In occasione dell’uscita di una nuova edizione del celeberrimo Milione di Marco Polo edito da Nuages, con prefazione di Giandomenico Romanelli, il Museo Correr di Venezia espone fino al 2 aprile, le ventuno tavole originali di Emanuele Luzzati che accompagnano il testo scritto nella versione toscana trecentesca.
Vivaci colori a pastello che lasciano la loro traccia morbida e ludica sulla carta, gli inserti a collage di caleidoscopiche fantasie, creano i personaggi, le barche, i cammelli, le città e le atmosfere di un viaggio-sogno da fiaba; le illustrazioni, condotte con uno spirito positivamente “infantile” ma calibrato, ci accompagnano nel percorso espositivo o nella lettura del testo, catapultandoci in un oriente di marionette bidimensionali che vivono questo viaggio come fosse la messa in scena di un teatrino spensierato.
Le forme non sono pretenziose, lasciano vedere i segni veloci dei pastelli che riassumono bene ciò che serve in pochi tratti, mentre gli inserti di carte a collage dagli strappi evidenti, formano toppe damascate in incredibili ma perfette combinazioni di linee, cerchi, fiori, spirali, a creare mantelli, turbanti, grandi tappeti ed elementi architettonici.
Partirsi da Vinegia tutti e tre… apre la mostra e il volume con i Polo che a bordo di una piccola barca rossa attraversano lo sfondo di una Venezia coloratissima e scenografica; il banchetto dato dal Gran Kahn è una quinta teatrale in miniatura che fuoriesce dalla superficie, in cui gli astanti divengono sagome sorridenti di carta.
E v’à si gran caldo ch’è meraviglia esprime tutto l’esotismo di un clima tropicale con una tavola sfarzosa di colori caldi, con giovani bellezze confuse tra fiori lussureggianti e scimmie e grandi pappagalli a collage.
L’esposizione curata da Cristina Taverna lungo le sale del museo dedicate alla Civiltà Veneziana, (entro le sale 6-14) comprende una serie di oggetti antichi anche coevi del secolo di Polo che hanno un legame con il Milione o con la realtà della mercatura e dei viaggi.
Sono oggetti rari, normalmente non esposti, come la statua lignea che ci accoglie, copia cinese ottocentesca di un effige del mercante veneziano venerata nel Tempio dei Cinquecento Dei a Canton in Cina.
Polo è raffigurato seduto all’orientale, con gli occhi a mandorla e un tipico abbigliamento cinese, a testimonianza della considerazione attribuitagli.
Curioso il lupanario perpetuo del 1575, calendario ad uso dei mercanti a forma di rotolo di pergamena, che nel verso indica le distanze tra Venezia e le maggiori città del mondo.
Stupende tutte le carte nautiche del ‘500 con disegni acquerellati su pergamena, in particolare quella di Giorgio Sideri del 1550, Carta Nautica del Mediterraneo, Mar Nero dell’Africa e delle Americhe, come le antiche edizioni del Milione del ‘400 e 500.
La Geographia Universalis di Claudius Ptolenaeus, 1540, è in linea con il preconcetto (letterario) occidentale di un Oriente strabiliante, di un esotismo del tutto immaginario, popolato da esseri impossibili per noi, ma veritieri tra quelle lande di seducente barbarie o meglio, di meraviglioso rigòglio: gli uomini dalle teste di cane della Isole Andamane, cannibali, ciclopedi e ciclopi.
Luzzati stesso dice di Polo: “…ho sempre ammirato in lui l’aver fatto cose incredibili uscendone sempre indenne, Marco Polo è una figura felice, persino in prigione poteva dettare a Rustichello le sue avventure, e sempre con leggerezza…anche le cose più terrificanti sono state vissute come una favola, le sue avventure sono senza drammi, senza mai paura. Un’altra cosa che mi ha sempre affascinato è come potesse comunicare in tutte quelle lingue… che straordinario viaggiatore è stato…”
Il viaggio di Marco Polo ben presto perde ai nostri occhi l’originario intento mercantile da buon veneziano, per divenire il Viaggio per antonomasia, partecipe dell’idea romantica di avventura, di lungo percorso, di ignoto e di incredibili e continue sorprese.
