Xenia Docio Altuna (XD): Per cominciare, volevamo chiederle qualcosa sul titolo del film.
Bahman Ghobadi (BG): Una parte molto importante di un film è il messaggio che deve dare al pubblico. Un modo per attirare l’attenzione del pubblico è scegliere un titolo in sintonia col messaggio del film. In questo caso ho scelto il titolo Anche le tartarughe volano come metafora fra la durezza del guscio della tartaruga e la durezza della vita dei bambini rifugiati nel nord dell’Iraq, i bambini rifugiati del Kurdistan. Ho voluto mostrare, simbolicamente, la durezza della vita dei bambini semplicemente mediante il guscio di una tartaruga.
XD: È per questo motivo che ha scelto di lavorare con i bambini nel film?
BG: Da una parte sì, ho scelto di lavorare con i bambini per mostrare quanto dura è la vita. Da un’altra parte ho cercato di scegliere un titolo un po’ strano, per attirare l’attenzione. Come spettatrice, che impressione le ha fatto il mio film?
XD: Il film mi è piaciuto…
BG: Le sembrava che il titolo non avesse senso oppure che fosse legato al film?
XD: No, era legato al film. Io ho capito che il fatto di volare, il fatto di dire che le tartarughe possono volare, era per dare una visione ottimista, in qualche modo. Nel senso che anche le persone che sono in una brutta situazione, in un momento difficile, hanno la possibilità di migliorare. Così l’avevo interpretato.
Come si è vissuta la guerra dell’Iraq nella regione del Kurdistan, all’inizio e poi anche in questo momento?
BG: In realtà non ci sono stati grandi cambiamenti. Dal regime di Saddam Hussein — quando era presidente dell’Iraq -, all’entrata delle forze americane nella regione del Kurdistan, la vita dei kurdi essenzialmente non è cambiata. Continuano a soffrire, continuano a vivere nella miseria, ma c’è la speranza che in futuro ci sia qualche avvenimento che migliorerà le condizioni di vita dei kurdi. Non è però molto probabile che ciò si verifichi a breve termine.
XD: La scadenza a cui si riferisce il profeta verso la conclusione del film, cioè il riferimento temporale di 265 giorni, è un’invenzione o è legata ad un fatto concreto?
BG: Diciamo che è un’invenzione, motivata dai problemi del paese. È una regione dove ogni giorno ci si aspetta che succeda qualcosa. Per secoli è stata attaccata, invasa, e la gente si è vista costretta ad emigrare, a rifugiarsi sulle montagne. La data è casuale. È impossibile che nell’arco di un anno o meno non ci sia un avvenimento che coinvolga gli abitanti della regione. Sarebbe una profezia per far capire che tutti i giorni possiamo aspettarci che accada qualcosa di terribile, di brutto, qualcosa di tragico per gli abitanti. È quello che succede da secoli.
XD: Il senso è sempre tragico? Non può essere un avvenimento positivo? Non c’è una visione ottimistica?
BG: Sicuramente sarà tragico, perché non c’è stato mai niente di buono, si sono avute sempre tragedie.
XD: Come vede la situazione odierna del cinema in Medio Oriente?
BG: In Medio Oriente, soprattutto nei paesi arabi, non c’è un’industria cinematografica. Si potrebbe parlare del cinema in Iran, che è molto conosciuto in tutto il mondo. Ultimamente c’è anche stato qualche movimento nel cinema kurdo, nel quale si sono fatti un paio di film. C’è stato pure qualche tentativo di fare dei film in Afganistan. Purtroppo nei paesi arabi manca la tradizione del cinema.
XD: Perché non c’è questa tradizione?
BG: Perché i paesi arabi del Medio Oriente non hanno una conoscenza profonda del cinema. Non ho neanche visto dei film in Medio Oriente che parlino dei paesi arabi. Si conosce il cinema dell’Iran, gli ultimi due film fatti nel Kurdistan, e qualche film dell’Afganistan.
XD: Un’ultima cosa: ha qualche altro progetto?
BG: Non per il momento, voglio stare un po’ in pace.