Se chiedeste a Giulio Donini qual è il suo mestiere, vi direbbe che fa il magazziniere. Non gli credete. Infiltrato fra muletti e celle frigorifere, fa l’osservatore, la spia prezzolata, l’imboscato a caccia di notizie. Soprattutto di immagini. Si porta appresso il suo fido animale, che non è il coniglio bianco e nero che gli appesta le stanze di casa. E nemmeno l’unica Panda col telecomando dell’universo conosciuto, una snob che va persino sulla neve. No, la bestia in questione è una macchina fotografica che con un clic, a detta sua, gli regala qualcosa ogni santa volta. Risucchia musica e opinioni con l’unico orecchio che si può dire funzioni ancora, ma la supposta sordità, si sa, è un’ottima scusa per carpire meglio le storie degli altri. Si arrampica sui monti e sulle rocce, e ingurgita pizze e fotogrammi come non ci fosse domani. E difatti, è noto fra i suoi come The Was, il che la dice lunga sulla sua collocazione spazio-temporale, come dire, un po’ fuori fuoco. Dal mare di Trieste si è fatto scegliere anni fa, pure se spesso va a ripescare impressioni e radici in acqua dolce, sull’ansa piemontese del lago Maggiore.
