Le porte del male, edito alla fine del 2002 da Alessandro Editore, è un classicissimo volume cartonato a colori di 46 pagine (in Francia pubblicato da Albin Michel). Come succede praticamente sempre con queste serie, si tratta solamente di un’avventura introduttiva ai personaggi di Oltremare, e la parte di storia raccontata finora è principalmente propedeutica agli sviluppi futuri, che ovviamente potremo vedere solo nelle prossime uscite.

L’idea alla base di Oltremare è originale e decisamente simpatica. Nell’ambientazione fantasy del pianeta Corin IV una forza di polizia “discreta” cerca di mantenere la pace fra i cinque Regni. Questa specie di parodia della CIA (l’Oltremare del titolo) si muove con tatto e discernimento ma il suo carattere più distintivo sembra quello di essere costituita da sole donne. Ne Le porte del male le due veterane Lady Arianne e Celine e la “recluta” Lucrezia svolgeranno un’indagine su un traffico di oggetti magici, fino a risalire all’origine stessa di questi artefatti ed a risvegliare loro malgrado una minaccia di proporzioni titaniche.

Dalla semplice lettura del volume si possono trarre alcune prime impressioni. Vincenzo Beretta, per cominciare, confeziona un soggetto decisamente interessante e non banale. Le prime 9 pagine, piuttosto didascaliche, non sono forse il migliore degli inizi ma con il procedere della narrazione la vicenda si fa sempre più avvincente. Ottimamente congegnati gli ammiccamenti ai giocatori di ruolo ed agli appassionati di fantasy, peccato solo che la cronologia degli avvenimenti sia poco chiara (la storia si svolge a metà degli eventi menzionati). Le protagoniste sono caratterizzate alla perfezione, recuperando ma al contempo aggiornando alcuni punti fermi del genere: Lady Arianne è una paladina elfa dallo zelo insopportabile, Celine è una scafata vagabonda dalla morale abbastanza flessibile e Lucrezia è una maga erudita ma al contempo un po’ svampita ed ingenua. Anche le situazioni stereotipate che spuntano ogni tanto (l’arrivo nei bassifondi, lo scontro con gli orchetti/krullg) si fanno leggere con piacere. È chiaro però che tutte queste considerazioni valgono se al lettore piace il genere fantasy. Chi non apprezza le storie di orchi, stregoni et similia probabilmente non perderà nemmeno il tempo di arrivare alla fine del volume.

Giancarlo Alessandrini, che non ha mai nascosto la sua passione per Möebius, dimostra con invidiabile maestria e scioltezza i suoi trent’anni di professionismo. La sintesi che opera (già ammirata in Anastasia Brown e, in parte, ne L’uomo di Mosca) è gradevole ed equilibrata e si adatta alla perfezione ad un soggetto che presenta una forte componente parodistica. Per quanto possa sembrare incredibile, il papà grafico di Martin Mystere è pure capace di personalizzare con pochi tratti ogni singola figura femminile. Per una volta, sulla colorazione al computer c’è poco da eccepire (mentre il lettering ogni tanto perde colpi) ma il passaggio dal monitor alla carta stampata ha creato qualche fastidio. Alcune tavole, soprattutto nella seconda metà del volume, soffrono infatti di una pessima resa “traballante” che sfalda il tratto in un insieme sgradevole di puntini e lineette. Magari non lo si nota subito, ma elementi come i capelli o le guglie degli edifici sono compromessi. Ed è un peccato, perché oltretutto Alessandrini sembra essersi divertito molto a disegnare questa storia (anche se gli elfi senza orecchie a punta sono un’eresia per i più oltranzisti…).

Immagine articolo Fucine MuteMa come può collocarsi Oltremare nel mercato francobelga? Alessandrini non è certo uno sconosciuto per i cugini d’oltralpe, visto che alcune sue opere sono già state tradotte sul suolo francese, e qualche anno fa realizzò (direttamente per la Bagheera) alcune avventure di Indiana Jones su testi di Claude Moliterni. La sintesi che noi italiani sappiamo essere stata raggiunta in anni di lavoro non dovrebbe venir scambiata quindi nemmeno in Francia per fretta o voglia di “tirar via” il disegno, ma qui sorge un altro problema. Benché inizialmente non lo si noti più di tanto, col procedere della storia si capisce con sempre maggior chiarezza che Oltremare è indirizzato ad un pubblico molto giovane. Non si tratta della vicenda in sé, assolutamente godibile e piacevole per chiunque ami il fantasy, ma di certe strizzatine d’occhio o scelte espressive (ad esempio, nella penultima tavola Lucrezia sviene e per mostrare che è fuori combattimento Alessandrini le disegna gli occhi chiusi come due crocette). E i kids francesi sicuramente non sono a conoscenza dell’evoluzione stilistica di Alessandrini da L’uomo di Chicago in poi. Il genere fantasy, inoltre, gode già da una decina d’anni di un buon successo nei paesi francofoni, dove però ha trovato come autori più rappresentativi sceneggiatori magniloquenti ed iperbolici e disegnatori dalla sicura presa spettacolare. Oltremare apparirà quindi una perla rara di indubbia raffinatezza e umiltà a confronto con le goliardiche e divertenti spacconate dell’universo di Arleston o con le serie dei vari Cailleteau, Froideval, Vatine e Ledroit.

Ma ovviamente è ancora presto per trarre auspici sul buon esito o meno di questa nuova saga. Tanto più che Beretta e Alessandrini hanno fatto talmente propri i canoni del fumetto francobelga da realizzare, come dicevamo in apertura, questo primo volume principalmente come presentazione dei personaggi ed antefatto delle vicende che si snoderanno per chissà quanti albi ancora. La serialità non è certo un difetto in sé, ma talvolta è veramente fastidioso capire di aver assistito solo a degli squarci di una vicenda più articolata che si svilupperà su molti volumi. In Francia è prassi comune che un unico arco narrativo si trascini anche oltre 10 anni prima di arrivare alla fine… Forse iniziare Oltremare con un paio di one shot (episodi singoli autoconclusivi) sarebbe stato più appagante per il lettore. Ma d’altra parte la fiducia accordata dall’Albin Michel ai due autori indica che il progetto si è dimostrato solido ed affidabile, e che potrà probabilmente reggere la lunga distanza.

In attesa di vedere come altri autori italiani affronteranno la bédé, possiamo comunque segnare un punto a favore della coppia Beretta-Alessandrini.