Quando nel 1982, come un meteorite esausto che si sfracella al suolo, si concluse la ventennale odissea sul globo terrestre triestino del Festival di Fantascienza, pochi avrebbero scommesso su una sua palingenesi. Invece il 2000 con il suo carico di aspettative e di speranze ha visto anche la rinascita di una manifestazione che sotto l’etichetta Scienceplusfiction ha visto proseguire quell’ormai lontano cammino ampliandone gli orizzonti di ricerca e approfondimento. Da allora La Cappella Underground, che ne ha fortemente voluta la resurrezione, si è prodigata per conferirle una propria identità e contemporaneamente ritagliarle una sua specificità. Nonostante le risorse economiche siano state drasticamente ridotte Scienceplusfiction ha allestito un programma corposo e dignitoso che ha coinvolto nelle sue sei giornate di svolgimento una massiccia partecipazione di spettatori. Ad impreziosire inoltre questa edizione c’è stata la partecipazione, per così dire speciale, di due ospiti che hanno soddisfatto le aspettative di tanti appassionati.
Il primo, John Landis, ha una fama conquistata in giovane età. Nato a Chicago nel 1950 a soli 31 anni poteva già vantare una filmografia comprendente gli universalmente noti “Animal House” (1978), “The Blues Brothers” (1980) e “Un lupo mannaro americano a Londra” (1981), quest’ultimo riproiettato per l’omaggio triestino. Dunque un avvio intensissimo a cui hanno fatto seguio alcuni film meno significativi e ultimamente una lunga lontananza dal cinema. Tuttavia, o forse in virtù di un passato così sfolgorante, Landis ha conquistato un culto che supera di gran lunga la sua generazione. Inoltre, postilla non marginale, proprio a Trieste Landis si è guadagnato il primo riconoscimento della sua carriera aggiudicandosi con”Schlock” (1973) l’Asteroide d’Oro. Un premio ritirato all’epoca dal produttore Jack H. Harris (ma Landis ha raccontato di esserselo successivamente ripreso). Dopo vent’anni il regista ha potuto visitare la città della sua prima affermazione. Due sono state le occasioni per ascoltare le sue tante storie su Hollywood e dintorni: la mattina in un’aula universitaria e la sera in una sala cinematografica. Tra le cose più interessanti sentite dalla sua voce l’ondivago giudizio sui film. Esempio citato “Animal House”, accolto al suo apparire nel 1978 da critiche generalmente negative e riproposto in DVD in occasione del venticinquesimo anniversario con giudizi estrememente lusinghieri. Ma, racconta Landis, può accadere anche il contario. Opere all’apparire giudicate dei capolavori e notevolmente ridimensionate nel corso del tempo. Anche la stessa nozione di cult risponde a considerazioni non univoche. Infine il regista dell’Illinois cita come ogni pubblico nazionale decreti, in maniera misteriosa il successo di un’opera. Un film va bene in Francia e male in Messico. Un altro è un successo in Argentina e un fiasco in Inghilterra. Ovviamente l’esito negativo di una pellicola può determinare il rallentamento o l’interruzione di una carriera. Così va l’industria hollywoodiana e al giorno d’oggi solo George Lucas e Steven Spielberg sono in grado di realizzare quello che vogliono. Landis rivela di non aver trovato con i produttori quel giusto compromesso per l’opera che ha in mente di realizzare e spera che ciò avvenga in tempi avvicinati. Alla fine, con grande disponibilià, si sottopone al rito della concessione degli autografi.
L’altro ospite prestigioso è stato Jimmy Sangster, sicuramente meno popolare di Landis, ma amatissimo dai cinefili. La sua fama è legata soprattutto alle sceneggiaure de “La maschera di Frankenstein” (1957) e “Dracula il vampiro” (1958), entrambi diretti da Terence Fisher ed interpretati da Christopher Lee. Due film che lanciarono la casa produttrice inglese Hammer e che furono pagati al suo autore rispettivamente 450 e 700 sterline. Occorre precisare che alla fine del 1960 erano ben otto le sceneggiature di genere horror gotico che Sangster, a partire da “X contro il centro atomico” (1956), aveva scritto per la Hammer. Poi, sulla sia del successo mondiale di “Psycho” (1960) di Alfred Hichcock, gli era stato commissionato il compito di inventare delle storie horror a carattere psicologico. Il prototipo “La casa del terrore” (1961) di Seth Holt riscosse un discreto successo. Ma l’ultimo di questa serie di sei film, “Nanni la governante” (1965) sempre di Holt, anche grazie ad una splendida interpretazione di Bette Davis, risulta essere il migliore. Sangster, oltre che nella sceneggiatura, si è cimentato anche nella produzione e nella regia. Dopo aver diretto nel 1972 “Paura nella città” è emigrato in America dove si è trattenuto per dodici anni occupandosi di produzioni televisive. Oggi, tornato in patria, è un compito gentleman inglese di ottant’anni che parla del suo lavoro con ironico distacco.
E veniamo brevemente ai film in programma che, oltre alla seconda parte dell’omaggio alla già ricordata Hammer, ha messo a segno due prestigiose anteprime nazionali con la proiezione in apertura di “Immortal (ad vitam)” di Enki Bilal ed in conclusione di “Donnie Darko” di Richard Kelly. Tra i nove film, invece, inclusi nel ripristinato concorso per l’assegnazione dell’Asteroide d’Oro, la palma del vincitore è toccata ad “Able Edwards” di Graham Robertson, un trentenne originario del Colorado che ha inteso rendere omaggio con il suo film d’esordio al mitico “Quarto potere” di Orson Welles. Spiega il regista: “Il costo complessivo è stato di trentamila dollari e la realizzazione è avvenuta in digitale. Ho utilizzato un Mac G4, le riprese sono durate quindici giorni e la postproduzione nove mesi, mentre per la sceneggiatura e lo story-board ho impegato due anni. Il tutto concepito nella mia casa di Los Angeles con l’aiuto di tecnici e attori di mia conoscenza”.
E sempre in digitale è stato realizzato il notevole “Red cockroaches” del ventisettenne cubano trasferitosi a New York Miguel Coyula. In questo caso la spesa complessiva è stata di soli duemila dollari. Due esempi di come si possano realizzare film degni di figurare in festival cinematografici avendo a disposizione pochi soldi. E, nello stesso tempo, una significativa risposta a chi strombazza i milioni di dollari delle superproduzioni. Per intanto Scienceplusfiction dà appuntamento per la sesta edizione già annunciata dal 22 al 27 novembre 2005 e segnala che entrerà a far parte, assieme allo storico Fantafestival di Roma e all’emergente Ravenna Nightmare FilmFest, della European Fantastic Film Festivals Federation. Un inserimento, approvato dai componenti dell’esecutivo a Sitges, che rappresenta il riconoscimento del riconquistato prestigio e della nuova visibilità di Trieste a livello europeo.