italia e le truppe del negus Menelik. Fra le pieghe linguistiche di quel trattato si nasconde, infatti, un equivoco interpretativo che porterà allo scontro le due potenze. Questo fatto, storicamente vero, viene scoperto da Ugo che però non riesce a far modificare il testo. Oltre che poliglotta, Ugo Pastore è anche un abile tiratore con la pistola che, però, non usa mai con leggerezza e per uccidere. In virtù di questa sua abilità verrà comunque arruolato per una missione in Sudan che lo porterà a conoscere de visu Volto Nascosto.
L’enigmatico personaggio deve il suo nome a una maschera d’argento che ne copre per intero il volto e opera, con in suoi “predoni del deserto” (per citare il titolo del primo albo) fra i territori di Eritrea ed Etiopia. Condottiero militare e guida spirituale sincretica (fra i suoi seguaci ci sono infatti sia musulmani che cristiani), viene visto dagli italiani come un sovversivo, mentre per la gente del suo popolo è un liberatore. Si adopera infatti per scacciare i conquistatori da quelle terre e, nel corso della vicenda, diventerà il braccio destro di Taitù, la fantomatica e influente moglie del negus Menelik.
Accanto a Ugo Pastore e Volto Nascosto troviamo Vittorio De Cesari e Matilde Sereni. Il primo è un nobile, ufficiale di cavalleria, amante dell’avventura spericolata che, mandato in Africa col suo reggimento, si fa notare subito per le sue imprese spericolate. In particolar modo, è ossessionato dalla figura quasi leggendaria di Volto Nascosto che per lui diventa un nemico da battere. Matilde è invece la donna fatale che avvince sia Ugo che Vittorio, amici ma rivali in amore. Nobildonna romana dal passato oscuro, si dedica alla bella vita con frequenti e sfarzosi ricevimenti e non potrà non esercitare il suo fascino sia sul giovane e ingenuo Ugo che sul più navigato ufficiale.
In questo fumetto troviamo quindi l’epica cavalleresca mischiata agli intrighi politici con un pizzico di melodramma sentimentale in puro stile ottocentesco. Un bel mix, avvincente.
Trackback/Pingback