I Plan E sono vittime degli equivoci. Se si passano in rassegna le recensioni del loro ultimo disco, si nota come l’unica fonte utilizzata per scrivere qualcosa su di loro sia il comunicato stampa di My Kingdom Music: lì c’è scritto che sono affini a band come Joy Division e a Nick Cave, però questo non è semplicemente vero. “Bassonova” non è post-punk. Non è nemmeno dark. Jani, il cantante, fa un po’ il “crooner oscuro”, perciò qualcuno all’inizio, sentendo anche le loro precedenti uscite, ha pensato ai paragoni con Ian Curtis e il re inchiostro, poi altri sono arrivati per associazione d’idee fino ad Andrew Eldritch, tanto che tutti devono aver dedotto che, se cantano così, allora suoneranno allo stesso modo. Sarebbe stato quasi meglio citare Peter Steele dei Type 0 Negative, presenti almeno tra gli ascolti dichiarati della band. Tutto questo equivoco ha per giunta portato alcuni ad affermare che i Plan E non sarebbero all’altezza dei loro illustri (presunti) predecessori: è un paragone scorretto, perché — specie adesso — loro fanno banalmente altro.
C’è ancora qualcosa che fa sorridere: nell’album precedente alcuni pezzi — peraltro eccellenti -sembravano presi da “Faith” dei Cure, guarda caso l’unico “totem” dark che non viene mai menzionato, nemmeno da Jani stesso che, tanto per disorientarci ancora un po’, ammette candidamente sul suo sito di non aver mai ascoltato niente di Robert Smith.
Cosa sono i Plan E? Sono la risultante del suono di tre bassi: uno funky, uno effettato e uno che fa talvolta le veci della chitarra (i Plan E si definiscono non-guitar dark rock); ci sono inoltre percussioni caraibiche e tastiere bizzarre, che richiamano le follie di Arcturus o Beyond Dawn. Si passa con facilità dal pezzo groovy al lento malinconico, dalla divertentissima ode al mezcal (“El Gusano Rojo”) alla ballata struggente (“Remember The Future”, che al suo interno presenta comunque parti eterogenee). Il resto richiede un ascolto diretto, perché — basta leggere alcune risposte di Jani — i Plan E fanno prendere cantonate a tutti, basta vedere la domanda su “bossanova & Bassonova”.
My Kingdom Music cerca solo gruppi originali e al confine tra più generi: Klimt1918, Room with a view, Act Noir, En Declin fondono perfettamente diverse suggestioni, creando qualcosa di nuovo e soprattutto omogeneo; ci sono anche gruppi quali Despairation e Plan E, che hanno iniziato lo stesso percorso, ma — per poco — non lo hanno ancora portato a termine. Del resto, se sulla copertina di “Bassonova” c’è un neonato e non un uomo, ci dovrà pur essere un motivo.
Fabrizio Garau (FG): I Plan E sono “il segreto meglio custodito della Finlandia”. Presenta per favore la band ai lettori.
Jani Lehtosaari (JN): I Plan E sono un gruppo dinon-guitar dark rock, unico nel suo genere. Si sono formati nel maggio del 1995 per volere del cantante/bassista/songwriter Jani Lehtosaari. Nei primi anni i Plan E hanno cambiato spesso formazione e pubblicato un mucchio di lavori in studio. Non si sono mai esibiti dal vivo. Oggi questo gruppo di cinque elementi è sotto l’etichetta indie My Kingdom Music e il loro quarto album in studio, intitolato “Bassonova”, è stato pubblicato in tutto il mondo nel marzo 2006. È tutta una questione di sound! Il ritmo è la chiave! Aggiungi più basso che puoi! Nessun compromesso!
FG: Tre bassisti e niente chitarra. Com’è nata l’idea?
JL: Abbiamo banalmente iniziato così. Con batteria, basso e tastiere. In quanto bassista ero preso molto da quel sound e lo sono ancora. Voglio dire che il suono distorto e pesante del basso mi fa semplicemente stare bene. Non c’è spazio né bisogno della chitarra. Adesso siamo tre bassi, uno suona morbido e funky, uno con un sacco di distorsione, uno con un sacco di effetti diversi. Aggiungici un po’ di belle tastiere e suonerai come noi.
