Sembra una ragazza qualsiasi Dorotheea Petre, giovane interprete di Come ho trascorso la fine del mondo, lungometraggio rumeno in concorso al Trieste Film Festival. È schiva, non parla volentieri di sé, pare quasi nascondere la sua bellezza fresca, poco artificiosa, e ritrarsi sotto l’ala protettrice del regista, Cătălin Mitulescu che l’accompagna sempre. Un po’ per timidezza, un po’ per le difficoltà ad esprimersi nella nostra lingua o in inglese.
Eppure, nonostante le semplici e modeste apparenze, chi l’ha vista recitare sul grande schermo non può evitare di osservarla meravigliato, come fosse un piccolo affascinante mistero, e distogliere gli occhi da lei.
Nel film interpreta la ribelle diciassettenne Eva che, assieme ai genitori e al fratellino di sette anni Lalalilu, vive i suoi anni più belli e il suo primo amore sullo sfondo di una Romania che si appresta ad una grande svolta. Espulsa dalla scuola per aver rovesciato un busto di Ceausescu e delusa dal suo innamorato che non ha avuto il coraggio di difenderla, Eva si rifugia nell’amicizia con Andrei e nei suoi progetti di sfuggire all’oppressione della dittatura attraversando il Danubio a nuoto. Gli avvenimenti politici scorrono paralleli alle vicende adolescenziali della ragazza e il racconto alterna allegra quotidianità, ironia e immagini reali a momenti estremamente poetici e struggenti.
Il viso di Eva è un viso acqua e sapone che conquista sin dal primo momento e non si dimentica. Ogni suo gesto risulta estremamente naturale, la sua aria sbarazzina e fiera seduce inevitabilmente. Il suo vero punto di forza resta però uno sguardo vivo e caldissimo che arriva dritto allo spettatore, una luce speciale negli occhi che incanta ed emoziona.
Il talento di questa giovane promessa del cinema non è passato inosservato. Prima ancora di concludere gli studi di recitazione all’Accademia di Bucarest, è stata scelta per interpretare il suo primo lungometraggio, Ryna, che le è valso il premio come miglior attrice a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Il film in concorso a Trieste è il suo secondo lungometraggio nel ruolo di attrice protagonista.
Cristina Favento (CF): Come hai vissuto l’esperienza di questo film ambientato in Romania nel 1989? Durante la conferenza stampa, ci hai raccontato che avevi solo otto anni all’epoca, quali sono le tue memorie di quel periodo cruciale?
Dorotheea Petre (DP): Di quel periodo ricordo le immagini della rivoluzione in Parlamento viste alla tv. Ero a letto, c’era anche mio fratello e ci stavamo chiedendo che cosa stesse succedendo. Non è come i soliti film, qui c’è sotto qualcosa di grosso pensavamo, ci chiedevamo quale fosse il problema.
Del periodo precedente quel momento, ricordo come tutto fosse decrepito, se così si può dire. C’era un’atmosfera oppressiva, c’erano delle regole per qualsiasi cosa. Anche quando finiva l’anno scolastico, e in teoria c’erano le vacanze, tutto era comunque obbligatorio. Non è stato un bel periodo per me. Naturalmente avevo solo otto anni e della mia infanzia mi ritornano in mente anche la felicità delle ore trascorse con la mia famiglia, con mio fratello, con gli altri bambini a giocare nelle strade. Ciò nonostante, ricordo chiaramente quanto la gente fosse infelice.
CF: La tua esperienza personale si può quindi considerare vicina a quella vissuta dal tuo fratellino nel film?
DP: Si, la mia è stata la stessa esperienza rivista attraverso gli occhi di Lalalilu. Proprio per questo motivo, non mi è stato difficile immaginare di essere la sorella maggiore e di avere un fratellino più piccolo che vive quel periodo.
Un bambino di otto anni riesce a ricordare un sacco di dettagli, è curioso, vive intensamente e proprio per questo si porterà dietro tante cose in seguito. Anche per me è stato lo stesso e quei momenti li sento ancora molto vicini.
CF: Come ti sei preparata a girare questo film?
DP: Non saprei… di solito, come attrice, mi ispiro a qualsiasi cosa: alle persone, ai discorsi, alla vita giorno dopo giorno, a libri, film, fiori, vestiti, proprio a tutto!
CF: Cosa ne pensi della personalità di Eva, la protagonista del film? Ti senti simile a lei? Anche tu sei stata così ribelle o sei una persona piuttosto diversa?
DP: È stato facile interpretare un’adolescente perché, come me, è lontana dall’artificiosità. Eva non è un personaggio complicato, è una ragazza semplice, chiara. È stata una bella esperienza per me mettermi nei panni di una diciassettenne.
CF: Come hai avuto la parte per il film e com’è stato il rapporto con il regista?
DP: Mentre frequentavo il secondo anno all’accademia, mi è stato chiesto di partecipare ad un casting, ottenni così il ruolo da protagonista per Ryna, il mio primo lungometraggio, e iniziammo a girare. Cătălin Mitulescu era il produttore del film e ci siamo conosciuti sul set. Quando finimmo le riprese mi chiese se ero interessata ad un copione, mi disse che stava progettando il suo primo lungometraggio. Naturalmente lo lessi, c’incontrammo per parlarne e lui mi propose il ruolo da protagonista. Prima delle riprese abbiamo approfondito assieme ogni aspetto del film: dalla psicologia di Eva al periodo storico, discutendo anche degli altri personaggi.
Poi iniziarono le riprese e non fu per niente dura, girare per me è un piacere. Non posso dire che per me è stato impegnativo prepararmi per questo ruolo, l’ho fatto con naturalezza e piacere.
Per quanto riguarda il rapporto con il regista e gli altri, quando si vive assieme per due mesi e mezzo è normale sentirsi più uniti. Io ci tengo ai rapporti interpersonali che si creano con tutto il team, dallo scenografo agli altri attori. I ritmi e lo sforzo sono comunque altissimi, l’obiettivo comune è fare un buon film ed è normale sentirsi tutti amici sul set.
CF: Quindi anche Mitulescu, il regista, è stato un amico per te?
DP: Assolutamente!
CF: Non è uno di quelli severi?
DP: No, lui non è uno autoritario, non è il tipo di persona che ti dà solo istruzioni che devi eseguire e basta.
CF: Durante la conferenza stampa, hai raccontato che, essendo alle tue prime esperienze, ti sei sentita molto timida e che hai sentito il bisogno di qualcuno che ti guidasse…
DP: Certamente. In particolare quando ho girato Ryna, perché non avevo molta esperienza. La protagonista era una giovane adolescente di quindici anni che si comportava come un ragazzaccio, era molto mascolina.
Recitare Eva è stato molto diverso: è un personaggio piacevole, è carina, ribelle e molto materna nei confronti del fratellino. È stato positivo per me affrontare un’altra esperienza, iniziare con due ruoli differenti.
CF: Nonostante tu sia molto giovane (26 anni, ndr), sei già stata la protagonista di due film ed entrambi hanno avuto un’ottima accoglienza di pubblico. Sei stata anche particolarmente apprezzata a Cannes nella sezione Certain Regard… stai già pensando ad una carriera all’estero?
DP: Naturalmente, ho un agente in Europa e uno negli Stati Uniti… aspiro ad una carriera internazionale come ogni attore credo, non sono un’eccezione in questo senso!
CF: Stai già considerando qualche proposta in particolare?
DP: Si, certo, sto valutando una proposta, ma…
CF: … è ancora un segreto!
DP: Esattamente.