Incontriamo Patrice Leconte, presente al Verona Film Festival “Schermi d’amore” per ricevere il premio alla carriera “Riello per il cinema”. Fucine Mute lo ha intervistato insieme a “Quarto potere”, “CineCinemas” e “Italia Oggi”.

Domanda: Inizio subito chiedendo del film che inzierà a girare lunedì: ci racconta qualcosa?

Patrice Leconte (PL): è un film molto strano, inizia in modo simile ad un film di Hitchcock e poi diventa un film sentimentale, ma è un sentimentale insolito. Come spesso in altri miei film, mi pace mettere in scena l’incontro tra due persone che, nella vita reale, non si sarebbero mai incontrate: ne L’uomo del treno per esempio, l’incontro casuale nella farmacia tra il gangster ed il professore in pensione, che nella vita reale sarebbe stato impossibile immaginare. Il titolo del film è Confidenze troppo intime, con un incontro casuale dovuto al fatto che una donna bussa alla porta sbagliata.

Immagine articolo Fucine Mute

Domanda: è una tendenza del nuovo cinema francese questo mescolare il noir con i sentimenti?

PL: Non ho sicuramente la pretesa di organizzare le tendenze del cinema francese, io lavoro in modo più istintivo e non mi preoccupo di stabilire cosa fare e cosa non fare, non mi pongo queste domande. Io in realtà sono un po’ a parte rispetto a tanti altri cineasti francesi, che fanno film che io trovo interessanti, e che sono più grandi o più giovani di me. Della mia età non conosco nessuno.

Domanda: L’età dei protagonisti, gli attori scelti, le location… Cosa ci può dire sul film?

PL: Sandrine Bonaire eFabrice Luchini sono gli attori, il film sarà girato interamente in studio a Parigi, questo perché in realtà conservo dei ricordi molto belli di film che ho girato tutti in studio, in interni, come per esempio Il marito della parrucchiera e Mr. Hire . Come tutti i bambini viziati ho sempre voglia di fare l’esatto contrario di quello che ho fatto prima per cui il mio film precedente, appunto L’uomo del treno era girato in campagna e in esterni e invece adesso mi viene voglia di fare un film in studio. L’età dei protagonisti è l’età degli attori, lui un po’ meno dei cinquanta, lei trentacinque.

Domanda: Come sceglie gli attori che fa recitare nei suoi film?

PL: A volte mi capita di pensare agli attori prima ancora di scrivere la storia. Ad esempio L’uomo del treno, è stato scritto appositamente per Johnny Hallyway e Jean Rochefort. In realtà è stata proprio la loro personalità a dare un senso alla storia, mentre per quanto riguarda questo film che sto per iniziare, ho scritto la storia e poi ho pensato agli attori. Dipende.

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Domanda: Il personaggio interpretato da Luchini è simile al personaggio del film La lettrice per cui vi è un miscuglio di romanticismo e di pragmatismo?

PL: Credo che per Luchini sarà un personaggio nuovo rispetto a quelli che ha interpretato nella sua carriera, in quanto lui è normalmente un attore chiacchierone, molto estroverso, mentre qui lo metterò in una situazione in cui sta percorrendo una vita sui binari normali e ad un certo punto deraglia e non sa più che cosa fare.

Domanda: Qual è il rapporto tra il cinema francese e il melò?

PL: Che senso diamo alla parola melò, perché credo non sia lo stesso in Francia?

Domanda: In Italia è considerato come il romanticismo all’esasperazione…

PL: In Francia diamo una connotazione negativa al termine melò, in qualche modo peggiorativa, perché normalmente la si attribuisce ad una storia molto triste, che ha lo scopo di far piangere gli spettatori: la storia di due orfani, di ragazzi senza famiglia…, perché melò è melodrammatico.Credo che i cineasti francesi a volte manchino di sensibilità rispetto all’aspetto sentimentale, anche se non si possono fare delle generalizzazioni. Forse l’aspetto romantico è più caratteristico di un certo cinema latino.

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Domanda: Le piacciono i titoli alla Simenon. Cosa devono riuscire a comunicare al pubblico per convincerlo a pagare il biglietto e vedere il film?

PL: è difficile scegliere un titolo. C’è un caso per esempio di un mio film che nell’originale s’intitolava La Veuve de Saint-Pierre e in Italia invece è stato tradotto con L’amore che non muore, un titolo decisamente più bello. Io non sono molto forte nella scelta dei titoli, c’è però una costante: mi piace che i titoli siano come delle etichette sotto un quadro. Se un quadro rappresenta una ragazza con una sciarpa rossa, mi piace l’etichetta “ragazza con la sciarpa rossa” e non “sogno di primavera” o altri titoli diversi, ed infatti i titoli dei miei film sono un po’ così, L’uomo del treno e Il marito della parrucchiera.

Domanda: E Confidenze troppo intime?

PL: è un titolo che ha scelto lo sceneggiatore che a me piace moltoperché racconta già qualcosa del film. Tra l’altro già il termine “confidenza” contiene il fatto che si comunichi qualcosa, in più queste sono intime, troppo intime, per cui questo incuriosisce.

Domanda: Che ruolo ha la musica nei suoi film? La sceglie prima o dopo la lavorazione?

Immagine articolo Fucine MutePL: Ho sempre deciso la musica prima di iniziare le riprese. Nel prossimo film sarà molto particolare, tipo Philip Glass o Michael Nyman.

Domanda: Lei vuole seguire sempre  personalmente le inquadrature dei suoi film. Perché?

PL: Per controllare maggiormente il processo del film e mi stupisce che molti registi non se ne preoccupino.

Domanda: Si trova qui a Verona con sua moglie, per ritirare il premio alla carriera “Riello per il cinema”, ma anche per festeggiare trent’anni di matrimonio. Cosa ne dice?

PL: Il peggio è fatto!