FG: Possiamo trovare un sacco di paragoni con i Joy Division e Nick Cave, perché i Plan E suonano spesso oscuri e per la tua voce. È sbagliato: non c’è niente in comune tra loro e voi. Un pezzo come “Best kept secret” è molto simile a un album come “Faith” dei The Cure, e questo può essere l’unico legame con la scena dark/gothic. Specie adesso, siete qualcosa di completamente diverso. Tu sei l’autore delle canzoni: chi consideri un’influenza musicale per i Plan E?
JL: Ho sempre cercato di essere autonomo, ma certamente le influenze possono arrivare da qualsiasi cosa io ascolti.I miei gusti musicali variano da Elvis Presley agli Emperor. Non mi è mai interessato molto categorizzare la musica o pensare a dei riferimenti musicali precisi per il gruppo. Se dovessi fare qualche nome, penso si potrebbe dire Motörhead, The Doors, Sielun Veljet, Suzanne Vega, Black Sabbath, Helmet, King Crimson, hard core punk degli Ottanta, il grunge dei primi Novanta, thrash & death metal dei primi Novanta, e così via. Insomma, una bella canzone è una bella canzone. Non ho mai veramente seguito la roba dark/gothic anni Ottanta (anche se molto tempo fa abbiamo registrato una cover dei Joy Division, ma era una proposta del nostro ex batterista), perciò non è affatto il mondo dal quale provengo.
FG: Bassonova e bossanova: congas, bongos e altra strumentazione esotica. Per favore, parla un po’ di questo argomento.
JL: Non penso tu possa trovare bossanova su quest’album, anche se il titolo e alcuni strumenti possono suggerirlo. Il nostro batterista è molto bravo, così gli ho lasciato mano libera per arrangiare un po’ di belle cazzatine qui e là in modo da aggiungere più colore e strane vibrazioni nel corso del disco. Però se togli le percussioni le canzoni sono ancora lì.
FG: In relazione alla domanda precedente: i Plan E sono spesso presentati come un gruppo dark, ma molte canzoni di questo album mostrano un lato felice della vostra musica. Sei d’accordo con me?
JL: Devo dire che due canzoni di “Bassonova” emergono come positive, e sono “El Gusano Rojo” (un’ode al bere Mezcal) e “City In The Garden” (che chiude il disco con la sensazione che ci sia ancora luce alla fine del tunnel).
FG: Pezzi oscuri, bossanova, tastiere bizzarre e un sacco di cambiamenti d’umore. Alcuni recensori la chiamano “mancanza di direzione”, altri “creatività”. Dove è la realtà?
JL: La verità è nella musica e la musica è un tantino sotto gli occhi di tutti.
FG: “El Gusano Rojo” è la canzone più divertente di sempre. Mi dà la possibilità di chiederti qualcosa sul tuo rapporto col Messico.
JL: Ho sentito canzoni più divertenti, ma si tratta certo di un pezzo allegro. Il mio rapporto col Messico è serio e — sì — usciamo insieme. Un giorno forse ci sposeremo. Amo il Messico.
FG: La copertina rappresenta un neonato col suo basso. Perché avete scelto l’immagine di un bambino?
JL: Simboleggia il nuovo Plan E: i primi passi della nuova formazione e del nostro nuovo sound.
FG: Ilari Kinnunen ha suonato in una band di nome Nazca: ho amato il loro “Non Grata”. Che cosa pensi di questa band?
JL: Anche a me piace un sacco quell’album e aspetto ansiosamente il prossimo. Quando un giorno i Plan E cominceranno a suonare dal vivo, spero di dividere il palco coi Nazca. Forse addirittura andarci in tout. Veramente un’ottima band.
FG: Quali sono le tue sensazioni riguardo la retrospettiva “10 Years On Autopilot”?
JL: “10YOA” mette insieme ogni cosa che ho fatto con Plan E prima di “Bassonova”. Roba presa da ogni singola sessione in studio, tutta la merda rara, demo e spazzatura. È come un “meglio e peggio di” in un’unica soluzione. Con questa collezione mi sono liberato del passato e adesso è ora di guardare avanti.