Immagine editoriale Fucine MuteL’altro giorno, mentre mettevo a posto carte e scartoffie che affollano, nostro malgrado, anche una redazione virtuale come quella di Fucine Mute, che pur dell’immateriale dio-bit ha fatto proprio riferimento per la comunicazione in senso lato e che predilige i sistemi di archiviazione informatica su computer, piuttosto che quelli tradizionali con cartolari, cartellette, fascicolatori et alia… tra documenti, ricevute, lettere e quant’altro – dicevo – mi ritrovo tra le mani un dossier che ritenevo ormai definitivamente perso, frammisto tra tutte le risme dei fogli suesposti, che prima o poi mi uccideranno davvero (aneddoto simpatico: un giorno la nostra capo redattrice entra nel mio ufficio e trova un’intera libreria che era letteralmente collassata sotto il peso di libri e carte, riversando tutto il suo contenuto sul pavimento… Pensava che io fossi finito proprio lì sotto, al che sarebbe stata anche una bella morte: informatico sepolto vivo dalla carta, robe da short novel horror-pulp degli anni Cinquanta).
Si trattava delle copie delle domande di riconoscimento della qualifica di giornalista pubblicista che i nostri collaboratori pluriennali avevano via via sottoposto al vaglio dell’Ordine dei Giornalisti.
Ne ho contate la bellezza di diciannove, e l’ho fatto non a caso: sapevo che una nuova ed ulteriore sarebbe lapalissianamente seguita all’ultima lì archiviata, e volevo darle un numero. Alla fine ho quindi scoperto che il nostro ventesimo richiedente sarebbe stato Tommaso Caroni, che – come in un recente editoriale scrissi a proposito di tal Fabrizio Garau, pubblicista a sua volta – non ha bisogno di presentazioni, quanto meno per i nostri lettori, ma tutt’al più di un link).

Immagine editoriale Fucine MuteDi Tommaso Caroni, che non solo il sottoscritto ha apprezzato per spessore umano, sensibilità e competenza professionale nel corso di oltre due anni di collaborazione costante e continuativa, in questo contesto siamo veramente felici di pubblicare un lavoro che porta sua ulteriore firma. Non si tratta di saggio, recensione o intervista ma di un cortometraggio, a mio modo di vedere decisamente notevole sia per sceneggiatura (originalità della storia e del soggetto di Federico Bava, anche protagonista) sia per padronanza tecnica del mezzo video (per risultati che non hanno alcunché da invidiare a realizzazioni forse più blasonate, se non altro nei termini delle coperture finanziarie necessarie alla loro produzione).
Il titolo – Syd – richiama subito al ricordo di chi come me ha amato i Pink Floyd prima maniera, quel Syd (Roger Keith) Barrett che si è spento (mai come in questo caso il termine è appropriato)  a Cambridge, sua città natale, il 7 luglio del 2006 per complicanze dovute al diabete, anche se sono state avanzate le ipotesi di una morte dovuta al manifestarsi di una fase acuta di schizofrenia, nella forma di una psicosi maniaco-depressiva e della stessa sindrome di Asperger (un disordine pervasivo dello sviluppo, strettamente imparentato con l’autismo).
Non è mia intenzione spendere una sola parola in più, delle veramente tante che avrei da scrivere a tal proposito, sul personaggio Syd Barrett e su ciò che egli ha rappresentato per la scena rock mondiale della fine anni Sessanta, se non addirittura nella storia tutta della musica in genere, anche perché il Syd protagonista di questo 102esimo numero di Fucine Mute è quello di Caroni, parimenti disturbante, eversivo e dannatamente denso e complesso, sotto il profilo psicanalitico da una parte e cinematografico dall’altra.

Immagine editoriale Fucine Mute

Dicono che con i video siamo bravi, c’è chi addirittura asserisce che siamo stati i precursori di tanti altri che sono seguiti a quel lontano anno domini 2000, in cui su Fucine Mute hanno fatto la comparsa i primi cosiddetti streaming, che in molti allora ci invidiavano.
Adesso siamo al tempo di YouTube e GoogleVideo, giganti con i quali non ha neanche senso attuare alcun tipo di confronto; e tuttavia anche in questo caso ci proviamo, con le nostre risorse (server, connettività) da una parte, e le nostre competenze (encoding, embedding) dall’altra.
La passione è un’altra storia ancora: anche se in questo terzo elemento, che qualifica il nostro quotidiano agire assieme a quegli altri due suesposti, possiamo forse ancora dirci non inferiori a tanti altri. Quindi buona, appassionata ed appassionante visione. Ed un sentito ringraziamento a Tommaso Caroni, e a tutto il suo staff di collaboratori, per le autorizzazioni concesseci al fine di poter noi trasmettere su web, ad altissima qualità, il suo notevole lavoro.