Immagine editoriale Fucine MuteScopro, da una canzoncina natalizia diffusa nei corridoi di un supermercato a conferma di quanto poco il silenzio sia considerato virtù al giorno d’oggi, che “Jesus Christ was born on Christmas day”. Ironia della sorte, rifletto incredulo nell’immediata tentazione di sedermi alla Sua destra magari al posto dell’asino, coincidenza vuole che anch’io abbia visto i natali il giorno del mio compleanno. Una situazione degna del Benigni di Tu mi turbi, che rivolto a Gesù bambino gli chiede: “Di che anno sei tu? Ah già, dello zero”.

Dalla palese idiozia del suddetto motivetto, ulteriormente avvalorata dalla sottolineatura linguistica ad opera di un termine e della propria radice, deduco che anche quest’anno il Natale è inopinatamente anticipato, in primo luogo dal superfluo che rasenta l’oltraggio all’intelligenza del destinatario. Peccato non poter essere lasciati in pace, e peccato che, in questa come in altre circostanze, la tendenza generale sia quella di lasciarsi oltraggiare: il Babbo Natale (quello vero, non quella caricatura caduta male dal camino in una buca a Tikrit) che emana stelline al termine di un servizio del TG1, la canonica tiritera sull’italiano che riscopre le feste in famiglia con relativi valori sotto l’albero, ad evidente conferma che non è necessariamente la censura il sintomo di un’informazione deviata. Quella almeno, ed ognuno si tenga le proprie idee, è un atto manifesto; non è ancora chiara invece, poiché il messaggio passa per innocuo, sottopelle, la pericolosità di tutto ciò che è stucchevole.

Il mio piccolo e modesto, forse banale, augurio di Natale è quindi rivolto nella speranza di un minimo recupero del senso critico collettivo, senza abbassare troppo la guardia, in quest’Italia che vive un momento poco dignitoso per tutti, e che dall’estero, vi assicuro, fa una figura ancor più misera.

Da parte nostra, ciò che possiamo chiedere ai nostri lettori durante il periodo delle festività (fatta salva la comprensione per chi in questo periodo lavorerà il doppio degli altri) è la disponibilità anche nei giorni di svago alla lettura di un numero doppio, denso, corposo e soprattutto variegato come non accadeva da tempo. Del resto lo sapevamo: durante l’invasione dei poeti (anche in redazione) buoni pezzi da novanta (espressione che Word mi consiglia di sostituire con “persone importanti”: ok, “buone persone importanti”) erano stati momentaneamente accantonati e oggi li restituiamo all’originario splendore.

Immagine editoriale Fucine MuteCome non capitava da tempo, dicevo, perché tanto musica, quanto letteratura, cinema e teatro offrono contributi di analogo rilievo, per un livello del numero 58 che lascia tutti soddisfatti: grandi nomi, ma ottimo anche l’approccio di chi è stato incaricato di tornare in redazione con risultati apprezzabili. Altrimenti a poco servirebbe incontrare Ermanno Olmi, Suzanne Vega, Carlo Giuffré, Paolo Rossi, Susanna Tamaro. Ed è quando si chiude, si fa la conta, si stabilisce l’ordine, che si arriva ad ottenere la visione d’insieme della quale vi faccio parte e alla cui verifica diretta mi appresto a lasciarvi: mi concedo una menzione più accalorata delle altre per il contributo costante, impegnato e produttivo della Wallace Records, che grazie a Mirko Spino non manca mai di dare corpo ad una collaborazione di cui in questo numero trovate due testimonianze, nella forma della recensione e dell’intervista. A proposito di “spirito di frontiera”, la novità musicale di questo numero è invece rappresentata dalla code666, un’etichetta che ha saputo toglierci dei preconcetti.

È inoltre un vero piacere entrare in contatto, con l’intenzione di continuare a seguirne le iniziative, con il Torino Film Festival, così come gli Incontri culturali mitteleuropei approfondiscono quest’anno una cinematografia più volte affrontata sulle nostre pagine, quella dell’Europa centro-orientale, spalla ideale a fianco dell’appuntamento periodico di AlpeAdriaCinema.

Come ringraziamo Wallace Records, così rassicuriamo chi ci invia fumetti di cui prendere visione, in primo luogo ShinVision: la scelta di attendere per presentarli ai nostri lettori è determinata dalla volontà di restituire alla Nona Arte il posto che più le compete, ossia di primo piano, con il prossimo anno. Anche perché, per chi si fosse perso qualche Bustina di Minerva negli ultimi mesi, facciamo nostro l’invito di Umberto Eco e riconosciamo il ruolo storico, nell’occasione offerta da un anniversario, rivestito dal 2004: Mandrake nasce infatti esattamente 70 anni orsono (“orso no”, continua Word), così come Terry and the Pirates, Flash Gordon, Secret Agent X-9, Jungle Jim, Li’l Abner, Donald Duck (non nella forma disegnata, a dire il vero)… Nella speranza di non sbagliarmi, a memoria mi pare di aver citato personaggi apparsi nella prima volta nel 1934, e probabilmente me ne sfuggono ancora.

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Vedremo di essere all’altezza e di preparare acconcia celebrazione; intanto preparatevi ad un’ulteriore virata stilistica, ma soprattutto tecnologica, di Fucine Mute nei prossimi mesi.

Buone feste, anche se arriviamo alla conclusione di un anno del quale c’è ben poco da andar fieri. “Ladies and gentlemen, we got him”. Fa il paio con “questa è per Pearl Harbor” scritto sulla bomba atomica. Il mondo cambia, ma lo spirito è sempre quello della frontiera, fiero della propria grossolanità.