Corrado Premuda (CP): Rok Bogataj ha trent’anni, viene da Lubiana e inaugura sabato 9 ottobre una sua mostra personale dal titolo Fontana a Trieste, allo “Studio Tommaseo”. Questa mostra presenta un video grafico, un’installazione che è un’opera in legno e poi una serie di disegni preparatori. Ciao Rok, per prima cosa vorrei sapere come è nata l’idea di questa mostra e qual è l’idea di base da cui sei partito per realizzare i lavori.
Rok Bogataj (RB): L’idea iniziale è nata quando, camminando per l’Istria ho visto tante casite, costruzioni rurali che ho trovato interessanti perché molto semplici. In quel momento avevo ricevuto anche la proposta di realizzare una fontana e allora ho pensato di utilizzare le forme rurali per il progetto, ho preso la forma del tetto e l’ho girata: avevo ideato la struttura in legno. Poi sono passati cinque anni senza che l’opera venisse realizzata e solo di recente ho recuperato questa forma per trasformarla in quello che adesso si vede.
CP: Per quanto riguarda il video, invece, come è avvenuta la scelta delle parole che hai inserito e che diventano un disegno grafico?
RB: Presentare in mostra solo una struttura mi sembrava poco, allora ho pensato di abbinare una cosa innovativa, il video appunto, così la struttura in legno, che è formata da tredici parti, è legata a tredici diverse parole che hanno per me un valore simbolico, un valore che si ricollega al tema dell’acqua… vita, prosperità, cosmo… sono alcune delle parole forti che ho usato. Credo che la fontana alla fine siamo noi, infatti la mia fontana contiene tutte le componenti della nostra vita perché la fontana logicamente ha una funzione di vita e vitalità e queste tredici parti che simboleggiano il mondo oscuro completano il discorso. Per cui la fontana rappresenta la nostra vita con il suo lato vitale e il suo lato oscuro e misterioso.
CP: Il connubio tra un lavoro in legno, che richiama un’arte molto antica nella storia dell’uomo, e un video grafico che è quanto di più moderno possiamo avere, che effetto dà nella tua mostra?
RB: Penso faccia un bell’effetto perché per me è un connubio perfetto. Sono state fatte tante cose nel mondo ma l’unico cosa che ci rimane è il passato. Se poi prendi un elemento nuovo e lo monti insieme a ciò che viene dalla tradizione ottieni un risultato forte.
CP: Oggi il termine artista è piuttosto inflazionato, si usa molto spesso questo termine per definire persone che non creano arte. Secondo te qual è il ruolo dell’artista oggi? Chi è veramente un artista oggi?
RB: L’artista oggi è multiuso, può lavorare in tanti campi, dipende dalla fortuna e da quanto è disposto a sacrificare alla sua libertà. Un artista dovrebbe lavorare in diversi settori artistici, passare dalla scultura e pittura a mezzi nuovi come il video, il film, il teatro… bisogna essere globali. Ormai c’è la globalizzazione!
CP: Anche perché la sopravvivenza di un artista che si occupa solo di arte è difficile: credo che prima di riuscire ad avere un mercato che ti permette di vivere del lavoro di artista è necessario trovare attività collaterali da affiancare…
RB: Sì, anche in passato un artista difficilmente stava a casa a dipingere, forse Van Gogh che ha fatto una brutta fine… Bisogna muoversi, andare in giro, trovare altre soluzioni e in ogni campo avere qualcosa che t’interessa e svilupparla. Alla fine anche piantare un chiodo nel muro è un’arte! Un intervento artistico può avere molte sfaccettature.
CP: Ci racconti qualcosa sulla scena artistica slovena di oggi? Cosa c’è a Lubiana? Come vedi l’arte contemporanea in Slovenia?
RB: Io vivo un po’ male la situazione slovena perché non sono spesso a Lubiana, ma quello che noto è che si sta perdendo un’identità dell’arte slovena, e più in generale dell’arte dell’est. Perché purtroppo molti artisti sono plagiati da quello che vedono fuori dal loro paese. Adesso che siamo entrati nell’Unione Europea può essere che non siamo più ex comunisti e facciamo proprio parte del continente. Ma gli artisti guardano troppo spesso oltre i propri confini, mentre per sviluppare un progetto secondo me bisogna rientrare nella propria cultura per poi uscirne fuori con altre componenti che ti fanno realizzare un tuo linguaggio. Credo che oggi si stia dimenticando troppo spesso il valore di identità.
CP: Tu vieni da Lubiana, hai studiato a Venezia, vivi al momento a Trieste e vai spesso a Parigi. Mi dai una breve definizione di queste quattro città?
RB: Venezia e Parigi sono pura magia, Lubiana rappresenta un paese nuovo, Trieste è un mezzo che permette di sviluppare qualcosa, di stare tranquillo, è un posto di passaggio.
CP: Un’ultima domanda: l’inaugurazione della tua mostra sarà trasmessa on line su internet, quindi anche chi non è fisicamente presente all’inaugurazione potrà assistere all’evento grazie a una webcam collegata a internet. Cosa speri che succeda con questo mezzo informatico?
RB: Spero che qualche amico lontano possa partecipare, anche in compagnia, è divertente collegarsi via web per assistere a questo momento, diventa un modo per essere partecipi dell’inaugurazione. Inoltre usiamo un mezzo di comunicazione che adesso è molto forte e noi vogliamo essere all’avanguardia!
photo courtesy of Damiano Balbi