Una partita a scarabeo è il pretesto per raccontare la storia mancata tra i due protagonisti del film Tartarughe sul dorso. Avversari inconsapevoli lei e lui, interpretati da Barbora Bobulova e Fabrizio Rongione. Incontri mancati, parole non dette, persone solo sfiorate, questioni irrisolte. Due anime sospese, anonime e alla ricerca di un’identità e di una definizione per sé prima, e poi per la vita. Una narrazione che punta sui primi piani, sui piani sequenza, sul montaggio per descrivere i turbamenti dell’animo umano. Un cinema che riesce bene a registi e attori del nord Europa…

Immagine articolo Fucine Mute

Corrado Premuda (CP): Barbora Bobulova è presente a Trieste, ospite del Trieste Film Festival, come protagonista del film di Stefano Pasetto Tartarughe sul dorso. Che cosa ti piace del personaggio che interpreti in questo film?

Barbora Bobulova (BB): Di questo personaggio mi è piaciuto soprattutto il fatto che si tratta di una persona senza radici, una cittadina del mondo, un po’ come me che sto a cavallo di due culture, quella slovacca in cui sono nata e cresciuta, e quella italiana. Questa confusione interiore nella vita mi crea qualche disagio, mentre nel personaggio l’ho apprezzata.

CP: Tartarughe sul dorso è un film di sguardi, sensazioni, di primi piani. Qual è stato il tuo rapporto con il regista Pasetto? Penso che tra regista e attrice, in questo caso particolarmente, ci sia stato un lavoro intenso.

BB: Stefano è bravo sia nel dirigere sia nel descrivere. Mi è piaciuto il fatto che la sceneggiatura preveda che si parli poco, è un rapporto fatto di sguardi e di incontri e la parola è solo qualcosa di aggiunto… Spesso per me i film italiani sono troppo parlati, tutto è troppo dichiarato. Invece in questo caso la parola è misurata in modo giusto.

CP: Con l’altro protagonista del film, Fabrizio Rongione, avevi già lavorato in passato. Come è stato ritrovarlo sul set?

BB: Noi ci conoscevamo abbastanza bene perché abbiamo fatto insieme un piccolo film, La radio, quindi con lui ho un rapporto un po’ come con mio fratello: litighiamo spesso perché lui è completamente opposto a me, cioè ha tutti i difetti tipici di un uomo: ad esempio è pigro, e glielo dico in faccia, e lo devo sempre stimolare, sempre caricare. È il mio opposto. Questo non vuol dire che io sono perfetta… però ha tante caratteristiche che non mi piacciono. E comunque fra di noi c’è un rapporto molto affettuoso.

CP: Adesso parli benissimo in italiano ma come è stato cominciare a recitare in un’altra lingua che non conoscevi prima di affrontare il cinema?

BB: Be’ ti dico la verità: all’inizio avevo molte meno difficoltà di adesso. Forse perché all’inizio ancora non mi sentivo abbastanza responsabile, pensavo di tornare nel mio paese e di continuare a lavorare lì. Per questo motivo non mi sentivo addosso questa responsabilità che sento ora, un momento in cui i registi pretendono di più da me, vogliono che interpreti personaggi italiani e che parli perfettamente. Quindi questo, probabilmente, mi crea un blocco maggiore e più disagi che all’inizio, quando non avevo nessuna ambizione. Adesso le ambizioni riguardo al modo di parlare ci sono… ed è più difficile!

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CP: Tu sei diventata in pochi anni la musa del nuovo cinema italiano. Hai lavorato con Muccino, Ozpetek, Pasetto, senza dimenticare Bellocchio… C’è qualche regista italiano in particolare con cui vorresti recitare?

BB: Sì, ce ne sono tanti. Sicuramente mi piacerebbe lavorare con Crialese e con Matteo Garrone, loro sono i due registi che metto al primo posto.

CP: Hai cominciato con il teatro in Slovacchia e anche in Italia hai fatto qualcosa in teatro con Gabriele Lavia. Il percorso teatrale è qualcosa che vuoi affrontare ancora o per il momento sei concentrata solo sul cinema?

BB: In questo momento mi sto concentrando sul cinema e quindi riguardo al teatro non so esattamente che fare. Vediamo…

CP: Un’ultima cosa: vorrei da te un’anticipazione sul film di Ferzan Ozpetek Cuore sacro che sta per uscire ed è atteso come uno dei film più interessanti della prossima stagione.

BB: Cuore sacro è stato un film per me molto faticoso. È stato anche una sorpresa nel senso che Ferzan mi ha chiamato all’ultimo momento, è stata una proposta inaspettata. La storia parla di una donna che vive in un mondo molto materialista, un mondo in cui i valori si aggirano tutti attorno al denaro, e che lentamente scopre un altro mondo che è pieno di altruismo. Poi cerca di andare quasi oltre i suoi limiti non riuscendo, però, a trovare più una via d’uscita.