Quasi Marco Polo fosse il commerciante “buono” disposto ad accantonare la mercatura per la necessità tutta intellettuale e spirituale di conoscere il mondo al di fuori del proprio cortile.
E così è stato nella storia, divenendo, caso più unico che raro, l’ambasciatore, il consigliere, probabilmente l’amico di un re lontano ma forse schietto e curioso come lui.
Coronamento a modo di romanzo di questa grande esperienza umana, è il ritorno nella Venezia delle Repubbliche Marinare in lotta, che sempre ci evocano odori di mare dalla carta dei libri di scuola, con la cattura e la prigionia da parte dei genovesi.
Nella buia prigione di Genova, Marco Polo mette a frutto non solo le sue conoscenze “d’oltre mare” ma anche il suo carattere ormai forte di viaggiatore impavido e trova e energia e desiderio di fare parole scritte del suo Oriente.
Appare allora Rustichello da Pisa come un fedele trascrittore ossianico dei racconti di Polo che immagino in qualche modo allietare e rendere meno penosa la prigionia propria e dei compagni.
Ecco che l’Asia arriva a noi in un bel volgare toscano che ci accompagna tra mari che non sono il “nostrum”, deserti e montagne, fiumi e reami, battaglie e animali, uomini, uomini mostruosi, città fantastiche e ricchezze.
Il bello che a proteggere questo “best seller” sta in buona parte la Storia, la biografia, le geografia, che rendono quel percorso infinito così realistico da sentirne i chilometri sulle gambe, i pericoli sul cuore, gli anni impiegati per il solo ritorno sul viso.
Gli spazi e i tempi per percorrerli erano estesi in modo uguale, solidale quasi, affidandosi ai propri piedi o all’inalienabile amicizia con gli animali da trasporto, non come ora, che spazi e tempi non si riconoscono più come fratelli, spezzati nell’armonia dalla grande invenzione del veloce aereoplano, che ci fa giungere direttamente dov’era la corte del Gran Kahn nel tempo in cui noi leggiamo seduti a bordo metà del diario di Polo.
Come si vede oggi la luce di una stella collassata da anni, così si può misurare il tempo di quei ritorni antichi, nel divario tra la decisione del ritorno e l’arrivo reale posteriore di molto lustri.
Marco Polo nasce a Venezia nel 1254, figlio di una ricca famiglia di mercanti; negl’anni intorno alla sua nascita il padre Niccolò e lo zio Matteo intraprendono un viaggio a scopo di allacciare rapporti commerciali in oriente, stabilendosi prima a Costantinopoli e poi in Crimea.
Già in questo viaggio i fratelli Polo si recano fino alla corte del grande Qubilai (1265), ottenendo privilegi e forse la nobiltà mongola da questo sovrano che conquistò e unifico la Cina.
Ritornati nel 1269 ripartono per la Cina con Marco diciassettenne nel 1271 arrivando alla corte di Qubilai Kahn nel 1275.
Marco dopo aver assolto alcune importanti mansioni di controllo del territori del reame, viene ufficialmente legato al re con il titolo di “messere” divenendo l’informatore e ambasciatore personale del sovrano presso tutti i popoli dell’impero, visitandolo in numerose lunghe ambascerie.
Il ritorno via mare iniziato nel 1292 si concluderà nel 1295, anno in cui durante una battaglia navale tra veneziani e genovesi Marco viene fatto prigioniero; nelle carceri genovesi troverà come compagno Rustichello da Pisa a cui detta il resoconto del suo viaggio, inizialmente chiamato Le Divisament du Monde in lingua franco-italiana.
Liberato nel 1299 al ritorno nella città lagunare Marco si sposa e ha tre figlie; si occuperà fino alla morte avvenuta nel 1324 di commercio e della diffusione del suo libro in lingua volgare ora chiamato il Milione dal nome di Emilione, antenato dei Polo.